NEIL YOUNG And The CHROME HEARTS Talking To The Trees (Reprise, 2025)
famiglia e politica
Ad ogni nuova uscita di Neil Young sembra quasi d'obbligo fare un punto su tutti i dischi che l'hanno preceduta. Bene, salto a piè pari questa pratica, lunga e dispendiosa di tempo e righe.
Talking To The Trees è un disco, il primo di inediti da World Record del 2022, che si infila dentro deciso ai suoi dischi dal piglio country e acustici anche se non mancano un paio di song rumoriste a disturbare l'atmosfera: 'Big Change' che fu il primo singolo, una chiara chiamata alle armi contro le mire espansionistiche di Donald Trump. Quando uscì, Young aveva appena annunciato il tour europeo che salta l'Italia ma che sarebbe dovuto passare addirittura in Ucraina per un concerto che avrebbe avuto il sigillo dell'epicità. Poi il peggiorare della situazione fece saltare il tutto.
"Esatto, gente, se dite qualcosa di negativo su Trump o sulla sua amministrazione, potreste essere esclusi dal rientro negli Stati Uniti. Se siete canadesi ... Se avete la doppia cittadinanza come me, chi lo sa? Lo scopriremo tutti insieme...".
C'è poi 'Lets Roll Again': che a Neil Young stia particolarmente sul culo Donald Trump lo avevamo già capito cinque anni fa quando fece uscire l'Ep The Times che conteneva una versione riveduta e corretta della sua vecchia 'Looking For A Leader' dove cantava: "non abbiamo bisogno di un leader che costruisce muri intorno alle nostre case, che non conosce Black Lives Matter, è ora di mandarlo a casa". Non solo Trump non andò a casa ma ritornò.
Ora, in 'Lets Roll Again', una riscrittura di 'This Land is Your Land' di Woody Guthrie ('Silver Eagle' che la precede pure ma in acustico con parole d'amore per il tour bus), che nel titolo rimanda anche alla sua vecchia 'Let's Roll' presente su Are You Passionate? non le manda a dire a Elon Musk: "se sei un fascista, allora prendi una Tesla, se è elettrica, non importa, se sei un democratico, assapora la tua libertà, prendi quello che vuoi, e assapora la tua libertà”.
Ad accompagnarlo in questa nuova avventura ci sono i Chrome Hearts, ossia: Micah Nelson, Corey McCormick, Anthony LoGerfo, tutti presenti nei Promise Of The Real, e il vecchio compare Spooner Oldham, gli stessi che lo accompagneranno in tour da inizio Giugno.
A fare da ponte verso i prevalenti momenti acustici, lo sferragliante blues 'Dark Mirage' dove tira in ballo sua figlia Amber Jean e la ex moglie Pegi, scomparsa nel 2019. E sono proprio i quadretti famigliari a uscire con maggior frequenza tra i testi: Family Life', un folk che la sua attuale voce rende sgangherato, tanto da sembrare uscita da American Stars And Bars, 'First Fire Of Winter' è 'Helpless' con un altro testo, altro monumento alla vita domestica e bucolica con la moglie Daryl Hannah , quella che abbiamo ammirato durante il lockdown con i suoi video davanti al caminetto.
Sono però le quattro canzoni finali quelle più interessanti: 'Talkin To The Trees', un classico Neil Young acustico, ecologista, che cita pure Bob Dylan tra le righe, una speranzosa 'Movin Ahead', dove finalmente si sente Spooner Oldham, canzone quasi inusuale nel suo repertorio, 'Bottle Of Love', ballata al pianoforte e la finale 'Thankful' un dolce e rarefratto country che trova la sua collocazione ideale su Comes A Time.
Il vecchio Neil, alla soglia degli ottant'anni, continua in qualche modo la sua battaglia, continuando a vivere la sua vita agreste che pare concedere poco ai lussi. Sì ok, il suo parco macchine è grande come quello di un concessionario però scarpe grosse, t-shirt e camicia a quadri sono quelle di sempre. Sicuramente non è un disco epocale, ma come sempre, ultimamente, per lui sembra contare più il messaggio (ricorda l'incompiutezza e la genuinità di Peace Trail) e Neil Young ci ha sempre messo la faccia con onestà, coraggio e un po' di quella sana ingenuità che ce lo fa ancora amare anche ora che la voce è debole, spesso copia se stesso, nessuna di queste canzoni entrerà in un suo greatest hits ma il cervello sembra funzionare ancora molto bene.