lunedì 18 aprile 2011

RECENSIONE: PAUL SIMON ( So Beautful or So What)

PAUL SIMON So beautiful or so what (Concord music group, 2011)

La migliore recensione su questo disco la trovate all'interno del libretto, scritta da Elvis Costello e anche se potrebbe sembrare di parte perchè scritta da un artista, amico e collega, riesce benissimo a rendere l'idea e le sensazioni che l'ascolto riesce a dare.
Paul Simon non conosce confini per la sua arte musicale.Se l'ultimo disco Surprise , uscito nel 2006 fu in tutti i sensi una sorpresa, questo nuovo sembra tracciare un ideale riassunto della sua carriera, raccogliendo al suo interno tutte le esperienze musicali della sua vita, dai primissimi vagiti rock'n'roll sul finire degli anni cinquanta, al pop-folk epocale con Garfunkel, infine arrivando a tutte le direzioni di world music intraprese da solista compreso il poco riuscito tentativo di sposare l'elettronica di Bryan Eno in Surprise, perchè alcune tracce di quell'ultimo strano e poco riuscito lavoro sembrano essere presenti anche qui, ma fanno tutt'altra figura.
Un viaggio senza confini quello di Simon, da sempre esploratore curioso della musica che viaggia fuori dai perimetri americani, in grado di unire il folk con i suoni provenienti dai continenti più lontani e dagli strumenti più strani ed inusuali per un americano nato con il rock'n'roll. Nessuno, forse, poteva pensare che già in canzoni come Cecilia e il Condor Pasa, dell'ultimo disco insieme ad Art Garfunkel, quel Bridge Over Troubled Water, uscito nel 1970 e celebrato a dovere quest'anno con la recente uscita deluxe,Simon stava già piantando i primi germogli della sua futura carriera solista. Una carriera che lo porterà ad abbracciare la world music, inglobandola alla perfezione nelle sue radici musicali. Graceland e The rhythm of the Saints sono stati l'apice di questa ricerca, due dischi premiati da critica e successo.
So beautiful os so what ha un sapore particolare, lieve ma allo stesso tempo pieno di pesanti domande(che vengono rivolte anche agli angeli Questions for the Angels), dove l'amore, come Costello rimarca nelle note di copertina, è presente e fa da guida ad un disco pieno di spiritualità, quella di un uomo di origine ebrea che a settant'anni cerca ancora tante risposte sul significato della vita e su quello che vi è dopo (The Afterlife).
Il sermone datato 1941, del reverendo J.M.Gates, campionato all'interno di Getting ready for Christmas Day è il pretesto per parlare dei nostri giorni e della guerra in Iraq attraverso gli occhi di un giovane soldato che passerebbe volentieri il Natale a casa piuttosto che sui campi minati. Chitarre acustiche a tessere la ritmica in primo piano e la voce sempre calda di Simon aprono il disco. Compare anche la moglie Edie Brickell ai cori (anc'essa fresca di stampa con il suo nuovo disco).
L'Africa di Graceland ritorna nei ritmi di Dizzing Blue e si mischia all'India, dove le percussioni sono anche sillabe vocali cantate da Karaikudi R. Mani.
Il piano e gli archi della ballata Love and Hard Times, tessono il momento musicale più intimo e raccolto del disco. Love is eternal sacred light è un blues che parte come un treno fischiante, il momento più propriamente rock dell'intero lavoro, armonica ed un finale che sale di ritmo.
Echi anni 50 escono dal testo di The Afterlife dove Simon immagina la vita nell'aldilà, in modo scherzoso e leggero, uscendone canticchiando "Be Bop a Lula" su un ritmo groove e trascinante. Amulet non è che un piccolo preludio acustico suonato dal solo Simon che fa da apripista a Questions for the angels, delicata e suonata in punta di piedi. Le chitarre acustiche sono protagoniste anche in Rewrite, sapori africani e un amaro testo sul passato di un veterano.
Il disco si chiude con Love and Blessings , la più americana del lotto e ancora in blues, con la title track, già un piccolo classico al primo ascolto.
Un disco pensato e nato alla vecchia maniera nella testa di Simon che è diventato working in progress, un disco ricco di sfumature anche moderne, rendendolo figlio dei suoi tempi e assolutamente degno successore dei passati capolavori del piccolo artista americano. Testi come al solito superiori alla media e classe da vendere. Finito l'ascolto la voglia di tornare alla prima traccia, è un segnale non trascurabile della bontà di questo lavoro.

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