lunedì 25 giugno 2018

QUEENS OF THE STONE AGE live@ I-Days, Milano, 24 Giugno 2018



Ho affrontato la vigilia del concerto con la tipica supponenza del vecchio nostalgico un po’ rincoglionito e spacca palle “sì però quando li vidi nel ‘98 a Biella eravamo quattro gatti e loro erano ancora grezzi e puri, fresca costola dei Kyuss...sì però nel 2002 all'Acatraz c’era ancora Nick Oliveri e pure Mark Lanegan come ospite, sì però l’ultimo album Villains non mi convince tanto…”. Ieri di tutto quel passato fissato nei miei ricordi è rimasto ben poco, i primi due dischi non sono pervenuti, come se la vera carriera fosse partita da Song For The Deaf, l’album più saccheggiato questo sera con quattro canzoni. Quindi avevo ragione? No. I Qotsa sono un altro gruppo, ma un altro grande gruppo, tra i migliori in circolazione in sede live: compatto, preciso e affiatato, una macchina potente e oliatissima che non ha perso un solo colpo durante un set breve formato festival (un’ora e venti, nessun bis) ma studiato e invalicabile come il più alto e resistente dei muri di pietra. Pure i suoni di Villains, che avevano un piede nel moderno, uno nel passato e le mani a pescare nel vecchio repertorio di Bowie, dal vivo diventano un blocco compatto e ben amalgamato con il resto della produzione. Un abbraccio totalitario  al pianeta musica, pratica che Josh Homme pratica ormai da molti anni. Josh Homme è un rocker da alto testosterone, più umano (e più vero) di quanto ricordassi, che attira gli sguardi su di sé anche quando tira fuori il pettine dal taschino dei jeans per sistemare la chioma rossa o quando attira sorrisi con un paio di ben assestate bestemmie in italiano che lo rendono più simpatico (ha pur sempre quel calcio al fotografo da farsi perdonare),  ma non mette assolutamente in ombra nessuno dei suoi compagni di band: il batterista John Theodore ha gli stessi livelli di Homme (di testosterone intendo), picchia e si prende la scena a metà di ‘No One Knows’ con un potente assolo, il chitarrista Troy Van Leeuwen lavora di slide e precisione con professionalità e eleganza, il bassista Michael Shuman scalcia e fa lo slalom tra i led luminosi verticali piantati nel palco, il tastierista Dean Fertita si porta a spasso le tastiere, aggiunge suoni nei pochi buchi vuoti e la chitarra all’occorrenza. Partenza al fulmicotone (‘Sick Sick Sick’ è potente e urgente), l' arrivo pure (‘Little Sister’ e ‘Song For The Dead’). Nessuna scena, poche pose da rockstar e solo granitico rock e un set luci, tanto semplice quanto efficace. Dopo ieri sera aggiungerò un altro piacevole e più fresco ricordo a quelli più antichi della mia memoria.





SETLIST
  1. Go With the Flow 
  2. Sick, Sick, Sick 
  3. Feet Don't Fail Me
  4. The Way You Used to Do
  5. My God Is the Sun
  6. The Evil Has Landed
  7. You Think I Ain't Worth a Dollar, but I Feel Like a Millionaire
  8. No One Knows
  9. Little Sister
  10. Burn the Witch
  11. If I Had a Tail
  12. Domesticated Animals
  13. Make It Wit Chu
  14. A Song for the Dead
 
 

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