giovedì 23 luglio 2020

RECENSIONE: THE TEXAS GENTLEMEN (Floor It !!!)

 THE TEXAS GENTLEMEN  Floor It!!! (New West, 2020)







io scommetto su questi gentiluomini

"Non ci sono vincoli su ciò che facciamo".
E allora vi consiglio di prendervi un'oretta di svago con questi gentiluomini del Texas al loro secondo album: un elegante e ruspante miscuglio di american music, aperto, veramente senza vincoli, vintage e moderno allo stesso tempo. Canzoni che cambiano continuamente umore, un minuto prima sono da una parte, quello dopo dalla parte opposta pur tenendosi sempre sotto controllo con lo sguardo. A proposito di vista, occhio alla confezione che diventa gioco da tavolo.
Dal Dixieland con aperture jazzate che richiama gli anni trenta al cosmic country dei settanta, dal southern rock al gospel soul, dal country al pop beatlesiano di sponda McCartney, dal funky con tanto di fiati alle divagazioni di stampo progressive. Potrete incontrare i Little Feat che parlano con The Band, Sly Stone che discute con Elton John, i Meters che sussurrano qualcosa agli Steely Dan, a volte pure nella stessa canzone e nessuno sembra fare la voce grossa per prevalere. 
Sono invece due le voci che si alternano, quella di Nik Lee (chitarra) e quella di Daniel Creamer (tastiere), poi ci sono Ryan Ake (chitarra), Scott Edgar Lee (bassista) e il batterista Aaron Haynes. Tutta l'esperienza passata dei musicisti in altri e diversi progetti (qualcuno di loro ha suonato per Kris Kristofferson) è stata inglobata in mille direzioni imprevedibili in un album poco catalogabile ma in grado di farsi strada per originalità e pazzia compositiva.
"Siamo un gruppo di cinque persone e quando ci sentite suonare sentirete l'influenza di cinque diversi musicisti che lavorano insieme come un'unica unità".
Una colonna sonora (molte sono le parti strumentali) per un film musicale che solo delle inguaribili teste "malate di musica" riuscirebbero a produrre. I Texas Gentlemen sono dei campioni: si meriterebbero il ricovero immediato per questo. Qui butto la mia scommessa: potrebbero presto guadagnarsi un posto tra i migliori (e più folli) musicisti americani sulla piazza oggi. A meno che già non lo siano.






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