lunedì 6 giugno 2016

REPORT LIVE: GRAHAM NASH live@Teatro Sociale COMO, 3 Giugno 2016

Usciti dallo splendido Teatro Sociale di Como, la pioggia continua a scendere, è pure calata un po' di nebbia e sembra più autunno che Giugno, ci rifugiamo dentro a un piccolo e accogliente pub, uno dei più antichi dentro alle mura che circondano la città sul lago. Cerchiamo un tavolo e lo troviamo a  fatica, è pieno di ragazzi ed è pur sempre venerdì sera, e il loro primo pensiero non è certamente il concerto di Graham Nash appena concluso. Una signora, lei sì più anziana di noi, è seduta ad un altro tavolo con il marito, era al concerto come noi, ma sembra aver gradito poco: "bravo Nash, ma quanta tristezza in quelle canzoni! Solo nel finale mi sono divertita!". Non rispondo, se non dentro di me: "Ma come? Sono uscito da quel teatro pieno di gioia di vivere! O quella signora non è stata veramente al concerto, o non ha percepito l'atmosfera magica che vi aleggiava. Ma c'è una terza ipotesi: potrei essere troppo ottimista io." No, fermi: l'ultima la scarto immediatamente.
Io ho visto solo gioia, entusiasmo e voglia di vivere e me le sto trascinando ancora dietro, a tre giorni dal concerto. Proprio ora mentre sto scrivendo.
Piacere iniziato fin da subito con l'entrata in scena di Graham Nash, a piedi scalzi sopra all'intimo angolo preparato a centro palco, fatto di soli tappeti e candele, e quell'apertura dedicata al suo passato più remoto: Bus Stop (il loro più grande successo) e King Midas In Reverse della sua prima band The Hollies, nata a Manchester negli anni sessanta inseguendo cìò che usciva dalle radio dell'epoca, Everly Brothers in primis. Passarono pure al Festival di Sanremo nel 1967 accompagnando Mino Reitano, ma pochi se ne accorsero.
Vivacità proseguita nel seguire il percorso tracciato con il suo ultimo disco THIS PATH TONIGHT (splendida la title track), uscito dopo quattordici anni di assenza discografica da solista, che guarda al passato (Golden Days) ma che sa affrontare bene il presente (Myself At Last) e il futuro, segnati fortemente dal matrimonio naufragato dopo 38 anni con Susan Sennett e dalla nuova relazione con Amy Grantham, una donna molto più giovane che sembra aver fatto bene anche al lato artistico di Nash.
Curiosità nel rivedere Shane Fontayne, anche lui inglese emigrato negli USA, chitarrista che avevo lasciato per l'ultima volta in quella Pasqua piovosa del 1993 allo stadio Bentegodi di Verona quando accompagnò in tour Bruce Springsteen, allora orfano della E Street Band. Lo lasciai con i capelli ricci, neri e lunghi, lo ritrovo con i capelli corti e brizzolati ma sempre bravissimo alla chitarra e ai cori. Una spalla (anche produttore dell'ultimo disco) ideale e affidabile come pochi.
Stupore nell'ascoltare con quale classe Nash (voce ancora cristallina) riesce a dare una seconda vita anche ad un disco di CSN, inutile fin dalla brutta copertina, come LIVE IT UP uscito nel 1990. House Of Broken Dreams, che leggenda vuole ispirata dall'amico David Gilmour, arriva da lì e non sfigura affatto in mezzo a tanti successi. Comunque su quel disco c'erano almeno un altro paio di buone canzoni scritte dai compagni di sempre.
Estasiato nel sentire quanto Wasted On The Way, scritta nel 1980 ricordando tutto il tempo e le tante opportunità che CSN persero in favore di altri effimeri piaceri, sia la canzone che questa sera suona più west coast anni 70 di tutte.
Dolcezza nel sentire le dediche fatte a Levon Helm (la nuova Back Home) e soprattutto a Joni Mitchell (Simple Man, I Used To Be A King), donna, artista e amante fondamentale nella carriera di Nash. Senza di lei non ci sarebbe stato lo sbarco definitivo negli States, e forse nulla di quello che abbiamo ascoltato in questo concerto. "La sua bellezza era un dono quasi altrettanto grande quanto il suo talento e io ero stato risucchiato nella sua orbita, ammaliato fin dal primo istante" scrive Nash nell' autobiografia Wild Tales.
Beatitudine nel sentire Cathedral per l'ennesima volta, e ti sembra di volare sopra la cattedrale di Winchester e perderti tra le rocce di Stonehenge. Canzone composta sotto il pesante effetto di acidi e capolavoro assoluto e inarrivabile della sua carriera. Uscì nel 1977 insieme ad altre magnifiche canzoni (purtroppo assenti stasera) come Cold Rain,  e Carried Away  in quel disco targato CSN con barca in copertina, spesso dimenticato ma che per molti aspetti rappresenta il vero vertice compositivo del trio.
Piacere nel sentire due canzoni (Immigration Man e Wind On Water) estratte dai primi due dischi usciti a nome Crosby & Nash. Anche se l'amicizia così ben raccontata nell' autobiografia, oggi sembra vivere uno dei peggiori periodi di sempre. Mai più Crosby, Stills & Nash? Sembra sia proprio così.
Ho percepito il focoso brio in quello spirito battagliero da vecchio hippie che non si è ancora affievolito dopo tanti anni. L'esecuzione di Chicago al piano, protest song per eccellenza, è stata un buono spunto per metterci in guardia sull'imminente pericolo chiamato Donald Trump.
Insomma, potrei continuare con il finale che è tanto piaciuto alla signora seduta al pub ma credo che possa bastare tutto questo (ho perfino lasciato fuori, volutamente, le canzoni di CSN seduti nel divano e Deja Vu) per capire quanta vita si sia adagiata tra le poltroncine rosse del teatro in questa magica serata.
Gioia, vivacità, brio, curiosità, stupore, piacere, beatitudine non sono parole che associo alla tristezza.
Se ancora non siete convinti: ascoltate l'ispirato THIS PATH TONIGHT, il sentiero di un uomo che, a settantaquattro anni,  sta ancora correndo, a piedi rigorosamente scalzi, verso nuove mete di vita.

qui altre FOTO

SETLIST
Bus Stop / King Midas In Reverse / Marrakesh Express / I Used To Be A king / Immigration Man / Sleep Song / This Path Tonight / Myself At Last / Wind On Water / Wasted On The Way / Simple Man / Taken At All / House Of Broken Dreams / Mississippi Burning / Back Home / Golden Days / Cathedral / Our House / Chicago / Blackbird / Teach Your Children
 


 

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