martedì 14 giugno 2016

FIGURINE (con quella faccia... un po' Rock): #5.GIANFRANCO ZIGONI & #6.ORLANDO PEREIRA


#5. “Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo”, dicevano i tifosi del Verona riferendosi a GIANFRANCO ZIGONI. Tra le righe bianche dei campi da calcio si potevano ancora leggere poesie: surreali, folli, maledette, passionali, anche comiche. Erano gli anni settanta (1975/76), quando assistendo ud una partita di serie A seduto in tribuna o in piedi in curva, potevi ammutolire dallo stupore di fronte ad un calciatore con cappello da cow boy e pelliccia che seguiva le linee bianche della follia che lo portavano ad accomodarsi in panchina. Lui era ZIGONI, detto “Zigo”, classe ’44, mancina e possente ala sinistra del Verona (ma anche Juventus, Genoa e Roma) che in segno di sdegno e protesta verso il suo allenatore Valcareggi, che quel giorno decise di non farlo giocare, si conciò in quel modo e così vi rimase per tutta la durata della partita. “Era come se il Brasile lasciasse fuori Pelè” dirà con la sua solita “gradassa” autostima da buon veneto con il bicchiere di frizzantino sempre in mano e bello fresco da mandar giù . Ma è solo uno dei tanti episodi di un calciatore fuori da ogni schema stabilito: uno che andava in ritiro con la pistola nel fodero come un pistolero del vecchio west (“la mano sinistra di Dio”, si autodefinì) e passava le nottate pre-partita a sparare ai lampioni fuori dalla stanza d’albergo, uno che sfruttava i compagni di stanza più giovani come schiavi alla corte del re, chiedere dettagli al povero Francesco Guidolin, attuale allenatore dell’Udinese…oppure in giro per locali a caccia di donne e sesso invece di stare chiuso nei famigerati ritiri che ai suoi occhi avevano tutte le connotazioni di prigioni per anime libere. Per non parlare di quegli arbitri e guardalinee additati come nemici pubblici numeri uno e la serie infinita di giornate di squalifica che ne conseguirono, l’amore per il vino Raboso, Bob Dylan e Fabrizio De Andrè, le corse in macchina a 200 km/h con incidenti annessi. Tutto e di più raccontato nel libro “Dio Zigo pensaci tu” che scrisse, qualche anno fa, insieme a Ezio Vendrame (altro bel personaggio), una carrellata di episodi che sembrano arrivare da un’altra epoca tanto sono folli, ingenui e caserecci, così lontani dal calcio “finto” e costruito di oggi.
“Nel mondo di grandi siamo in tre, credo: io, Vendrame e Che Guevara…poi il più grande, Dio”. Disse Zigoni, aggiungendo un “credo” di troppo, credo. (EC)
 
 
 
#6. ORLANDO PEREIRA con quel look da menestrello medievale o se preferite da Ian Anderson (Jethro Tull) periodo “Songs From The Woods”, che poi è quasi la stessa cosa, passò in Italia veloce come un frecciarossa in un giorno senza scioperi, lui che in campo guidava la difesa con passo lento, troppo lento per il nostro campionato. Difensore brasiliano, “lungagnone” (m 1,84 , kg 71 dice l’album pan...ini 1981/82), con un curriculum vitae non propriamente esaltante ma da buon gregario difensivo: dal 1970 militò nel Santos, Coritiba e America RJ, fino ad arrivare al suo passaggio al Vasco Da Gama nel 1977, vi rimase fino al 1981 e vinse uno scudetto. Anche in nazionale la sua carriera non fu delle più felici, solo 7 le presenze, prima del mondiale argentino del 1978.
A Udine arrivò alla “veneranda” età di 32 anni, non si sa bene come e perchè, nella stagione 1981/82 proveniente da quel Vasco Da Gama dove fu compagno del mitico Roberto Dinamite, la cui potenza del tiro è tutta celata nel nome. In Friuli trovò ad attenderlo l’allenatore Enzo Ferrari, reduce dal successo nel campionato primavera, alla prima esperienza in massima divisione e che qualche anno dopo fu il primo allenatore italiano ad espatriare all’estero (in Spagna nel Real Saragozza) , e Franco Causio, il nuovo prestigioso acquisto prelevato dalla Juventus e primo tassello di una “squadra dei sogni” che arriverà.
Il povero Orlando morirà giovanissimo a soli 49 anni. Una fine triste quasi come lo sguardo in questa figurina: soffriva di labirintite, ed uno giorno del 1998 mentre era in ritiro con la squadra giovanile del Vasco Da Gama, di cui diventò allenatore, scivolò nella stanza d’albergo, provocandosi la frattura della quinta vertebra della colonna, rimase paralizzato e morì un anno dopo a seguito di complicazioni cardiache.
Il brasiliano aprirà le porte a tanti altri suoi connazionali. Quando finì la stagione 1981/82 che l’Udinese concluse all’ottavo posto con 26 punti , Orlando pur avendo totalizzato 29 presenze (tra i più presenti), in Giugno lasciò l’Italia e qualche striscia di simpatia, proprio mentre nel campionato mondiale di Spagna ‘82, la squadra brasiliana metteva in vetrina i suoi campioni migliori che presto sarebbero sbarcati da noi. Da Edinho che l’anno dopo ne prese il posto al centro della difesa friulana, fino a Zico che in Friuli lasciò ben altri ricordi calcistici, entrando nel mito. (EC)
 

 

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