giovedì 23 giugno 2011

RECENSIONE: NEIL YOUNG(A Treasure)

NEIL YOUNG A Treasure ( Reprise records,2011)


Quella di Young sembra una corsa contro il tempo. La voglia di far uscire tutto il materiale composto in cinquant'anni di carriera è tanta e sembra non seguire nessuna regola di classificazione, bellezza e cronologia. Con l'artista canadese ormai siamo abituati: tutto è possibile. Da alcuni anni stiamo assistendo ad un alternarsi continuo di uscite, tra nuovi lavori, vecchie canzoni inedite e performance live. Dopo la prima mastodontica parte degli archivi e lo spiazzante nuovo Le Noise dello scorso anno , quest'anno è la volta di una raccolta live risalente al periodo 1984/1985 che ha moltissimi punti di interesse e una canzone "tesoro" che da sola vale l'acquisto.
Già nel 1972 il buon Neil ci chiedeva Are you ready fo the Country? Da quella domanda/canzone ai concerti qui registrati sono passati dodici anni. Anni che lo hanno visto salire nell'olimpo dei cantautori e nei primi anni ottanta anche cadere vertiginosamente, fautore del prorio male. Vicende intime e personali, beghe con la casa discografica e voglia di sperimentare l'hanno portato nel giro di soli pochi mesi dalla celebrazione del punk (alla sua maniera) in un disco capolavoro come Rust never sleeps alle poche idee dell'hard rock di Re-ac-tor (1981), all'artificiosità di computer e sintetizzatori in Trans (1983) fino al poco convincente e tirato per i capelli ritorno alle origini nel rockabilly di Everybody's Rockin' (1983) e nel country di Old Ways (1985).
Proprio da quest'ultimo disco bisogna partire per parlare di questa raccolta live, A Treasure.
"Old Ways", registrato a Nashville, è la risposta a quella domanda fatta nel lontano 1972. Una risposta che però lasciò l'amaro in bocca. La voglia del canadese di tornare al country cozza contro l'eccesiva pulizia del suono che usciva dalle canzoni, evidentemente troppo lavorate in studio di registrazione e che perdevano l'aspetto ruspante delle tipiche ballate country che Young aveva sempre dato alle sue passate composizioni.
Canzoni già provate nei live con il gruppo che lo accompagnava in quegli anni, gli International Harvesters, e che sopra ad un palco suonavano giuste così come dovevano suonare. Non stupisce, quindi, che Neil Young al ritrovamento delle bobine contenenti le registrazioni di quei concerti abbia esclamato: "è un tesoro(a treasure)".
Da Old Ways spuntano Get back to the country e Bound for Glory che grazie a professionisti della country music come gli International Harvester si riappropriano della grezza esecuzione live che la registrazione in studio tendeva a smorzare riducendone le potenzialità.
Si arrichiscono di calore anche canzoni come Motor City e Southern Pacific, tutte e due tratte da "Re-Ac-Tor" , il violino di Rufus Thibodeaux, il piano di Spooner Oldhman e la slide di Ben "Long Grain" Keith regalano a Young il suono che in quel determinato periodo stava cercando, un pò per ripicca verso la sua casa discografica, poco contenta dei suoi precedenti dischi e sicuramente per tornare al suono di dischi come "Comes a time", summa del country-pensiero del canadese.
A Treasure contiene cinque canzoni mai apparse prima in nessun disco di Young. Amber Jean che apre il disco fu scritta per la figlia appena nata dal suo rapporto con compagna Pegy. Le altre sono il country-walzer guidato dal violino Let your fingers do the walking, il blues di Soul of a woman, Nothing is perfect e la gemma Grey Riders.
Grey Riders è un piccolo capolavoro rimasto nascosto per troppo tempo, una cavalcata country- elettrica, come se gli International Harvesters incontrassero il garage-rock dei Crazy Horse, con la chitarra elettrica di Young che torna a ruggire, impazzando lungo tutta la canzone.

Completano il set, una bella e tirata Are you ready for the country? e l'esecuzione di Flying on the ground is wrong ripresa dal primo omonimo disco dei Buffalo Springfield.
La sbornia country continuò ancora dopo questa serie di concerti con l'organizzazione insieme a Willie Nelson e John Mellencamp del primo Farm Aid, sorta di festival nato per raccogliere fondi da dare alle famiglie dei contadini americani colpiti da una forte crisi economica. Il Farm Aid sopravvive ancora oggi, mentre Neil Young dal 1986 con l'album "Landing on Water" cambiò nuovamente faccia, facendo uscire due tra i suoi peggiori e discutibili dischi (sono certo che attingendo dagli archivi, Young riuscirà a rivalutare anche questo suo periodo artistico).
A opera finita, l'unica recriminazione su questi tesori potrebbe essere la mancata possibilità di aggiungere altre canzoni alle dodici qua presenti (durante quei tour vennero riletti anche tanti suoi classici), ma certamente anche queste compariranno nei prossimi capitoli dei suoi infiniti, mirabolanti e magici archivi.




1 commento:

  1. ciao Enzo, più o meno abbiamo sottolineato le stesse cose, penso che i pro e contro di dischi come questo siano subito evidenti (cioè se si conosce un po' il contesto younghiano).

    ps. ho segnalato la tua rece tra la (scarsa) rassegna stampa italiana nelle news del sito Rockinfreeworld: http://csnyrockinfreeworld.blogspot.com/

    keep on bloggin'

    RispondiElimina