La prova ascolto sopra ad un'automobile? Sempre rivelatrice con dischi come questo. Meglio: piacevole. Poco importa se la mia quattro ruote non è una Cadillac Eldorado del '72 e le strade non sono troppo panoramiche. L'asfalto bollente d'Agosto, l'aria che entra dai finestrini, il sole che perfora i vetri e brucia la pelle, sono gli stessi che animano le strade del mondo, e come il "toscanaccio" (di Cecina) Cesare Carugi mi disse nell'intervista di un anno fa, parlando del suo debutto: "spesso e volentieri non è il dove sono che mi ispira ma il cosa vedo. “Here’s To The Road” ha un approccio visivo tutto americano, ma le strade dove è nato sono anche quelle italiane. La strada è la strada ovunque tu vada." Pensiero che si adatta bene anche questa volta, arricchendosi di tanti altri particolari, ancor meglio se si inizia il viaggio dal radioso e placido ciondolamento '50 della speranzosa ultima traccia We'll Meet Again Someday, proprio quella con il video girato sopra ad una Cadillac Eldorado che scorazza per le nostrane vie tricolori in compagnia delle due chitarre degli orobici Mojo Filter, Carlo Lancini e Alessandro Battistini, a cui si aggiunge, su disco, anche il bassista Daniele Togni (ospiti graditi), e capisci quanto sia tutto vero. Canzone impeccabile.
Se il debutto Here's The Road (2011) vi era piaciuto, potete prolungare la gioia perché questo seguito, pur discostandosi dal precedente disco preferendo una maggiore omogeneità di fondo e facendosi apprezzare per il minuzioso lavoro negli arrangiamenti, è un altro piccolo miracolo tutto italiano di musica "made in America". L'ennesimo, oserei direi. Qui ci stanno viziando bene.
Meno diretto e più costruito, più scavato in profondità e meno istintivo, Pontchartrain è un viaggio agro-dolce che preferisce il lungo e disteso passo delle ballate, lasciando gli scatti rock unicamente all'apertura Troubled Waters, un numero alla Tom Petty & Heartbreakers che pare una outtake-di quelle buone-di Damn The Torpedoes impreziosita dalla slide dell'ospite Paolo Bonfanti capace di delineare spazi infiniti; all'incedere garage/psychobilly della terremotante (termine purtroppo adatto, visto il testo) Crack In The Ground , tetra e carica di chitarre elettriche (oltre a quella di Carugi, anche Leonardo Ceccanti e Matteo Barsacchi) e alla seconda parte di Your Memory Shall Drive Me Home, canzone che si sviluppa nell'intenso crescendo.
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In uscita il 24 Settembre 2013.
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vedi anche RECENSIONE: DANIELE TENCA-Wake Up Nation (2013)
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