lunedì 28 marzo 2011

RECENSIONE: MODENA CITY RAMBLERS ( Sul tetto del mondo)

MODENA CITY RAMBLERS Sul tetto del mondo ( Mescal, 2011)

Il tour di "Riportando tutto a casa, quindici anni dopo" era un importante segnale che si è materializzato in questo nuovo "Sul tetto del mondo". Il riavvicinamento a quella semplicità di suonare folk, come agli esordi, riguardando all'Irlanda e al combat -folk come principali fonti di ispirazione. Dall'uscita di Cisco, in seno al gruppo di Modena, sono successe tante cose, arrivi e partenze che hanno trasformato e rivoluzionato la band, senza però far perdere l'idea di base della grande famiglia. Persa per strada la voce femminile di Betty Vezzani, il "tuttofare" Angelo Kaba Cavazzuti e riassorbita la ferita per la prematura scomparsa di Luca Giacometti, due sono le nuove entrate, già presenti nel precedente tour, Luciano Gaetani già membro fondatore della band nel lontano 1991 e rientrato in pianta stabile e Luca Serio Bertolini, cantautore di professione che si presta alla chitarra.
Lontani i tempi della lotta politica, sempre più stemperata e moderata con il tempo, i Modena city Ramblers del 2011, sono un gruppo alla ricerca della semplicità, nei suoni e nei testi, pur non mancando di punzecchiare nel sociale. Sul tetto del mondo si vanta d'essere l'ultimo disco registrato negli studi Esagono di Rubiera (Reggio Emilia), a cui dedicano Il posto dell'Airone e proprio da questo suono vintage, privo di orpelli o tentazioni di modernità che avevano caratterizzato, anche troppo, le ultime produzioni dell'era Cisco, si riparte.
Senza dubbio il migliore album con la voce di Andrea "Dudu" Morandi, dove traspare chiaramente la voglia di suonare quel folk che aveva fatto nascere la band, con i traditionals irlandesi,i Pogues e i Waterboys come faro guida. Il violino torna protagonista e la dolce melodia costruita in Seduto sul tetto del mondo, accompagna una delle migliori ballad mai composte dalla band. Non solo violino, ma anche fisarmonica e flauto, come nella migliore tradizione folk britannica tornano al centro della proposta musicale, subito dall'apertura con AltrItalia, I giorni della crisi e Interessi Zero che lasciano poco spazio a fantasia e sogno, ma raccontano uno spaccato di contemporaneità da cui però si vorrebbe uscire volentieri. Qualcuno potrebbe fare dell'ironia sui testi retorici, ma va da sè che il momento socio-politico che stiamo vivendo in Italia lascia pochi spazi a dubbi o confusioni. Prendere o lasciare. Chiamiamolo ancora combat folk e andiamo avanti. Appunti partigiani nel dialetto di S'ciop e Picòun mentre le uniche strade che portano fuori dal verde irlandese sono l'orientaleggiante Povero Diavolo, il folk in levare di Camminare e la caraibica e piratesca Que viva Tortuga con tanto di citazione di Capitan uncino di Bennato e la presenza di Tony Esposito che proprio con Bennato lasciò il suo segno negli anni settanta.
I Modena city Ramblers, continuano a fare i Modena City Ramblers, non cercate altro da loro, chi li ama continuerà a seguirli, chi li ha abbandonati dopo l'uscita di Cisco potrebbe dare loro un ascolto e chi li ha sempre odiati continuerà a farlo. Anche questa è coerenza nel bene e nel male.

2 commenti:

  1. più che altro se continuavano a fare ballate ad ogni concerto rischiavano di essere presi a sbottigliate dal pubblico + rissoso! :D
    ricordo i concerti di 2 o 3 anni fa, sia all'irlanda in festa a Bologna, sia in piazza maggiore per il primo maggio: tutti che cazzeggiavano, si lamentavano fumando, perché aspettavano il saltellante folk per cui erano venuti a sentire i Modena.
    QUesto album è stata un'ottima svolta ;)

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  2. Mah, anche dopo tre/quattro ascolti continuo a credere che siano un gruppo che il meglio l'ha dato più di 10 anni fa e che difficilmente si ripeteranno. Dal vivo poi sembrano la cover-band dei veri MCR ;-)

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