sabato 9 marzo 2024

DIRTY HONEY live@Alcatraz, Milano, 8 Marzo 2024

 


"Quanti anni avete?": "venticinque". Così due ragazzini a fine concerto tentano l'approccio con due belle fanciulle a cui pure il chitarrista John Notto dei Dirty Honey ha lanciato occhiolini durante tutto il concerto. Ma a colpirmi sono le parole seguenti di uno dei due ragazzini: "bello e strano che così giovani seguiate una band che sul palco suona ancora con gli strumenti!". Era sorpreso lui, pensate io. Non conosco le dinamiche che portano i giovani verso questo tipo di musica al giorno d'oggi (ai miei tempi erano certamente le riviste e lo scambio di cassette) ma l'Alcatraz stasera è pieno (per metà ma va bene così) di ragazzini mischiati a vecchi rocker che ancora hanno voglia di muovere il culo e sudare. A proposito: ecco il motivo (oltre ai prezzi) per cui il concerto dei Black Crowes a teatro non si può vedere e sentire. Puoi mica tornare a casa fresco come una rosa da un concerto rock’n’roll? I californiani Dirty Honey con il secondo disco Can't Find The Brakes hanno alzato l'asticella del sudore e  del groove (la ritmica di Justin Smolian al basso  e del nuovo batterista Jaidon Bean sconfina spesso in quel funky alla Aerosmith anni settanta): poche band oggi suonano rock'n'roll (con striature hard e blues) in modo così fresco ed accattivante, senza soste, guardando certo al passato - entrano sulle note introduttive di Rock’n’Roll Damnation degli Ac Dc, propongono una accattivante e stonesiana Honky Tonk Women in versione Nashville bluegrass - ma con tutto il futuro davanti. Questa l'arma che si giocano.




Il nuovo disco ha giustamente monopolizzato la scaletta rispetto al concerto della scorsa estate a Torino e devo dire che canzoni come Dirty Mind, Don't Put Out The Fire, Roam, Won't Take Me Alive e la ballata acustica Coming Home, durante la quale il cantante Marc LaBelle ha ricordato i suoi trascorsi a Firenze, si sono inserite alla perfezione con le vecchie California Dreamin, Heartbreaker (dedicata a tutte le donne in sala: già era pure l'otto Marzo), Scars e Another Last Time. Proprio durante quest'ultima LaBelle che si è confermato cantante dalla presenza scenica innata e travolgente, un mix tra Steven Tyler e Chris Robinson ma con una personalità unica, si materializza nel lato opposto al palco, in mezzo alla folla e sopra al bancone del bar. Tutti girati mentre la band sul palco suona una delle loro canzoni più easy in grado di arrivare a tutti.

Ma i Dirty Honey non usano colpi di magia che non siano terreni: nessuna scenografia a distogliere lo sguardo ma solo una Les Paul che John Notto imbraccia riportando al vecchio splendore Jimmy Page, Eddie Van Halen, Slash, Joe Perry e Gary Moore contemporaneamente. Come dite? Tutta gente di una certa o passata a miglior vita? Ecco il segreto dei Dirty Honey: il futuro è loro, di tutti i ragazzi presenti all'Alcatraz in un venerdì piovoso di Marzo e di quei vecchi rocker che aborrono la frase "il rock è morto" scritta sui social comodamente da una poltrona di casa da altri anziani come loro. Noi, io.





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