giovedì 17 gennaio 2013

RECENSIONE: BACHI DA PIETRA (Quintale)

BACHI DA PIETRA  Quintale ( La Tempesta Dischi/Venus, 2013)

"Il posto è adesso e il tempo è qui, siam stati stupidi o forse solo soli, una vita da naufraghi inchiodati fissi ai nostri approdi..." da Mari Lontani. 
La musica dei Bachi Da Pietra è diventata pesante e inquietante come una pressa industriale arrugginita e di vecchia data lasciata incustodita, libera di muoversi, fuori controllo, verso il basso con tutta la sua pesante forza mentre piano piano si avvicina ai mal capitati ascoltatori, imprigionati nella fossa con gli occhi terrorizzati e spalancati all'insù.
Quello che visto da fuori poteva sembrare un progetto estemporaneo è, a tutti gli effetti, un nucleo massiccio e scalpitantemente vitale che ha tagliato l'importante traguardo del quinto disco in studio. Nati nel 2004 dall'unione di Giovanni Succi (Madrigali Magri) e Bruno Dorella (Ovo, Ronin ed ex Wolfango), il cammino dei Bachi Da Pietra non ha conosciuto ostacoli di sorta, mantenendo sempre vivo lo spirito del movimento, della indipendenza e libertà artistica. Il loro approccio primordiale alla materia musica, generato dalla scarna strumentazione (chitarra e batteria) con Quintale (titolo che ben si addice alla loro quinta opera dopo Il Terzo Tarlo e Quarzo)  diventa ancora più pesante, monolitico e asfissiante, toccando quella pesantezza hard rock sfiorata in passato ma non ancora così apertamente sviscerata come ora, ed in qualche modo anche lontani dal minimale blues del precedente Quarzo. A risentirne sono forse i testi che perdono la poeticità dei precedenti lavori, diventando più diretti, urlati, ermetici, forse più semplici ma mantenendo sempre intatta la cinica crudezza.
La musica dei Bachi Da Pietra avvolge, incolla, ferisce, provoca senza concedere troppe pause e riposi.
Il pesante vortice sludge di Haiti ha poco di solare; la rutilante Coleotteri ingabbia("sei libero coleottoro di essere come ti vogliono"); il lungo elenco di nomi famosi -e non- srotolati in Enigma  portano alla cacofonia finale; i versi quasi hip hop di Fessura ("...fa che riconosca me stesso e salvami la sete del meglio...") ne fanno una strana novità, portandomi addiritura alla mente i Casino Royale di metà carriera; il minaccioso treno Stoner di Paolo il Tarlo (con il sax ospite di Arrington De Dionyso) e Io Lo Vuole; la claustrofobica navigazione nella vita di Mari Lontani; i feedback iniziali di Sangue che si trasformano in pesanti riff di chitarra ("sangue sempre, venite gente, sangue sempre soprattutto per niente"); il testamento di Pensieri Parole Opere, fino ad arrivare là, dove  le acque si calmano nella teatralità  di Dio Del Suolo e Ma Anche No ("...anche il muschio sogna...) che risvegliano i loro (nostri) inquietanti paesaggi naturali, popolati da pietre, natura selvaggia e insetti. Tregua.
"La qualità audio di questo brano è molto scarsa...per la registrazione non abbiamo seviziato alcun fonico.E' stato registrato con un telefono e non ci è costato niente. A parte il telefono" introduce BARATTO@BACHIDAPIETRA.COM, (presente solo in digital download), puro gioco e provocazione a sacrosanta difesa del personale operato di musicisti.  
Prodotto e registrato totalmente in analogico senza passaggi in digitale da Giulio "Ragno" Favero (Il Teatro Degli Orrori) anche chitarra in Fessura, Quintale potrà far storcere il naso ad alcuni vecchi fan del gruppo, ma più onestamente credo sia solo un'altra tappa, diversa e forse più abbordabile(?), di un gruppo che non ha ancora conosciuto cali di malsana ispirazione.
Pensieri, Parole, Opere...Rock'n'Roll.

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