giovedì 23 febbraio 2012

RECENSIONE: HOGJAW ( Sons Of The Western Skies )

HOGJAW Sons Of The Western Skies ( Swampjawbeamusic, 2012)

Con il terzo album Sons Of The Western Skies, gli Hogjaw dall'Arizona rivendicano di diritto un posto tra le migliori Southern rock band contemporanee. Amici fin dai tempi di scuola, hanno dovuto aspettare vent'anni prima di unirsi come band nel 2006.
Già dai primi due album Devil in Details (2008) e Ironwood (2010) si erano fatti notare per il loro roccioso e solido hard southern rock, tanto vicino alla tradizione dei Lynyrd Skynyrd quanto alle band più leggendarie, heavy e toste del movimento quali Molly Hatchet, Doc Holliday, Blackfoot e Hydra, senza tuttavia snobbare e nascondere la pesantezza, il carattere ed una presenza scenica più moderna e vicina allo stoner rock di gruppi come i Clutch, avvicinati anche con il look da trasandati boscaioli redneck.
Gruppo con pochi fronzoli: diretto, viscerale e schietto. Il poker di canzoni che aprono il loro terzo album ne sono una prova inconfutabile.
Spoonfed, Hells Half Home of Mine, Road Of Fools e Six Shots picchiano giù duro, non facendosi apprezzare per l'originalità quanto per il loro carattere rozzo, solido e concreto. Le chitarre di Jones e Kreg Self lavorano duro e giocano con gli assoli in Six Shots, una cavalcata d'impronta heavy che non lascia prigionieri.
Poi, si arriva a Everyone's Goin Fishin, un divertente boogie/soul con il basso di Elvis DD ed un sax contagioso che ci introducono alla vera passione/hobby dei nostri: la pesca( a tal proposito, su alcuni loro video, potete trovarli impegnati durante le loro divertenti -ma professionali-battute in alto mare).
Look to the Sky è una classica southern ballad: otto minuti di spazi infiniti, terra rossa e la "grossa"voce di Jonboat Jones a condurre metà canzone, mentre l'altra metà è strumentale e free.
Mainstream Trucker(18 wheeler mix) è un canonico e terroso blues con l'armonica che serpeggia in lungo ed in largo, a cui fa seguito la tambureggiante Midnight Run To Cleator, con la batteria di Kwall a tenere il ritmo come una marcia forsennata. Ecco che si inizia a capire quanto gli Hogjaw, a loro modo, siano un gruppo fuori dagli schemi: accelerazioni e rallentamenti in odor di stoner '90 a tradire il chiaro retaggio metal della band.
A chiudere la lunga western ballad The Sum Of All Things, i confini si riallargano ed i tipici paesaggi americani si rimpossessano della scena.
Canzoni di vere e sincere persone per veri e sinceri ascoltatori.
Nessun trucco e nessun inganno.


INTERVISTA HOGJAW

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