mercoledì 28 agosto 2019

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 76: NEAL CASAL (Fade Away Diamond Time)

NEAL CASAL  Fade Away Diamond Time (1995)




buona la prima

Che esordio sorprendente! Tanto acclamato dalla critica quanto poco fortunato nelle vendite, complice un'etichetta che prima sembra puntare tutto su di lui per poi mollare il colpo improvvisamente. Neal Casal ha ventisei anni quando riesce a portare al debutto su disco le sue canzoni, raccolte negli anni lungo le tante città che ha già visitato, ma germogliate ancor prima di diventare un musicista professionista nel natio New Jersey tra i dischi e le chitarre di famiglia. Un debutto che da un lato evidenzia le sue grandi doti di songwriter e musicista, dall' altra sembra indicare il suo futuro artistico relegato ai lati della prima pagina, un po' anche per saggia scelta altruista (la sua chitarra nei Cardinals di Ryan Adams ad esempio ma non solo come sappiamo), ma non per questo minore rispetto ad altri artisti più acclamati o che in quella prima pagina riusciranno a mettere il loro faccione.
In questo disco Casal mette in fila canzoni profonde di American roots, amare, malinconiche, a tratti perfino disperate alla rincorsa di amori persi (la splendida 'Cincinnati Motel') o da conquistare, ma sempre con un tratto gentile e accomodante, senza troppi spigoli che sembrano rispecchiare il suo carattere puro, gioviale e senza orpelli. Ballate puntellate da Hammond ('Day In The Sun'), steel guitar ('Maybe California'), armonica ( il valzer finale 'Sunday River'), quasi gospel nel crescendo di 'One Last Time', suonate in compagnia dei suoi musicisti (John Ginty al pianoforte e all'organo, Don Heffington alla batteria e Fooch Fischetti alle pedal steel) e di esperti fuoriclasse come Greg Leiszt e Bob Glaub.

Ballate elettriche che sanno di libertà (lui, grande amante del surf e della fotografia) come 'Detroit Or Buffalo', come 'Free To Go' che va diritta dalle parti dell' amato Neil Young, anche la copertina sembra confermare, o quella 'Feel No Pain' battuta sui tasti di un pianoforte come fosse una canzone di Jackson Browne altro faro che illumina la sua arte.
Senza dimenticare il primo amore, i Rolling Stones: "i Rolling Stones sono stati la prima band che ho amato davvero da bambino e mi hanno fornito la più importante educazione musicale. Mi hanno insegnato il blues, il folk, il R n 'B, la musica giamaicana e il country. Tutte le cose che amo ancora oggi".
Anni 60, The Band, la West Coast dei settanta e nessun marchingegno moderno che possa tradire e svelare l'anno di uscita se non la freschezza del suo autore.
Musica che trasuda passione, suonata con il cuore che mai avremmo pensato così fragile.

NEAL CASAL (2 novembre 1968 – 26 agosto 2019)









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