lunedì 30 giugno 2014

RECENSIONE: NAZARETH (Rock'N'Roll Telephone)



NAZARETH  Rock'N'Roll Telephone (Union Square Music, 2014)


Il classico tormentone che preoccupa e incuriosisce. Ho due notizie da darvi, una buona e una cattiva. Se volete, dopo, ne aggiungo una terza. La prima è che i Nazareth hanno inciso un nuovo disco e al microfono c'è ancora il grande Dan McCafferty; la seconda è che sarà l'ultimo con la sua voce protagonista. La terza è che i Nazareth continueranno l'attività nonostante tutto.
Con il futuro destino già segnato, i Nazareth rilasciano l'ultimo disco con il mitico scozzese dall'ugola foderata da simil cartavetrata al microfono, il ventitreesimo in carriera. Il giovane sostituto (si fa per dire, ha 41 anni), Linton Osborne, è già stato assoldato, ha ricevuto la benedizione che conta, ed è già entrato in azione, portando il verbo della band scozzese in giro per il mondo. Ora, però, c'è da promuovere l'ultimo atto di una delle voci più graffianti e riconoscibili dell'hard britannico. McCafferty abbandona la scena da protagonista dopo più di quarant'anni di onorata militanza, le pessime condizioni fisiche questa volta hanno prevalso (una terribile ulcera allo stomaco lo mise ko sopra ad un palco, prima in Canada, poi in Svizzera). Impossibilitato a salire in scena per i concerti, con una scelta dolorosa ma onesta, il cantante ha gettato la spugna. "La musica che abbiamo fatto è più importante di qualsiasi componente della band. Spero davvero che trovino qualcun altro". Detto, fatto.
Rock'n'Roll Telephone non sembra risentirne, continuando il processo di ringiovanimento iniziato a fine anni novanta quando entrarono a dar man forte ai due veterani McCafferty e Pete Agnew (basso), il figlio di quest'ultimo Lee Agnew alla batteria e il chitarrista Jimmy Murrison; e concretizzatosi con l'uscita dell'ottimo Newz (2008), e proseguito con il seguente Big Dogz (2011). Al confronto tra le ultime uscite, Rock'n'roll Telephone ne esce addirittura vincente nella sua sterzata verso suoni freschi, più duri e metallici che mai. Un misto letale tra passato e presente, anche se continua a mancare quella componente più squisitamente roots e blues che  negli anni settanta consentiva di rileggere successi altrui in modo eccellente. Mancano quelle riletture come Vigilante Man (Woody Guthrie), Alcatraz (Leon Russell), The Ballad Of Hollis Brown (Bob Dylan), The Flight Tonight (Joni Mitchell), Love Hurts (Everly Brothers) che tanto funzionavano, e piacevano. Tutte le altre caratteristiche che hanno segnato la carriera ci sono. La voce ghiaiosa di McCafferty a spadroneggiare sopra a pesanti e arcigni hard rock tenuti in piedi da chitarre pesanti e moderne, graffianti sul tappeto funky nell'apertura scollacciata di Boom Bang Bang, metalliche in One Set Of Bones e Not Today, veloci e in odor di NWOBHM in Punch A Hole In The Sky, dedicata al pilota d'aerei Chuck Yeager, primo ad aver superato la barriera del suono nel lontano 1947, e la finale God Of The Mountain scritta per la nazionale austriaca di sci alpino; chitarre bluesy dal passo lento, pesante e cadenzato come in Just A RideRock'n'Roll Telephone che si prende gioco di uno spiacevole episodio capitato al chitarrista Jimmy Murrison in Russia; scalcianti boogie (Speakeasy, Wanna Feel Good?), fino alle concessioni melodiche e ruffiane delle più deboli ma pur sempre divertenti Long Long Time e Black2b4 con il suo testo carico di speranza.
Ancora il triste e melanconico blues The Right Time e la romantica ballata Winter Sunlight.
Nell'edizione deluxe c'è posto per un secondo CD che ci presenta altre due canzoni inedite (le già citate Just A Ride e Wanna Feel Good?) e cinque estratti live da concerti del 2000 in Canada, del 2006 a Milton Keynes in Inghilterra e 2008 a Somerset sempre in Inghilterra. Nel cuore degli aficionados c'è invece posto per un sentito arrivederci a Dan, a cui mi unisco. La salute prima di tutto.



RECENSIONE: NAZARETH-Big Dogz (2011)



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