venerdì 18 novembre 2011

RECENSIONE: 99 POSSE ( Cattivi Guagliuni)


99 POSSE Cattivi Guagliuni ( NoveNove, 2011)

"Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere
credo che apparteniamo tutti ad una stessa famiglia
che è la famiglia umana
" Vittorio Arrigoni

Dieci anni di pausa dopo aver corso e poi ancora corso sono tanti. Quando ti accorgi, però, che poco è cambiato, se non in peggio, capisci perchè il guaglione che correva(forse scappava?), adesso si è moltiplicato ed è diventato anche cattivo ma si poteva anche rischiare un "incazzato" o "indignados" per rendere ancor meglio l'idea e entrare meglio nei tempi.
I 99 Posse sono mancati. La loro assenza mi sembrava una sconfitta di fronte alle derive etico/sociali e politiche che hanno caratterizzato l'ultimo decennio della repubblica italiana.
La loro voce di dissenso e denuncia ha fatto la rivoluzione nei primi anni novanta. Il fenomeno delle posse (in compagnia di Bisca ma anche di Isola Posse All Star, Assalti Frontali e tutte quelle voci nate dall'underground di tutte le grandi città italiane, non solo Napoli) furono la vera rivoluzione "punk italiana", la voce con le "mani Pulite" che usava il rap e l'hip hop( ma non solo, visto il crossover totale che mischiava punk, reggae e rock) come linguaggio di attivismo e propaganda che nel nostro paese mai si era visto così forte; lontano da quello dei cantautori un pò snob degli anni settanta.
La discesa in campo di certi personaggi da bagaglino e la corruzione politica dilagante del periodo furono manna per certi gruppi, forse taggati superficialmente di retorica, ma che a conti fatti avevano visto lungo, molto lungo. Anche chi non era della scena subiva censure e tagli: vi ricordate il famoso primo Maggio con Elio e le storie tese?
Qualcuno ha fatto finta di non accorgersene ma il segno che hanno lasciato è profondo. Come tutti i "forti" movimenti musicali di rottura, la stagione è stata breve ma intensissima.
Gli stessi 99 Posse per stare in vita hanno dovuto fare le loro scelte artistiche, che hanno dato loro ragione senza mai mancare quell'estremismo che caratterizzò i primi anni e la sfilza di denunce collezionate parlano da sè e fanno impallidire i vari Fabri Fibra di oggi.
Luca O Zulù Persico, Sascha Ricci, Marco Messina e Max Jovine si sono ritrovati dopo tanti anni con troppe cose da raccontare tutte insieme. Anni fatti di tante esperienze musicali e personali. Un ritorno che musicalmente e testualmente guarda più ai primi anni che non a quelli insieme a Meg(unica assente di questa reunion) che arrisero loro anche i primi posti delle classifiche e video in heavy rotation.
Gli ingredienti ci sono sempre tutti e tanti amici, anche più giovani, hanno contribuito a dare un aiuto. Scelta l'indipendenza anche discografica, si riparte.
Un manifesto programmatico per capire il perchè del loro ritorno che poi è lo stesso della loro nascita è Canto pè dispietto. Perchè là fuori, a certi personaggi, certe parole danno ancora fastdio.
Un disagio che nasce dal basso dai quartieri di Napoli e di tutte le grandi città, dove l' università di vita è la strada University of Secondigliano, e i carceri sono un set di anime dimenticate con poca voce: Morire tutti i giorni (con Daniele Sepe) e Cattivi Guagliuni (...Cundannate, cundannate in primo grado a commettere i reati/nati dint'a certi quartieri ca tutto chello ca tenimmo/è chello c c'ammo arrubbato/concentrati invogliati sedotti abbandonati/po' l'appello 'a cassazione e jammo tutte quante carcerate/niente clemenza e se non fosse abbastanza/dopp' si pregiudicato sospettato delinquente abituale sorvegliato...)..


Musica usata ancora come veicolo combattivo e punto di ritrovo per chi alle risposte politiche di questa Italia non ci crede( Massimo Troisi introduce :Italia Spa), da qualunque lato arrivino. La dissacrante Yes Weekend, con i campionamenti di politici di sinistra, appropiatosi di slogan altrui e pronti all'opposizione, quasi a tempo perso:
(...Lo sai come si fa l'opposizione all'italiana/Si va tutti in vacanza per ilo fine settimana...).
Il ritorno al punk di La Paranza di san Precario per denunciare il precariato lavorativo, i protagonisti cambiano (Marchionne) ma i problemi sono sempre quelli e peggiorati. Abbiamo creduto alla favola del lavoro interinale ma qui non si campa senza la sicurezza di uno stipendio.
Tracce del progetto Al Mukawama(progetto post -scioglimento) nei veloci beat ragamaffin' di Antifa 2.0; il ricordo di un piccolo eroe degli anni duemila in Resto Umano , costruita con i samples della voce di Vittorio Arrigoni.
Se Zulù era la voce "contro" degli anni novanta, Caparezza, in qualche modo è diventato quella degli anni duemila, i suoi messaggi travestiti da canzoni quasi da cabaret sono forti e diretti. Chi vuole non capire, continui pure. Il matrimonio è quindi d'obbligo, visto anche il rispetto reciproco e avviene in Tarantelle pè campà.
Ma poi arrivi alla fine e il messaggio di resistenza più forte arriva con Penso che non me ne andrò.
(...Resto qua/ho ancora da fare un poco di cose anch'io/e in più c'ho/ancora da fumare le piante da curare/devo ancora andare in giro per il mondo/voglio perdere di vista il giorno/e poi non posso andare via perché/il mio cane ha bisogno di me/voglio vedere come va a finire/questo paese vuole un bel finale/io casomai vorrei contribuire qualche cosa troverò da/fare qua/mi trovo bene qua/tiro annanz a campa'/fra i viali di cemento je provo a respirà...)
Il guagliò che prima correva e scappava, ha trovato la soluzione:"io resto" e combatto...ad andarsene saranno altri. Sembra stia iniziando a funzionare!!!

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