martedì 14 novembre 2017

RECENSIONE: BILLY BRAGG (Bridges Not Walls)

BILLY BRAGG-Bridges Not Walls (Cooking Vinyl, 2017)







BILLY BRAGG sorseggia il suo amato the caldo e non le manda a dire. Non lo ha mai fatto. Con i grandi del rock che sembrano sempre meno interessati a quello che capita intorno a loro nel mondo (non tutti fortunatamente), Bragg rimane coerente con il percorso di tutta la sua carriera e butta fuori un istant Ep di sei canzoni (22 minuti) dal titolo significativo BRIDGES NOT WALLS, raccolta di sei singoli fatti uscire quest’anno, uno al mese, che raccontano di muri, Trump, brexit, ambiente e razzismo, tra cui spiccano l’iniziale elettrica ‘The Sleep Of Reason‘ (titolo preso in prestito da un’opera di Goya) la splendida cover di ‘Why We Build The Wall’, solo voce e chitarra elettrica, della cantautrice folk americana Anais Mitchell e ‘Saffiyah Smiles’ ispirata dalla foto diventata virale che ritrae una ragazza che usa l’arma del solo sorriso davanti ad un esponente di estrema destra durante la manifestazione anti immigrati svoltasi a Birmingham questo Aprile . Dopo aver girato l’America di stazione in stazione in compagnia di Joe Henry è arrivato il momento di abbattere i muri con l’urgenza comunicativa del folk (e del punk perché no?) e costruire i ponti con il linguaggio musicale più sofisticato (solo pianoforte e voce in ‘Full Exist Brexit’), frutto delle esperienze raccolte in una carriera ormai ultratrentennale che partì proprio con un Ep LIFE’S A RIOT WHIT SPY VS SPY nel lontano 1983 in piena era Thatcher. Poco sembra essere cambiato. “È la tragedia dell’essere un cantautore politico, le tue canzoni tendono a ritornare…” raccontò in una intervista a Rumore questa primavera. Unico e combattivo come sempre.


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