mercoledì 11 settembre 2019

ALICE COOPER live@PalaAlpitour, Torino, 10 Settembre 2019



Anche se lo spettacolo horror, i trucchi e le trovate sceniche da luna park sono le stesse di quarant'anni fa adattate al trascorrere del tempo-l'unica novità è quella "normale"divisa azzurra della nazionale italiana di calcio (con il numero 18 e la scriita Cooper sulla schiena)  indossata fieramente nel finale, nonostante si sia sempre professato un fan dichiarato di baseball e golf-non si può certo dire che Alice Cooper abbia portato avanti la sua carriera sedendosi sull'ingombrante passato. In qualche modo ha sempre gestito e cavalcato le mode a suo modo (qualcuna l'ha pure inventata eh): dai primissimi dischi zappiani, al rock di Detroit e il glam dei primi anni settanta, escludendo la brutta parentesi dominata dall'amico/nemico alcol, la rinascita a fine anni ottanta facendo le scarpe all'hair metal losangelino ('Poison' e 'Bed Of Nails' da Trash le più cantate naturalmente), gli anni novanta e duemila cavalcando in sella ai suoni più duri e industrial fino all'ultimo Paranormal da cui estrapolerà la sola 'Fallen In Love'. Uno dei più singolari interpreti del rock che spesso viene sottodimensionato nei quartieri alti del rock'n'roll.
Per questa unica data italiana del tour Ol' Black Eyes Is Back al PalaAlpitour di Torino ci ha dato la prova di tutto questo, ripercorrendo la carriera da cima a fondo anche se i due dischi più saccheggiati rimangono i vecchi Welcome To My Nightmare e Billion Dollar Babies con quattro canzoni a testa. Ad accompagnarlo: il vecchio amico Chuck Garric, un vero rocker quasi d'altri tempi, a torso nudo e con le lunghe basette, le tre chitarre soliste di Ryan Roxie, Tommy Henriksen e Nita Strauss che Alice Cooper presenta come "la miglior chitarrista donna della terra" (finalmente una donna in una band di uomini che non suona il basso e si prende tutta la scena, a volte fin troppo) e la batteria del funambolico Glen Sobel, un prestigiatore delle bacchette. Per tutti loro c'è stato un momento di gloria.
Un'ora e mezza di rock'n'roll alla vecchia maniera e se i primi minuti sulle note di 'Feed My Frenkenstein' mi avevano spaventato, la voce di Alice Cooper non era pervenuta, sistemato il problema tecnico, per il vecchio Vincent Furnier (71 anni) è stato un gioco da ragazzi portare a termine il concerto, facendo cantare e sorridere, provocando, insieme alle tante comparse che animano il castello della scenografia-i suoi eterogenei fan-o lo ami alla follia o lo detesti-formati da vecchi rocker con figli al seguito. Ho visto tanti occhi truccati e pure un boa constrinctor peluche a grandezza naturale avvolto intorno al collo di una ragazza.
Professionalità e mestiere ad altissimi livelli, nessun cedimento armeggiando pugnali, frustini, stampelle e cambiando continuamente abiti di scena. Dollari volanti, bolle di fumo, palloncini colorati sono parte integrante dello spettacolo. Roba da insegnare alle generazioni più giovani di artisti. E poi tanta intelligenza e autoironia. Ecco come si costruisce uno spettacolo rock riuscendo a dare una visione sempre grottesca della società che è poi la stessa di quando iniziò. Nulla è cambiato. Ne guarderei uno a settimana di show come questi.
Naturalmente il momento clou della teatralità si ha su 'Steven' quando la ghigliottina compie il suo rituale di sempre e nel grande finale su 'School Out' che si trasforma in 'Another Brick On The Wall'. La scuola è finita: andata in pace. Spero che tutti abbiano preso appunti. Un altro Alice Cooper non nascerà più.
Una parola anche per i non più giovani (ormai) Black Stone Cherry, band del Kentucky che suona un southern rock ipervitaminico. Coinvolgenti e dinamici anche se ho sempre pensato che non abbiano le "canzoni".
Nota divertente a margine: i Black Stone Cherry davanti a me aprono di potenza con il loro southern metal il concerto di Alice Cooper. Ma la cosa più divertente succede dietro di me. Il chitarrista Ben Wells, zazzera bionda e fazzoletto rosso al collo alla Tom Petty ha una t shirt con un altro faccione biondo stampato sopra. Il tizio dietro di me:"ha la maglia con Nino D'angelo". Naturalmente era la faccia di Tom Petty.
Alla prossima: ritenta, sarai più fortunato.

Setlist: Feed My Frankenstein/No More Mr. Nice Guy/Bed of Nails/Raped and Freezin'/Fallen in Love/Muscle of Love/I'm Eighteen/Billion Dollar Babies/Poison/Roses on White Lace/My Stars/ Devil's Food/Black Widow Jam/Steven/Dead Babies/I Love the Dead/Escape/Teenage Frankenstein/ Under My Wheels School's Out








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