Non sapevo proprio cosa aspettarmi dai Soul Asylum targati 2025. Le mie pagine erano rimaste aperte, con un po' di ragnatele intorno, sugli anni novanta, su dischi come Grave Dancers Union (1992) e Let Your Dim Light Shine(1995), a fine concerto risulteranno pure tra i più saccheggiati, anche se le loro radici hanno iniziato a germogliare nel Midwest ben prima in un contesto molto più legato al punk (non distante da Replacements e Husker Du) con dischi forse non registrati a regola d'arte ma con un suono schietto e verace che con il tempo si è via via avvicinato al mainstream (intanto arrivò il grunge) fino a toccare il grande successo con la hit Runaway Train (canzone che funziona sempre e che non ha perso per strada nulla del suo fascino). I Soul Asylum per me sono quei dischi lì.
Gli ultimi anni, tra cambi di formazioni, stop e ripartenze, li ho distrattamente dimenticati, salvo ascoltarmi nei giorni precedenti al concerto l'ultimo album Slowly But Shirley, uscito l'anno scorso, che giocava in copertina con il lettering del primo Elvis, a sua volta ripreso dai Clash e chissà da quanti ancora in futuro. Un buon disco che mi ha convinto ad esserci e che si è preso meritatamente la scena, a dimostrazione che la band non vive assolutamente nel passato come me ma ci crede ancora. E dopo un'ora e mezza di concerto tiratissimo, dove le ultime ed esplosive High Road, Trial By Fire e Freeloader, il bel blues Sucker Maker hanno fatto compagnia alle immancabili Misery, Bittersweetheart, Somebody To Shove e Runaway Train, i Soul Asylum hanno dimostrato di essere ancora una macchina da rock'n'roll con le palle ben arroventate dove alternative rock, grunge, punk noise, hard blues e ballate che sanno di country/folk si sono passati la palla senza diminuire mai l'intensità della serata, aperta dai giovanissimi Dirty Noise ,pupilli di Manuel Agnelli, presente in sala.
David Pirner, è uno che ha sempre saputo scrivere canzoni (forse a volte dimenticato) e sa ancora come tenere in mano il suo pubblico, gigioneggia bene tra smorfie, mosse e mossette, ma poi quando c'è da andare giù duro, spalleggiato dall'indemoniato chitarrista Ryan Smith non si tira indietro e la distanza tra l'oggi e i tempi d'oro si assottiglia come buttare giù un bicchier d'acqua fresca.
Un' ultima data del tour europeo che lascia soddisfatti tutti, pubblico e band che pare divertirsi ancora molto. Unica nota negativa che poi non si è avvertita così tanto, il poco pubblico dentro un Alcatraz già diviso a metà. Sarà stata la febbre del Festival della riviera ligure? Un Marylin Manson che ha fatto il pienone la sera prima e ha lasciato le briciole? I Pantera che suonavano in contemporanea in quel di Bologna? Oppure tanti come me rimasti fermi ai gloriosi anni novanta e poco curiosi di vedere con i propri occhi com'era la situazione reale? Sicuramente chi è stato a casa si è perso un gran concerto e visto la frequenza delle loro calate nel nostro paese (molti erano presenti al Rolling Stones nel lontano 1994), difficilmente potrebbe capitare un'altra occasione in tempi brevi.
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Foto: Enzo Curelli |
Avevo voglia di andare, ma poi gli eventi lavorativi mi hanno fatto desistere. Peccato, perchè ascolto i Soul Asylum dal successo di Grave Dancers Union e sono stati parte integrante della mia adolescenza.
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