giovedì 14 aprile 2011

RECENSIONE: GRAVEYARD (Hisingen Blues)

GRAVEYARD Hisingen Blues (Nuclear Blast, 2011)

C'è poco da discutere, gli scandinavi hanno preso in mano le redini del rock europeo. Ogni sottogenere, dal punk, al glam, dall'hard , al metal più estremo ha dei rappresentanti in grado di rivaleggiare con le grosse ed ingombranti rockstar americane ed inglesi. Terre fredde che sanno riscaldare mente e muscoli.
Non sfuggono a tutto ciò, gli svedesi Graveyard, al loro secondo lavoro, primo per Nuclear Blast. Sono la conferma che, sì, nel 2011 ci si può ancora innamorare di una musica che ha sul groppone quarant'anni d'età. Continuare ad ascoltare il vecchio rock degli anni settanta senza andare a tirare fuori i vecchi vinili, si può, basta distinguere bene da chi lo fa con passione devota e chi salta sopra al carrozzone.
Presentato da una copertina assolutamente strepitosa, Hisingen blues dice già tutto lì, nel titolo, nell'artwork e nelle foto promozionali dei quattro ragazzi svedesi. Per chi non cerca l'originalità a tutti i costi ma solamente il calore e l'anima che l'hard blues dei settanta sapeva emanare. Led Zeppelin, Free, qualcosa dei Black Sabbath, folk, un pò di psichedelia e un suono perfetto .
Il blues che esce dall'isola di Hisingen (quartiere operaio di Goteborg da cui arrivano i nostri) ha il retro gusto, tutto scandinavo ,di chi sa darti un calcio nel sedere per poi ammagliarti con le atmosfere oniriche, malinconiche e tristi. Ascoltate No good, Mr. Holden, un hard-blues che parte lento ed acido e sale con l'ombra del "grande dirigibile" che si posa trasportando la canzone indietro nel tempo quando l'accoppiata Plant/Page rileggieva a modo suo la tradizione. Buying Truth è un rock'n'roll che nasconde in mezzo al bel riff chitarristico un coro ruffiano e un testo polemico contro l'industria discografica così come lo stesso si può dire di RSS.Ain't fit to live here, posta in apertura possiede quell'urgenza compositiva che avevano i grandi classici di Deep Purple e Uriah Heep, un benvenuto di tre minuti tre folgorante ed accattivante.
The Siren è una sporca ballad blues che si illumina di lampi improvvisi e si incendia come una chitarra di Hendrix lasciata a bruciare sopra ad un palco di quei festival lontani nel tempo. Così come Uncomfortably Numb dove le capacità vocali del singer Joakim Nilsson esplodono in un smisurato feeling rock, canzone dalla quale ti aspetti il crescendo che puntualmente arriva appagandoti con l'assolo finale. Perfetta.
Longing è psichedelica e l'Hammond in sottofondo gioca pienamente le sue carte, in una sorta di strumentale psycho-western che solo il nostro Morricone potrebbe scrivere, mentre con Cooking Brew( presente come bonus track ) si va a parare nello Space hardrock.

Per capire in che epoca pensano di vivere questi quattro ragazzi, guardate poi il video della title track, puro hard rock settantiano.
Un disco capace di appagare i nostalgici del vecchio hard rock in tutte le sue vecchie forme, come un disco del Led Zeppelin registrato nel 2011 e capace di infilare nei retaggi dei suoni vintage la modenità e il calore dello stoner, i rallentamenti del doom metal e la passione di certo rock sudista. Più che una sorpresa.




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