Abbandonati gli spigoli più taglienti degli esordi, il suono continua ad arricchirsi di quelle sfumature folk già ben presenti nel precedente The Ghatering (2011), ora ancora più avvolgenti e così ben integrate tra i rifferrama hard, sempre meno incisivi ma ancora significativi e le visioni ambiental-psichedeliche del leader Dave Heumann, vero punto caratterizzante e di forza del progetto. Un suono che sta trovando sempre più la giusta via dell'originalità pur attingendo da più fonti di ispirazione.
A partire dall'iniziale e brumosa The Long Night, dal lento incedere di Renouncer dove il folk/progressive britannico dei Fairport Convention (in fondo la somiglianza con la vocalità di Richard Thompson è palese) abbraccia le divagazioni chitarristiche di Heumann sempre più vicine alle visioni elettro-narcotiche di Neil Young & Crazy Horse dei bei tempi; nell'intima elegia estiva di Oceans Don't Sing, tra folk e country, o nella finale meditativa Coming Out Of The Fog, cullante e rassicurante ballad costruita su pedal steel e pianoforte, già un piccolo classico del loro nuovo approccio musicale.

"On top of a column/above the sand/out in the desert sun/He stood and stood/for egress and years/apart from everyone" da Renouncer.
I desolati paesaggi dove perdersi continuano ad essere gli stessi, a cambiare è il loro approccio, sempre in continuo movimento e diccifile da acciuffare. Quaranta minuti che avvolgono con passo lento, quasi pigro ma deciso e vincente. Se non potete permettervi costosi viaggi per uscire dalla freneticità quotidiana, gli Arbouretum vi promettono il miglior comfort spazio/temporale sulla piazza.
Nessun commento:
Posta un commento