lunedì 6 aprile 2020

RECENSIONE: CALEB CAUDLE (Better Hurry Up)

CALEB CAUDLE  Better Hurry Up (Baldwin County Public Records, 2020)






Canta di libertà Caleb Caudle in Better Hurry Up, il suo ottavo disco in carriera. E mai come in questo momento sembra una parola chiave, basilare, oggi e per il nostro incerto futuro.
"Sono cresciuto ai piedi degli Appalachi, in particolare le montagne Sauratown della Contea di Stokes, nella Carolina del Nord. Ho trascorso molto tempo girovagando nei boschi inventando canzoni. A volte mia mamma trovava i miei scarabocchi sui tovaglioli nelle tasche dei miei jeans quando faceva il bucato" racconta, ricordando un'infanzia che stava già incanalandosi verso la musica. La scoperta di Bob Dylan fu poi il raggio illuminante da seguire.
E la libertà di viaggiare ha segnato la sua carriera. La vera svolta per la sua musica la incontrò a New Orleans dove sviluppò anche l'amore per il groove nero in una delle capitali mondiali del ritmo. Nel 2014, tornato nella sua Carolina Del Nord anche l'amore è a una svolta importante: conosce Lauren che risulterà determinante per vincere la sua battaglia contro l'alcolismo.
Con la sua compagna l'anno scorso si è spostato a Nashville (altra città dove la musica la incontri sull'uscio di casa) dove ha preso forma questo disco. Il disco è nato nella famosa Cabin che Johnny Cash fece costruire nel 1979, un posto magico, pieno di cimeli, che non può che fare bene a chiunque decida di entrarci. E così anche Better Hurry Up ne ha beneficiato.
Se poi aggiungiamo personaggi di primo piano della musica americana che vi hanno lavorato, questo rischia di diventare uno dei dischi di americana più importanti di questo periodo. John Jackson dei Jayhawks in produzione, e il famoso compagno di band Gary Louis come ospite sono già un buon lasciapassare verso i piani alti.
E poi ancora Pat Sansone (Wilco), Elizabeth Cook, Dennis Crouch, Russ Pahl, John Paul White e tanti altri, arricchiscono la lista nei credits.
Il suono nero e gospel di 'Better Hurry Up' , le chitarre spigolose di 'Call It A Day' , il folk di 'Regular Riot' e 'Front Porch', l'oscurità di 'Dirty Curtain', il country blues di Let's Get', il rock chitarristico di 'Monte Carlo' e 'Reach Down' che ricordano tanti John Mellencamp, la west coast country di 'Freelin' Free', il country pop di 'Wait A Minute', la ballata a tutta pedal steel di 'Bigger Oceans', mettono in fila lo straordinario e ampio range musicale di Caleb Caudle.







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