lunedì 27 aprile 2015

RECENSIONI: SEASICK STEVE (Sonic Soul Surfer) STEVE EARLE & THE DUKES (Terraplane)

SEASICK STEVE ‘SONIC SOUL SURFER’ (Caroline International/Universal)

Il vecchio e il mare
Steve parcheggia il verde trattore John Deere sul lungomare e si catapulta in spiaggia. Si tuffa in acqua con una tavola da surf, esorcizzando la paura che gli ha procurato il soprannome, gridando a tutti quanto è bella la vita in California (‘Summertime Boy’) mentre uno schiacciapensieri suonato da Ben Miller saltella tra le ormai mitiche chitarre artigianali. Ma non bisogna farsi ingannare dal singolo, dopo il più addomesticato e prodotto ‘Hubcap Music’ è un ritorno al suono blues, anche contaminato, ma puro e grezzo dei primissimi dischi. “L’intero disco è stato registrato da me e Dan Magnusson mentre eravamo seduti a bere e suonare”. Improvvisato interamente nella sua fattoria con il fedele batterista e compagno di sbronze, ‘Sonic Soul Surfer’ è un disco di riflessione sul tempo che passa, costruito tra assalti boogie (‘Sonic Soul Boogie’), oscuri blues (‘Dog Gonna Play’), hillbilly (‘In Peaceful Dream’) e amare ballate acustiche (‘Heart Full Of Scars’). (Enzo Curelli) da CLASSIX! #43(Marzo/Aprile)



STEVE EARLE &THE DUKES ‘TERRAPLANE’ (New West Records)


Omaggio blues
“…un giorno quando sarebbe arrivato il momento, avrei fatto un disco blues”. Così Steve Earle, nelle note di copertina, presenta il nuovo album: undici inediti che vogliono essere un’ode ai grandi, da Robert Johnson a Howlin’ Wolf, da Lightnin’ Hopkins a Freddie King e ZZ Top, e che aspettavano il momento giusto per farsi strada tra la lunga discografia. Un disco essenzialmente di blues elettrico con il chitarrista dei Dukes, Chris Masterson, a fare lo sporco lavoro in prima linea. Canzoni d’amore e sesso (‘Baby Baby Baby’, ‘You’re The Best Lover That I Ever Had’), d’abbandono (‘Better Off Alone’), redenzione (‘King Of The Blues’) e crocicchi diabolici (‘Tennessee Kid’) con la varietà musicale assicurata dai violini e dalla seconda voce femminile in ‘Baby ‘s Just As Mean As Me’. Un buco tappato nella discografia che però lascia entrare qualche spiffero. Earle ci ha sempre abituati al meglio, ma qui sembra giocare troppo con gli stereotipi. Un peccato che comunque gli perdoniamo. (Enzo Curelli) da CLASSIX!#43 (Marzo/Aprile)


vedi anche
RECENSIONE: SEASICK STEVE-Hubcap Music (2013)
RECENSIONE: STEVE EARLE-The Low Highway (2013)



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