lunedì 24 giugno 2019

RECENSIONE: IAN NOE (Between The Country)

IAN NOE  Between The Country (National Treasury Recordings, 2019)




C'è un nuovo cantastorie giù in città

Il mondo di Ian Noe, nativo di Beattyville - un angolo dimenticato dai più che vanta il titolo di città bianca più povera d'America- è circoscritto al suo Kentucky, da sempre terra di buoni songwriter. Le sue storie vecchie e nuove arrivano tutte da lì e da novello John Prine, ventinove anni per lui, sa raccontarle che è una meraviglia (qui sta il suo x factor). Sa un po' tutto di vecchio dentro a questo primo disco (all'attivo solo un Ep) registrato agli RCA Studio A di Nashville in soli due giorni con Dave Cobb come padrone di casa e produttore (Adam Gardner al basso e organetto, Chris Powell alla batteria e alle percussioni e Savannah Conley voce aggiunta) ma a venire a galla è la sua poetica vera, brillante, emotiva, carica di disperazione e di velata tristezza con pochi veri punti di speranza ( in 'Junk Town' si intravede la terra promessa ma sono solo sogni), abitata da personaggi che dalla vita hanno avuto in cambio poco o nulla.
Ian Noe sta al folk come Colter Wall al country se proprio bisogna fare un paragone con qualche suo contemporaneo svezzato da Cobb. E i due hanno pure viaggiato insieme in tour.
Folk dalle chitarre pigre (nella conclusiva title track graffiano di più) che raccontano di vecchi incidenti ferroviari dei primi del 900 (la byrdsiana 'Barbara' Song'), di rapine in banca ('Letter To Madeline'), di paesaggi da vecchia cartolina sbiadita nel tempo ('That Kind Of Life'), di serial killer ('Dead On The River'), di giovani, spesso disoccupati, già aggrappati a droga (il crudo immaginario di 'Meth Head' è inquietante) e alcol ('Irene') quando non sono già passati a miglior vita. Non si inventa nulla ma dipinge da vero artista iperrealista quello che i suoi occhi sono abituati a vedere fin dalla nascita nel suo angolo di terra povero e dimenticato dai più dove il lavoro non c'è ed è pure stato istituito un ente per aiutare quei nonni costretti a crescere i nipoti, figli di genitori tossicodipendenti. Una nuova voce che continua il lavoro iniziato dai grandi folk singer d'America, perché a tutto bisogna dare una continuità, soprattutto dare voce a storie diventate talmente ordinarie da essere dimenticate dall'oggi al domani senza più fare notizia. L' ascoltatore in continua ricerca di novità si astenga dall'ascolto: gli altri possono avvicinarsi a Ian Noe con fiducia. Io a uno che prima di prendere la chitarra in mano ha lavorato in una piattaforma petrolifera del suo Kentucky con turni da 12 ore e di quel lavoro dice "il miglior lavoro che abbia mai avuto, al di fuori della musica" una possibilità la darei.









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