domenica 3 febbraio 2019

STEVE FORBERT live@Chiari (BS), 2 Febbraio 2019







STEVE FORBERT live@Chiari (BS), 2 Febbraio 2019

 “Nel disco suono la mia musica”. Fu più o meno la frase che un ventiquattrenne  ma già deciso Steve Forbert disse ai signori incravattati della Epic quando nel 1978 si guadagnò un contratto discografico per il suo debutto Alive On Arrival. Era un ragazzo carico di speranze proveniente dal lontano Mississippi che a New York cercò e trovò la sua strada tra le strade del Greenwich village e le stanze del CBGB. Ieri sera mi è capitato spesso di guardare la sua faccia, e dietro agli inevitabili segni del tempo vederci ancora quella ritratta nelle copertine dei suoi primi tre dischi: la stessa espressione e due occhi che sembrano non mentire sulla determinazione ma anche sulla romantica bontà delle sue canzoni.
Fuori dal salone Marchetti di Chiari, messo a disposizione dall'associazione ADMR, diluvia, dentro Forbert snocciola la sua carriera con il mestiere del folksinger navigato dove le due anime contrastanti vengono bene in evidenza: il suo modo di suonare la chitarra acustica, così sgraziato e impetuoso tanto da mandare all'aria le corde a ogni fine canzone ( accorda la chitarra prima di ogni canzone, inganna il tempo perso con qualche battuta), i potenti battiti dello stivale sulla stomp box, il soffio deciso sull’armonica, contrastano con i quadri poetici delle canzoni, caricate di ritornelli spesso facili (che cerca di far cantare anche a noi come su ‘All I Nedd To Do- JESSICA’) e ombre nostalgiche ('Tonight I Feel So Far Away From Home') e malinconiche che si allungano tra marciapiedi lontani e delicati petali di rose. Il mio debole per alcune ballate del suo debutto è stato appagato. Anche una bella ‘I’m An Automobile’ dal sempre dimenticato terzo disco Little Stevie Orbit . Partendo dall’iniziale ‘Thinkin’ fino a ‘Romeo’ s Tune’ (accompagnato dal bravo Paolo Ercoli alla dobro, ma anche mandolino, che ha arricchito di sfumature la seconda parte di concerto), le due canzoni capaci di fargli guadagnare un po’ di notorietà a inizio carriera, in mezzo ci mostra quanto il suo folk sia in verità anche figlio del blues della terra natia (bella ‘What Kinda Guy? ‘), ma soprattutto ci mostra la ritrovata serenità dopo l'ultima battaglia vinta contro la malattia ben testimoniata dall’ ultimo disco

The Magic Tree, infarcito di ottime canzoni raccolte nel tempo ('The Magic Tree', 'Let' s Get High') e dall’autobiografia che lo accompagna. E questa è la cosa più bella. Una nota di merito anche per i due fratelli bresciani Corvaglia che sotto il nome Crowsroads hanno aperto il concerto e di cui ho già avuto modo di parlare in altre occasioni. (Recensione: THE CROWSROADS-Reels 2016)
 Faranno sicuramente strada. Forse non hanno scelto la via più semplice da percorrere per dei ventenni catapultati alla ribalta musicale in questi anni duemila, ma sicuramente la più appagante e la bella storia artistica di Forbert, sicuramente non bagnata dal grande successo ma dall'onestà é certamente un buon esempio da seguire. Bella serata.







The CrowsRoads



RECENSIONE: STEVE FORBERT-The Magic Tree (2018)


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