mercoledì 27 aprile 2016

MALCOLM HOLCOMBE (Another Black Hole)

MALCOLM  HOLCOMBE-Another Black Hole (Proper/ IRD, 2016)





Sotto troverete alcune righe scritte per la rubrica Cantastorie di Classix!, in presentazione del precedente disco THE RCA SESSIONS, una raccolta di suoi pezzi risuonati per l’occasione. Parole sempre valide. Quello che vedete in questa foto, invece, è il freschissimo album uscito a Febbraio, a soli sei mesi dal precedente. Holcombe prosegue il buon periodo di tormentata creatività con altre dieci canzoni che lo confermano uno dei songwriter americani più veri, aspri, puri e genuini degli ultimi anni. La voce strisciante, burbera che raschia e pare sempre ferita e sanguinante dice, ancora una volta, tutto. Registrato a Nashville con la sua ormai rodata band (Jared Tyler, Ken Coomer, Dave Roe) e con l’aiuto di un pezzo da novanta come Tony Joe White alla chitarra elettrica, prosegue sulle strade folk country blues tracciate con tanta fatica in questi anni, aggiungendo un tocco soul dato dai cori di Drea Merritt e accenni swamp portati in dote da Tony Joe White, meritando il titolo di album più completo e vario della sua carriera. Storie di vita (dura) penetranti, presenze a volte spettrali, saggezza guadagnata sul campo con pochi calci nel culo, e redenzione ('Heidelberg Blues'), si incontrano in ogni angolo del disco, tra le pieghe, le rughe e i silenzi. Canzoni blues dal taglio elettrico come la title track e 'Papermill Man', il folk di‘ 'To Get By' , 'September’ e il country ('Someone Missing') disegnano i tratti amari di un album come sempre troppo sincero per essere vero e troppo ostico per trovare la via del facile successo. Ma ne sono sicuro: a lui sta bene così.



Se c’è un cantautore che impersona al meglio il titolo e il sottotitolo di questa rubrica (Cantastorie), è Malcolm Holcombe. Prima di raccontarvi chi è, però, soffermatevi per un attimo su una sua foto, guardate poi un video qualunque caricato in rete ma a volume spento: scrutate i lineamenti del viso, gli occhi sgranati e inquieti che fissano il pubblico, seguite le rughe della sua faccia, le smorfie, la saliva che cola dagli angoli della sua bocca quando canta con più fervore, osservate le mani nodose che afferrano la chitarra e la percuotono, i piedi che battono il tempo sul pavimento.
Ecco, credo potrebbe bastare come presentazione. Ora alzate il volume e ascoltate i silenzi e le esplosioni delle sue canzoni. Malcolm Holcombe la sa lunga sulla vita, nonostante una carriera decollata soltanto in prossimità dei quarant'anni: con la sola voce potrebbe mangiarsi in un boccone metà di tutti quei cantautori che spuntano come funghi oggigiorno. Holcombe ha la scorza dura di chi ha sceso le verdi colline delle Blue Ridge Mountains in North Carolina per cercare più fortuna in città (Nashville), trovando spesso più disagi che bellezza (l'alcolismo è stata una piaga dura da sconfiggere, la depressione pure) ma le tante verità che ha raccolto riesce a raccontarle con la rara naturalezza dei puri. Sopravvissuto all'illusione del successo promesso ma mai arrivato concretamente (un contratto con la Geffen Records ed un album mai uscito nel 1996), Holcombe ha sia l'onestà che la sapienza concesse a pochi, la capacità di non costruire arsenali davanti alla voce che potrebbe bastarsi da sola: una chitarra fingerpicking, belle chitarre dobro, un banjo, un violino costruiscono dolenti ballate folk/country nella struttura, ma blues giù fino al profondo dell'anima. Tanto scure e amare quanto raggianti e speranzose. Se ancora avete dei dubbi, l’ultimo dei tanti album usciti vi verrà in soccorso: THE RCA SESSIONS che contiene sia un CD che un DVD, ripercorre la sua carriera attraverso sedici canzoni risuonate live, estrapolate dai dieci album composti dal 1994 ad oggi. Se volete scavare nel passato cercate le sue tracce anche in A HUNDRED LIES (1999) e TO DRINK THE RAIN (2011), i suoi due lavori migliori. E se ancora non siete convinti, ascoltate chi la musica la mastica bene. Steve Earle disse di lui: “Malcolm Holcombe è il miglior cantautore che abbia mai fatto uscire dal mio studio di registrazione”. Dave Roe, invece, il leggendario bassista dell'ultima band di Johnny Cash, i Tennessee Three, non perde occasione per suonare con lui: "Malcolm è l'unico artista per cui combatto per essere presente durante le sue registrazioni".


Queste le date del suo imminente tour italiano 2016:
28/4 VEROLANUOVA (BS) - Parco Nocivelli
29/4 TALMASSONS (UD) - Mondelli Stable
30/4 PARMA -Mentana 104
1/5 VIGNOLA (MO) - Stones Cafe
2/5 TORINO - Folk Club
3/5 CANTU' (CO) - 1e35 Circa


RECENSIONE: MALCOLM HOLCOMBE-Pitful Blues (2014)
RECENSIONE: PETER CASE-HWY 62 (2015)
RECENSIONE: LUCINDA WILLIAMS-The Ghosts Of Highway 20 (2016)
RECENSIONE: PARKER MILLSAP-The Very Last Day (2016)
THE WHITE BUFFALO. Per la prima volta in Italia. Due date: 28 Luglio a Ravenna, 30 Luglio a Brescia
RECENSIONE: WILLIE NILE-World War Willie (2016)
RECENSIONE: ZAKK WYLDE-Book Of Shadows II (2016)
RECENSIONE: HAYES CARLL-Lovers And leavers (2016)
RECENSIONE: STURGILL SIMPSON-A Sailor’s Guide To Earth (2016)


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