giovedì 18 maggio 2017

RECENSIONE: WILLIE NELSON (God's Problem Child)


WILLIE NELSON   God's Problem Child (Legacy/Sony, 2017)






84 anni compiuti lo scorso 29 Aprile per WILLIE NELSON. Ancora auguri! In concomitanza è uscito il nuovo GOD’S PROBLEM CHILD. Un disco dove il vecchio Willie fa volutamente veleggiare lo spettro della morte sopra alle sue canzoni. A volte ad alta quota, altre sfiorando quasi l’impatto. Presentato da una copertina che lo mostra assorto e pensieroso, e in mezzo ad alcuni episodi che mettono in risalto una visione romantica, mai sopita, ma ancora scalpitante della vita (la bellissima ‘True Love’, ‘A Woman’ s Love’), "credo non ci si possa occupare troppo del passato e degli errori fatti" disse in una recente intervista, tra le pieghe di qualche decisa e feroce opinione sulla politica odierna (‘Delete And Fast Forward’), tra un testo che sa di confessione al Signore ('I Made A Mistake'), fa però calare un pesante velo di malinconia. Ricordando i tempi andati (la ballata pianistica ‘Old Timer’) e vecchi amici della sua generazione che da pochissimo non ci sono più (‘Lady Luck’): da Merle Haggard (‘He Won’t Ever Be Gone’) con il quale incise l’ultimo album DJANGO & JIMMIE nel 2015 , a Leon Russell che proprio nella title track, un blues notturno scritto e suonato con Jamey Johnson e Tony Joe White, ha lasciato le sue ultime tracce in uno studio di registrazione.
Ma poi esce allo scoperto lo spirito ironico e sbeffeggiante a stemperare tutto: nell'honk tonk ‘Still Not Dead’ canta “Well I woke up still not dead again today. The internet said I had passed away. But if I died, I wasn’t dead to stay”. Mettendo a tacere, una volta per tutte, le reiterate bufale sulla sua morte presenti in rete. Difficile fermare le leggende. Già: mentre esce questo, lui è già al lavoro con i figli Lukas e Micah, proprio quelli che hanno accompagnato l'amico Neil Young ultimamente. Ne vedremo ancora della belle.







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