Ve lo immaginate NEIL YOUNG alle prese con la registrazione di questo disco? No, non sopra ad un palco per l’ennesimo concerto. Quella è la consueta routine d’artista con la valigia sempre pronta e i tour con i giovani PROMISE OF THE REAL (i figli di Willie Nelson e soci) lo hanno pure rivitalizzato. Ancora una volta. L’ennesima. Quella è la parte normale. Sto parlando dei rumori e suoni che ha disseminato qua e là, durante i quasi cento minuti (13 canzoni , 2 Cd) di registrazioni live, come fossero sementi da piantare ad una terra malata e agonizzante.
Immagino il giorno che uscì dal Broken Arrow Ranch, di mattina presto per farvi ritorno a tarda notte: mise in moto, a fatica, una delle vecchie auto parcheggiate nel personale Feelgood’s Garage-facciamo l’adorata Buick Roadmaster Sedanet detta “Black queen” del 1947 (l’ho scelta dal suo libro Special deluxe, c’è vasta scelta)-caricò due vecchi microfoni per registrazioni ambientali e un registratore a nastro e poi via alla ricerca di suoni e rumori da aggiungere alle canzoni già catturate live. Forse non sarà stato così ma lo voglio pensare e immaginarmelo dentro a pollai recintati per raccogliere il saluto mattiniero di galli e galline, alveari di api ronzanti, sulle rive di un lago per catturare i versi di anatre, grilli, corvi e rane, in alta montagna per ruscelli di acqua fresca e in verdi pascoli per cavalli e mucche, sulla spiaggia per le onde dell'oceano, poi via verso i rumori più molesti (sirene e clacson) delle affollate città, stazioni ferroviarie, ma anche le campane dei campanili che non ci stanno mai male. Tutto con in testa l’ingenua idea di creare un concept album dedicato a madre natura, ai pericoli, al futuro (se non è testarda coerenza questa?), la stessa signora natura che usciva ed esce un po’ meno giovane e ancora più malandata anche qui, perché ‘After The Gold Rush’ suonata al pianoforte c’è ed è sempre un bel ascoltare. “Look at Mother Nature On The Run, In The Nineteen Seventies” cantava già nel 1970 e canta pure oggi. Scaletta bizzarra - e coraggiosa - dove insieme all’unico inedito, la tirata rock di ‘Seed Justice’, trovano posto ‘Vampire Blues’ da ON THE BEACH, ‘My Country Home’ e i torrenziali ventotto minuti di ‘Love And Only Love’ da RAGGED GLORY, alcuni estratti dal disco "attacco alla Monsanto" dello scorso anno con i Promise Of The Real (‘The Monsanto Years’, ‘Big Box’, ‘People Want To Hear About Love’, ‘Wolf Moon’) e alcune sorprese come ‘Western Hero’ da SLEEPS WITH ANGELS e una rumorosa ‘Hippie Dream’ da LANDING ON WATER (1986), originariamente scritta per David Crosby e poi estesa a tutte le vittime degli eccessi, di ogni natura. Un disco fiume che vive di tanti momenti elettrici ma anche di respiri agresti come ‘Human Highway’ e ‘Wolf Moon’ o l’immancabile organo a pompa che apre in ‘Mother Earth’.
Un live album ufficiale che mancava dal lontano 2000 (ROAD ROCK), escludendo tutti quelli usciti dall’archivio. Un live album atipico, però. Se molti si vantano di non aver aggiunto sovraincisioni nei loro dischi dal vivo, Young si vanta, come un ragazzino spavaldo, del contrario: oltre a tutti i suoni aggiunti, in ‘People want To Hear About Love’ ci mette la voce nera di D.R.A.M. e la tromba di Nico Segal.
"So quello che voglio e non accetto altro. Mi sento bene. So che posso ancora continuare. Non c'è nessun motivo per non continuare, perché riesco ancora a vedere dove sto andando. Non lo vedo chiaramente, ma so che è là fuori" racconta in una recente intervista a Uncut.
Ora vado, la Black Queen è arrivata sotto casa e a Neil non so mai dire no, anche quando non ci dice nulla di nuovo ma ci ripete fino alla nausea l'ennesima lezione. Eccomi!
RECENSIONE: NEIL YOUNG-A Treasure (2011)
RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE- Americana (2012)
RECENSIONE: NEIL YOUNG & CRAZY HORSE-Psychedelic Pill (2012)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Live At The Cellar Door (2013)
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NEIL YOUNG & CRAZY HORSE live @ Barolo, 21 Luglio 2014
RECENSIONE: NEIL YOUNG + PROMISE OF THE REAL-The Monsanto Years (2015)
RECENSIONE: NEIL YOUNG-Bluenote Cafè (2015)