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John Gorka è uno dei migliori impressionisti folk dell'America d'oggi. Un songwriter dall'andatura sempre prudente. Gentile, nostalgico, intimo, raffinato e meticoloso che non ha mai messo fretta alla sua vena compositiva, un coerente, uno che si trova bene ai margini, davanti alla vetrata di un diner a tarda sera ad osservare, riflettere e contemplare dopo una giornata di lunghi spostamenti, dopo aver visto paesaggi, neve, sole, uomini, donne e colori. Bright Side Of Down è il suo dodicesimo disco in carriera e non sfugge alle caratteristiche dei predecessori: voce calda e rassicurante, tenui impianti acustici, semplici arrangiamenti ad accompagnare liriche di vissuto (le vere protagoniste nella sua musica) nate sulla strada, cresciute con la spada del tempo puntata, seguendo gli umori e i colori dettati dalle stagioni. Si parte dallo spigoloso inverno, si arriva alla tenue primavera (Really Spring), dalla morte delle speranze alla rinnovata rinascita. "Penso che questa nuova raccolta di canzoni possa aiutare il corpo ad attraversare il freddo per arrivare alla primavera". "Ogni primavera è una vittoria quando gli inverni sono così freddi" canta in Thirstier Wind.
Il suo vissuto nel freddo Minnesota questa volta è stato ancora più determinante per creare l'intimità folk delle undici canzoni che non hanno la pretesa di farci fare un sussulto ma chiedono solamente di essere ascoltate, comprese, lette nei tanti dettagli lasciati dall'autore.
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Se la coerenza in musica molto spesso viene scambiata per ripetitività, fino a diventare un difetto, nel suo caso è un sigillo al valore. Chi lo segue fin dall'esordio I Know (1987) vuole questo. Un disco rassicurante e sincero, specchio dell' autore, solo per questo vero e meritevole di un ascolto.
vedi anche RECENSIONE: ANDI ALMQVIST-Warsaw Holiday (2013)
vedi anche RECENSIONE: JONO MANSON-Angels On The Other Side (2014)
vedi anche RECENSIONE: JOHNNY CASH-Out Among The Stars (2014)
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