SLICK STEVE & THE GANGSTERS On Parade (Go Down Records, 2015)
Il primo consiglio che vi lascio è: se vi capitano sotto il naso, non fateveli sfuggire dal vivo. Uno degli spettacoli musicali più completi in cui potete imbattervi in Italia. La giovane band bresciana guidata dal funambolico Stephen Hogan (un piccolo Tom Waits laureato in prestidigitazione) dimostra di non essere da meno anche in studio, e dal cilindro di questo secondo disco esce tutto l’amore per il vecchio rockabilly ’50, il blues, il country e i personaggi meno convenzionali e più bizzarri. Da Classix!
Mare salato
L’ultima onda è di quelle devastanti, con la forza di spazzare via tutto. I bresciani incidono il secondo album (il primo RED SISTERS nel 2008, in mezzo: l’ancora fresco EP) nell’apnea di un trip circolare, diretto e senza fronzoli dove i primordiali Black Sabbath e lo Stoner ’90 trovano spesso la via delle divagazioni lisergiche. Ma mentre esce il disco e la formazione si stabilizza intorno ad Andrea Van Cleef, Helgast, Giorgio Fnool e Lady Cortez , un altro cerchio si chiude: la band, a sorpresa, ci saluta. Avete tempo fino a Novembre (2015, tempo scaduto!) per vederli dal vivo. Le onde, purtroppo, vanno e vengono… Enzo Curelli 8 da Classic Rock
THEE JONES BONES Cheers! (AUTOPRODUZIONE, 2015)
Se l’Italia fosse il paese rock che non è, la band bresciana, attiva da più di un decennio, tirerebbe le fila del movimento. Dei cavalli di razza, quelli vecchi e affidabili che non faresti mai abbattere: puro rock’n’roll come se gli Stones ’70 avessero in mano un biglietto di sola andata per gli States. Tutto buono e vintage a partire dalla confezione. Da Classic Rock
IL SINDACO Come I Cani Davanti Al Mare (LAVORARE STANCA/AUDIOGLOBE, 2015)
Dopo le prime note di Maciste, pare che nel secondo disco de Il Sindaco (il bresciano Fabio Dondelli) si nasconda un omaggio a Lucio Dalla. C’è molto altro. E’ l’unione tra il cantautorato italiano a cui Dondelli lima gli spigoli in favore di semplicità e fervore pop, e il roots americano: tra desert folk e country. Ad accompagnarlo i vecchi amici Annie Hall. Da Classic Rock
THE UNION FREEGO In Null Komma Nichts (2015)
Non ho mai capito come funzioni il marketing discografico. Oddio, un'idea ce l'avrei pure, ma...non importa. Mi interessa, invece, capire perché questo disco non stia girando come dovrebbe tra gli appassionati di musica. Buona musica. Non so se per pigrizia, modestia o falsa modestia degli autori, ma sto riscontrando l'assenza della dovuta pubblicità. Oppure la colpa è semplicemente di noi che stiamo intorno e non cogliamo qualche messaggio nascosto, ma...nuovamente, non importa. Per cui mi prendo le mie responsabilità e faccio lo sporco lavoro (comunque bellissimo): se amate il classic rock americano, quello che nasce dal vecchio folk più oscuro e sporco, incontra prima Bob Dylan sulla propria strada, la parte visionaria e psichedelica di fine sessanta, poi la west coast californiana e più malata dei '70 e la vecchia old black di Neil Young che allunga sulle curve a gomito, sfiora il Paisley underground degli anni ottanta, l'alt country recente di Uncle Tupelo e Wilco, quello più recente ancora di Okkervil River e Decemberists e finisce la sua corsa alzando la polvere dei dei deserti dell'Arizona (Calexico, Giant Sand) e anche po' più a sud, cercate il secondo disco della band bresciana [continua a leggere]