martedì 15 novembre 2011

RECENSIONE/Reportage: BOB DYLAN/MARK KNOPFLER Live@ Forum di ASSAGO(MI) 14 Novembre 2011


"Da bambino pensavo che Dio assomigliasse a mio nonno; da adulto penso che assomigli a Bob Dylan." PERRY MEISEL, The Times Literary Supplement

Venghino signori e signore, il Never Ending Tour passa anche quest'anno in città. Quattro città, per l'esattezza.
Bob Dylan è un Dio che non si nasconde, ma che ama travestirsi da diavolo, che ogni anno, ogni mese e quasi ogni giorno dell'anno, ha bisogno di sentire la sua comunità riunita ad acclamarlo. Di guardare i suoi fedeli e farsi guardare e giudicare, farsi misurare lo stato di salute, di giorno in giorno, come un bollettino medico redatto da chi teme per lui e la musica tutta.
Il suo status da quasi premio nobel(prima o dopo arriverà)imporrebbe palchi da mille e una notte, celebrazioni e fuochi d'artificio di ogni sorta. Quest'anno poi, ci sono da festeggiare le settanta candeline. Ma a lui, tutto questo contorno, interessa veramente poco. Basta solo salire sul palco, come esigenza primaria di sopravvivenza, potrebbe essere anche un pub se fosse possibile. Cerimoniere attento a scuotere e rovesciare le sue canzoni, divertirsi a suo modo, anche se guardandolo non credi sia possibile. Così come negli ultimi anni non può fare a meno di condurre programmi radiofonici, offrire le sue canzoni a pubblicità e fare dischi natalizi. La musica placa la sua bulimia. Un vuoto(?) che solo la musica può colmare.
I beni informati lo davano in buona salute e allegro.
Stasera erano presenti: i vecchi devoti che conoscono parole, scalette e movimenti, tanto da sapere con precisione svizzera se quella o questa canzone l'ha suonata al centro palco o di lato, con le mani sulla tastiera , sulla chitarra o intente a tenere l'armonica; i fans nostalgici fermi a Desire; chi lo vede per la prima volta e chi continua a rifiutarsi di vederlo per non rovinarsi l'immagine che porta nel cuore e negli occhi;tutte le sere ci sono anche loro con Dylan.
Al di là di tutto, questo Tour con Mark Knopfler ha assunto l'appellativo di evento, il giorno dopo l'annuncio. I motivi sono qui:http://enzocurelli.blogspot.com/2011/07/bob-dylan-mark-knopfler-untour-insieme.html
Poveri gli spettatori delle prime date europee(primissima a Dublino) che dell'evento poco hanno percepito, visto che Dylan e Knopfler non si sono mai visti insieme sul palco- sarebbe altresì bello vedere cosa succede nel retropalco. Con il proseguio del tour le apparizioni dell'ex Dire Stratits si sono moltiplicate come i pani e i pesci, fino ad arrivare a presenziare sul set di Dylan per 6 canzoni o solo per tre come avvenuto qui a Milano, stasera. Quarta ed ultima tappa italiana, dopo Padova, Firenze e Roma. Accontentiamoci, poteva andar peggio o non andare proprio come a Dublino.
Il Forum di Assago si riempie lentamente, ma il colpo d'occhio a inizio concerto c'è! Tanti giovani, famiglie e irriducibili fans tra cui tanti attempati tedeschi.
Alle chitarre di Mark Knopfler, cambiate in modo ossessivo quasi ad ogni canzone, il compito di aprire il concerto. Chitarre che mantengono quel tocco inconfondibile di quando i già radi capelli erano tenuti fermi da una fascia di spugna e i colori dei suoi abiti erano quelli improponibili degli anni ottanta. Ora viaggia sul caldo e rassicurante territorio folk/country con qualche puntata blues. Territori che iniziò a calpestare sempre più assiduamente già con i Dire Straits finali di "Calling Elvis" e con il progetto The Notting Hillbillies.
Crede a quello che fa, Mark, potrebbe campare a vita con una decina di estratti dal catalogo Dire Straits. Non lo fa. Si gode la sua vecchiaia. Lo apprezzo. Le note della sua chitarra aleggiano nel Forum meglio di quanto potrebbe avvenire con il rock da stadio del suo vecchio gruppo.
Le influenze irlandesi e scozzesi si sono quasi impadronite della sua musica e la band di sette elementi suona cristallina, senza sbavature. Contrabbasso(Glen Worf), violino(John Mc Cusker), flauto(Mike Mc Goldrick) e tante chitarre.
I momenti forti: l'iniziale What it is, Sailing to Philadelphia la nuova e trascinante irish folk Privateering, le suggestioni american-western di Speedway at Nazareth e le due uniche concessioni al suo passato nei Dire Straits: Brothers in Arms e la conclusiva So far Away, dopo un finto accenno d'uscita che si poteva evitare.
Un cambio palco veloce. Le luci si riaccendono, fioche. Sembra di essere in una vecchia sala da ballo degli anni cinquanta con un tendone rosso a fare da cornice. Rimarrà così tutta la sera.
Dylan, di nero vestito, con un cappotto da guerra di secessione, cappello di ordinanza ed un accenno di pizzetto che gli contorna il viso è circondato dal grigio della sua band. Con loro sul palco, per le prime tre canzoni, c'è Mark Knopfler e la sua chitarra si fa sentire. Il "seghilineo" e bravo Charlie Sexton gli lascia la ribalta che si riprenderà dopo. Leopard-skin Pill box hat apre senza sorprese. La prima delle due chicche delle date italiane è It's all Over Now, Baby blue estratta da quel capolavoro che fu"Bringing it All back Home(1965). L'altra sarà Simple twist of fate da Blood on the tracks(1975).
Dopo la "premio oscar" Things have changed, Knopfler di defila silenziosamente nel retro palco, senza presentazioni e cerimonie.
D'ora in avanti, il suono sarà un torrenziale blues che marcia incontrastato come un cingolato. Dylan comanda la sua band e si prende i suoi spazi, presenziando spesso a centro palco con le sue armoniche che riesce a perdere una volta usate, non riuscendole più a trovare quando gli servono nuovamente. Si alterna tra chitarra e tastiere, sorprendendo per alcune sue timide pose, quasi a ritmo di danza e alcuni accenni di sorriso.

A parte la ciondolante Spirit of Water e Desolation row, tutto viaggia pesante, con la sua voce che riesce ad essere rantolo e lamento, grido e sofferenza, poetico tramite tra gioventù e vecchiaia, rumore assente e palpabile esaltazione cavernosa. Là dove la band di Knopfler aveva suoni puri e cristallini, quella di Dylan è torrida e grezza in Honest with me, Highway 61 e Thunder on the Mountain. Ciniche riletture blues alla Dylan. Studio di rivisitazione del suono americano intrapreso da circa venti anni.
Non poteva mancare All Along the watchtower, pachiderma gettato in pasto ai suoi fans, quasi hard nel suo incedere. Dylan arrivato a fine concerto, pronuncia le sue uniche parole e sono per presentare la band, ormai fida e collaudata: Donnie Herron, George Receli, Charlie Sexton, Tony Garnier e Stu Kimball.
La chiusura è tutta per Like a Rollihg Stones, con il pubblico che finalmente può cantare con il suo idolo, anche se con estrema difficoltà nel seguirlo: "How does it feel, to be without a home,like a complete unknown, like a rolling stone".
Niente bis. Va bene così. Chissà cosa spinge Dylan a fare un bis una sera sì e due no?
Si esce consapevoli di aver visto un pezzettino di storia. Riletta e modificata ma pur sempre storia. Tra chi rimprovera a Knopfler di non aver fatto abbastanza canzoni dei Dire Straits, giovani che volevano sentire da Dylan, Hurricane e Knockin' on Heaven's door e chi, utopisticamente si immaginava di vederlo ancora in acustico nei panni del menestrello folk.
Io che volevo fortissimamente Man in the long black coat che stasera ha saltato.
Il Dylan di oggi è questo:cinico e spietato, quasi violento. Prendere o lasciare.


SETLIST MARK KNOPFLER:
1)What it is 2)Cleaning my gun 3)Sailing to Philadelphia 4)Hillfarmer blues 5)Privateering 6)Song for Sonny Liston 7)Donegan's gone 8)Marbletown 9)Brothers in arms 10)Speedway to Nazareth 11)So far away
SETLIST BOB DYLAN:
1) Leopard-Skin Pill-Box Hat (con Mark Knopfler) 2) It's All Over Now, Baby Blue (con Mark Knopfler) 3) Things Have Changed (con Mark Knopfler) 4) Spirit On The Water 5) Honest With Me 6) Tangled Up In Blue 7) The Levee's Gonna Break 8) Desolation Row 9) Highway 61 Revisited 10) Simple Twist Of Fate 11) Thunder On The Mountain 12) Ballad Of A Thin Man 13) All Along The Watchtower 14) Like A Rolling Stone


6 commenti:

  1. A me è piaciuto l'eco in Ballad of a Thin Man, tra le altre canzoni.

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  2. ottima recensione, sono d'accordo! chi pretendeva di sentire le hit dei dire straits o di vedere e sentire un bob fresco e amico non ha capito un tubo ed è pure irrispettoso degli artisti! :)

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  3. precisa, intensa. hai scritto quello che penso anch'io. grazie

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  4. commento bellissimo. scritto con la testa e con la pancia...
    io ero fra quelli che speravano in "Blowing in the wind", "Hurricane" o "Mr Tambourine Man, più per una questione emozionale che altro, ma va bene così...
    e adesso ho ancor più voglia di far diventare "mie" anche le canzoni che non conoscevo e che ho sentito dal vivo..con la sua voce..

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  5. e beh, se c'è da scegliere tra il prendere o lasciare io lascio. Voglio continuare a sognare il Dylan menestrello del folk in versione acustica

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