venerdì 28 giugno 2019

RECENSIONE: THE ALLMAN BETTS BAND (Down To The River)

THE ALLMAN BETTS BAND Down To The River (BMG, 2019)
 
 
 
 
 
 
famiglie riunite
DOWN TO THE RIVER ha tutto il necessario per diventare il disco southern rock dell'anno: DNA compreso. Devon Allman ha più volte dimostrato con i suoi tanti progetti e i dischi solisti (l'ultimo e vario Ride Or Ride tra i miei preferiti) di aver oltre al cognome anche il talento e con questo Down To The River si avvicina come mai prima alla Allman Brothers Band di famiglia. Per farlo ci volevano però le persone giuste. Ecco allora unirsi Duane Betts (figlio di Dickey) in una collaborazione che covavano da tanti anni. Ecco anche il nome: THE ALLMAN BETTS BAND. Come diversamente? La scintilla tra i due si accese durante il tributo a Gregg Allman svoltosi al Fillmore di San Francisco. Da lì non si sono più lasciati.
Aggiungete altri tasselli che possano riportare il ricordo alla band di Macon, Georgia, ed il gioco è fatto: il bassista Berry Oakley Jr. (figlio di Berry Oakley, storico bassista della Allman Brothers Band, e stupisce il fatto che anche il "terzo figlio" non sia stato inserito nel nome del gruppo), gli illustri Peter Levin e Chuck Leavell che lascia la sua impronta sui tasti del pianoforte come ai vecchi tempi nella ballata acustica in crescendo 'Good Ol' Days'.
Completano la formazione il chitarrista slide Johnny Stachela, il tastierista John Ginty e i percussionisti R. Scott Bryan (Sheryl Crow) e John Lum, fidati della Devon Allman Project.
Più il produttore Matt Ross Spang e Lamar Williamsm (ai cori nella title track).
Infine il luogo di registrazione: registrato completamente in analogico dal vivo nei mitici Muscle Shoals Sound Studio a cui viene dedicato uno scritto interno e il retro copertina dove campeggia l'entrata e il mitico indirizzo 3614 Jackson Highway. "Alcune delle più grandi e amate canzoni da 'Wild Horses' dei Rolling Stones a 'Old Time Rock’n’roll' di Bob Seger sono nate lì dentro" scrive Clarence G. Wilde nelle note di copertina.
Le due canzoni che sono girate in questi mesi 'Shinin' e 'All Night' sembravano promettere molto bene. E così è! La prima, un honky- tonk che si lega in modo stupendo a quello che facevano i padri, continuazione ideale di un disco come Brothers And Sisters, la seconda è un rock torrido e possente che svolge benissimo il suo ruolo di apertura disco, lanciato dal classico one, two, three, four...
In scaletta pure 'Southern Accents' di Tom Petty, unica cover, una dichiarazione di appartenenza agli stati del sud, eseguita voce e pianoforte che Devon Allman canta con sentito trasporto emotivo. Ci sono tanti grandi da omaggiare con quella canzone.
Se la breve 'Try' è un blues scorrevole ma che lascia poco, 'Melodies Are Memories' un ficcante country rock cantato dalla voce più aspra di Betts con improvvise esplosioni di slide, a colpire nel segno ci pensano 'Down To River' una distensiva e ariosa soul song tanto magnetica quanto descrittiva che Devon Allman porta a casa con una interpretazione vocale "nera" e sentita.
Due canzoni superano i sei minuti: 'Autumn Breeze' sfiora i nove, è cantata da Duane Betts ed è quanto di più simile alla vecchia Allman Brothers si possa ascoltare nel disco, dalla chitarra sognante che apre fino al crescendo psichedelico che sfocia in jam con il gioco di chitarre che ci si aspetta, poi la finale 'Long Gone' altra ballata cantata a due voci questa volta, in grado di evocare spazi aperti, e riportare alle buone, vecchie tradizioni di famiglia.
Per me uno dei dischi dell'anno.
L' appuntamento è giù al fiume.
 
 
 
 

 
 
 
 

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