giovedì 18 marzo 2021

RECENSIONE: PETER CASE (The Midnight Broadcast)

PETER CASE  The Midnight Broadcast  (Bandaloop Records, 2021)


the last dj

Ascoltando questo nuovo disco di Peter Case, le prime immagini che mi sono venute in mente sono arrivate direttamente dai  primissimi anni ottanta, quando con la macchina dello zio si vagava a tarda sera per le stradine che delimitavano i campi di frumento delle campagne di Pordenone e provincia in cerca di quei strani segni, bruciature, che i più fantasiosi attribuivano alla calata in terra di qualche navicella extraterrestre. Gli UFO erano tra di noi e sembrava che tutte le estati venissero a trovarci. Ricordo che zio era un appassionato di CB (o baracchini) e nella sua macchina era un continuo andare e venire di segnali radio, con voci, rumori e fischi che si sovrapponevano di continuo. Comunicava con tutto il mondo così. In un'era pre internet sembrava una cosa veramente magica e "spaziale" appunto. 

"Un tentativo di catturare la sensazione che ho provato in innumerevoli viaggi durante la notte americana con la radio accesa", così Peter Case descrive questo disco: una raccolta di canzoni altrui (l'unica sua è in apertura e s'intitola 'Just Hangin 'On') spesso interrotte dalle voci e dai più vari e fantasiosi discorsi di dj radiofonici che cercano di tenere sveglio l'ascoltatore solitario al volante mentre dal finestrino scorrono veloci i paesaggi dell'America più profonda. Un disco di un certo fascino. Straniante, solitario, scuro, lo-fi, fatto di folk blues minimale, chitarra e voce, a volte solo organo e voce, essenziale che va indietro a scavare e riprendere le radici della musica americana. E qui Peter Case è un vero campione. Da traditional come 'Stewball' e 'Captain Stormalong', passando per 'Farewell To The Gold'  di Paul Meters, 'When I Was A Cowboy' (conosciuta nella versione di Ledbelly), 'President Kennedy' di Sleepy John Est e arrivando a un recente Bob Dylan con 'Early Roman Kings' (da Tempest) e The Band con 'Wheels On Fire', scritta ancora da Dylan con Rick Danko. 

Peter Case si conferma come uno dei più straordinari studiosi delle radici musicali americane e questo album possiede un fascino quasi sinistro e inquietante in grado di trasportare l'ascoltatore indietro quando le foto erano ancora in bianco e nero e la radio un lusso per pochi. E se non riuscite a immaginare quelle strade cantate da Case (e registrate nel 2019 alla Old Whaling Church) certamente vi verrà in mente un vostro ricordo legato all'asfalto, a quattro ruote che vi girano sopra veloci , un volante e quella radio tenuta accesa a far compagnia durante le ore più buie di una qualunque  giornata di tanti anni fa.






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