domenica 18 novembre 2018

THE MAGPIE SALUTE live@Live Club, Trezzo sull’Adda (MI) 16 Novembre 2018

THE MAGPIE SALUTE live@Live Club, Trezzo sull’Adda (MI) 16 Novembre 2018

Uno, due, tre, quattro… (cinque, sei) non è il tempo che detta il batterista Joe Magistro all’inizio di ogni canzone ma bensì il numero delle canzoni rovinate da un’acustica tendente al pessimo e impastata. Un inizio piuttosto confuso. Peccato perché proprio in apertura i Magpie Salute piazzano le loro canzoni (‘High Water’, ‘Walk On Water’) da vera band. Quelle che li fanno distinguere da una cover band di lusso come qualcuno potrebbe pensare leggendo le loro scalette. Sempre diverse tra l’altro.Le chitarre di Marc Ford e Rich Robinson non arrivano come meritano e sembrano bisticciare ancora piuttosto che aver raggiunto la pace , la voce di John Hogg sembra nascosta chissà dove, il basso di Sven Pipien che scava, le tastiere di Matt Slocum dove sono? Non potrà essere tutto il concerto così mi chiedo, sarebbe veramente una delusione. La magia accade a metà set, si accendono le luci a centro palco, rimangono in tre: Ford, Hogg e Robinson e le loro chitarre acustiche. Un intermezzo intimo che i tre portano pure in giro come spettacolo ridotto, un sipario che cattura: ‘Sister Moon’, ‘She’ di Gram Parsons e ‘Descending’, prima concessione al passato Black Crowes della serata. Tre piccole perle che permettono ai tecnici di sistemare quello che non va, al pubblico di rimanere estasiato, a due deficenti di fianco a me di parlare tutto il tempo dei cazzi loro (andate al bar, please! ). Da qui in avanti il concerto prende il decollo, Rich Robinson prende in mano la situazione, canta bene quando si impossessa del microfono e si capisce che il vero leader è lui,  Hogg cerca di non far rimpiangere fratello Chris (qualcun altro sempre vicino a me passa il tempo a gridare “torna in panchina”, ma perché non ci vai tu, magari al bar, insieme agli altri due?), e a fine serata, per me, porta a casa la sua buona pagnotta.
Caldi sapori southern, impasti vocali west coast, chitarre in primo piano finalmente, la seconda parte di concerto volge lo sguardo al passato e ci dona una ‘OH Sweet Nuthin’ dei Velvet Underground, una sempre trascinante ‘Soul Singing’ e una ‘My Morning Song’ che da sola vale il prezzo del biglietto e mette in chiaro il livello altissimo di questa lunga serata di due ore, confermato da un finale senza la farsa dell’uscita per i bis e da una ‘Send Me An Omen’ di produzione loro che si confonde benissimo con il passato e guarda al loro futuro. Vicinissimo, con l’uscita di High Water II già programmata per il prossimo anno. Nonostante tutto, l’incenso continua a bruciare.

SETLIST

High Water
Walk on Water
Take It All
For the Wind
Every Picture Tells a Story (Rod Stewart)
Fearless (Pink Floyd)
Smoke Signals (Marc Ford)
The Giving Key (Rich Robinson)
Sister Moon
She (Gram Parsons)
Descending (The Black Crowes)
Open Up
A Change of Mind (Marc Ford)
Oh! Sweet Nuthin' (The Velvet Underground)
Can You See
Good Friday (The Black Crowes)
Another Roadside Tragedy (The Black Crowes)
Soul Singing (The Black Crowes)
My Morning Song (The Black Crowes)
Send Me an Omen






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