sabato 29 luglio 2023

RECENSIONE: NILS LOFGREN (Mountains)

 NILS LOFGREN  Mountains (Cattle Track Road Records, 2023)


gregario di lusso




"Queste canzoni nascono tutte da emozioni crude. Mi sono  permesso di condividere le mie paure e la mia rabbia, il mio amore e la mia speranza, di essere aperto su ciò che stavo vivendo senza analizzare eccessivamente o modificarne la vita" così Nils Lofgren racconta il suo nuovo disco di dieci canzoni, uscito un po' a sorpresa dopo il buon disco All Roads Lead Home con i restanti Crazy Horse Billy Talbot e Ralph Molina e a quattro anni dal precedente Blue With You dove a risaltare erano alcune canzoni scritte con Lou Reed nei fine anni settanta mai apparse prima.

Lofgren che vanta una carriera strabiliante all'ombra dei grandi, contribuendo alla fortuna di due delle più grandi rock band americane: i primi Crazy Horse e la seconda incarnazione della E Street Band, quella che iniziò a frequentare i grandi stadi. Entrato quasi per caso, è in pianta stabile nella E Street Band dal 1984, non ne è più uscito, ed ora ne è un senatore tanto quanto i "vecchi" Van Zandt, Tallent, Bittan e Weinberg.

Carriera decollata  appena diciassettenne (prima ancora ci furono i Grin) come pianista e chitarrista di Neil Young e lasciando i suoi contributi sugli imperdibili After the Goldrush(1970), Tonight's the Night(1975) e poi su Trans(1982). E recentemente quando è ritornato in sella al cavallo sostituendo Poncho Sampedro negli ultimi dischi usciti a nome Neil Young and Crazy Horse.

La carriera di Lofgren è anche piena di tantissimi dischi solisti, spesso dimenticati (alcuni nel cesto degli usati si trovano frequentemente, e i primi due sono sicuramente da avere) e questo Mountains ne conferma la bontà di strumentista, mentre la voce rimane il suo punto debole ma non così tanto da inficiare il risultato finale.

Un disco che mischia il politico e il privato: se con il rock  dell'iniziale 'Ain't The Truth Enough' (con la presenza di Ringo Starr alla batteria e Cindy Mizelle, corista della E Street Band) attacca direttamente la disinformazione e la demagogia su cui sembra basarsi la società moderna, nell'andamento country folk di 'Nothin' s Easy (For Amy)' che vede la partecipazione di Neil Young alla seconda voce sembra cementare definitivamente il suo lungo amore con la moglie Amy sbocciato nel New Jersey negli anni settanta.

L'altra dedica del disco esce dal blues 'Won't Cry No More' indirizzata a Charlie Watts. Un disco che sembra vagare libero tra i generi, passando dal rock graffiante di 'Only Ticket Out' con un bel lavoro alla  chitarra solista, al gospel soul di 'Back In Your Arms', scritta da Bruce Springsteen, con la partecipazione del Howard Gospel Choir, una 'Dream Killer' dai vaghi sapori eighties, la jazzata 'Only Your Smile' con il basso ospite di Rong Carter, nella vivace e funky 'I Remember Her Name' ospita David Crosby in quella che potrebbe essere una delle sue ultime registrazioni in studio, fino alla ballata finale 'Angel Blues' costruita sul pianoforte.

"È stato così liberatorio lavorare senza alcuna restrizione, scrivere semplicemente quello che è venuto fuori, e si è trasformato in uno dei lavori più ispirati che penso di aver mai realizzato".

Un disco piacevole che non cambierà la storia del rock ma che in qualche modo farà storia: l'ultimo su cui si potranno ascoltare Neil Young e David Crosby cantare sullo stesso disco.






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