domenica 8 ottobre 2017

RECENSIONE: LEON RUSSELL (On A Distant Shore)


LEON RUSSELL  On A Distant Shore (Palmetto Records, 2017)





L’ultimo viaggio del Master Of Space and Time
Questa sta diventando una cattiva abitudine, ve lo dico. Quest’anno sono usciti molti dischi postumi, registrati dagli autori poco prima di morire: Chuck Berry e Gregg Allman svettano su tutti. L’anno scorso non fu da meno. Ora è arrivato il momento di Leon Russell che come Leonard Cohen nel suo ultimo album, nella title track che apre il disco, sembra anticipare, inconsapevolmente (o forse no), il suo futuro prossimo, preparando la strada al destino : “My poor heart sounds like a drum/On a mountain far away/I’m waiting here for my time to come/Can I keep the wolves at bay/These feelings are so dangerous/Like the fires of hell and more/No answers can be found/Bad news is at the door”, fino ad arrivare alla strofa che recita “Sounds like a funeral for some person here”.
ON A DISTANT SHORE fu portato a termine nel Novembre del 2016, pochi giorni prima della morte avvenuta il 13 Novembre. “Diceva che era il miglior disco che avesse mai registrato” così Jan Bridges, la moglie di Russell presenta il disco. Mark Lambert, il produttore, conferma e rilancia “è stato infaticabile fino alla fine. Nella canzone ‘Just Leaves and Grass,’ potete ascoltarlo mentre piange veramente. Non c'è nulla di falso. On A Distant Shore è un grande ritratto di Russell”. Tredici canzoni, tra cui tre suoi vecchi successi riletti (‘This Masquerade’, ‘Hummingbird’ e ‘A Song for You’), suonate all’antica maniera seguendo la grande tradizione dell’ American songbook, con l’obbiettivo di creare nuovi standard gravitanti intorno al jazz, al gospel e al blues (bella ‘Black And Blue’ con la chitarra di Ray Goren) il tutto con largo uso di arrangiamenti orchestrali che riempiono le canzoni, a volte fin troppo e a dismisura e una voce che a tratti pare stanca ma per questo ancora più vera e genuina. Ma a Russell perdono tutto. Se nel precedente LIFE JOURNEY rendeva omaggio a vecchi e veri standard e a canzoni di amici vari, qui segue la stessa identica strada inventandosi però qualcosa di nuovo scritto di suo pugno. A 74 anni non è stato per nulla facile, ma dopo UNION, lo straordinario album con Elton John, l’ispirazione sembrava essere ripartita. Questo è l’ultimo straordinario viaggio del Master Of Space and Time. Grazie di tutto.


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