COUNTING CROWS Butter Miracle, The Complete Sweets! (BMG, 2025)
il più classico dei ritorni
L' abitudine, la moda, la necessità di far uscire Ep di pochi pezzi con me non ha mai attecchito troppo. Mi sono perso tante uscite di tanti artisti costruite in questo modo. Così anche per i Counting Crows che quattro anni fa fecero uscire quattro nuove canzoni a distanza di sette anni dall'ultima uscita discografica, mi persi quelle canzoni. Come se non fossero mai veramente uscite. Sì ok, se non compro il supporto fisico, difficilmente ci torno su una seconda volta. Fortunatamente oggi è uscito Butter Miracle The Complete Sweets! che riprende quei quattro brani, a cui ne aggiungono cinque nuovi facendolo diventare a tutti gli effetti il vero successore del precedente Somewhere Under Wonderland.
Un ritorno all'urgenza espressiva, ben in evidenza fin dall'apertura 'With Love, From A-Z', rock blues su cui Adam Duritz scolpisce l'autobiografico testo che i chitarristi David Bryson, Dan Vickrey e David A. Immergluck rendono teso e vibrante il giusto.
"È strutturata come una canzone folk. Ma non volevo che fosse una canzone con la chitarra acustica" ha raccontato Duritz.
Momenti rock come 'Spaceman In Tulsa', la quintessenza del loro suono che pare uscire dai novanta ("parla di gente traumatizzata che trova un posto nel mondo grazie al rock o a qualche altra forma d’arte. In un certo senso è una celebrazione, dice che puoi sopravvivere e stare bene anche se vieni da un brutto posto"), anche più energici del solito come succede in 'Boxcars' con il suo riff dal piglio hard glam che si alternano a ballate come 'Virginia Through The Rain' con il pianoforte di Charles Gillingham a prendersi la scena e condurre il gioco. Nell'ariosa 'Under The Aurora' compare una sezione d'archi di memeroia beatlesiana mentre Duritz ci invita ad osservare il mondo da un'angolazione diversa: in fondo molte i queste nove canzoni sono nate durante la pandemia.
La seconda parte del disco, quella già conosciuta (ma riveduta e corretta), è a tutti gli effetti una lunga suite di quasi venti minuti che porta alla finale 'Bobby And The Rat-Kings' dove Duritz gioca a fare lo Springsteen, e la band lo asseconda dividendosi tra la E Street Band periodo The Wild The Innocent And The E Street Shuffle e gli Who di Next's Who, riferimenti palesi e dichiarati. Tra omaggio e continuità con un modo di intendere il rock che sa ancora di antica classicità nel suono compatto della band e nei testi narrativi di Duritz.
Pur nato in due periodi diversi e distanti anni tra loro, è un disco che viaggia bene, dai toni caldi e avvolgenti, buona scusa per caricare ancora una volta valige e strumenti e ripartire in tour, dove non deludono mai.