venerdì 28 dicembre 2012

LA MIA PLAYLIST: TOP 20 CLASSIC ROCK 2012


1-MARK LANEGAN BAND-Blues Funeral
Dall'anonimo e profondo nero pece di Bubblegum sono spuntati colorati fiori. Quasi il precedente disco, uscito otto anni fa, rappresentasse il fondo del quadro su cui Lanegan ha cucito la sua nuova opera...Lanegan è sempre e ancora in piedi, scruta svogliatamente quello che gli sta intorno e quando ne sente la necessità fa uscire le sue amare impressioni.Quelle magnolie non sono messe lì a caso. Dodici canzoni che continuano ad essere quelle nate nei meandri più oscuri, fangosi e malati della vita. L'ascolto di Blues Funeral lascia trasparire, però, un velato e beffardo ottimismo...My Track: "Gray Goes Black"



2-BOB DYLAN-Tempest
...Quante volte lo si è dato per morto-sempre in senso artistico, anche se non mancano episodi più terreni o da leggenda-, e quante volte ha dimostrato di essere più vivo che mai? Difficile rispondere. Perché il suo libro è ancora fascinosamente e misteriosamente aperto e oggi, lui è "molto" vivo...My Track: "Scarlet Town"


3-THE WHITE BUFFALO-Once Upon A Time In The West Una delle sorprese più fresche ed accattivanti di quest'anno arriva da un personaggio che titola il suo secondo disco, poco originalmente: c'era una volta nel west...My Track: "Hold The Line"  


4-CHRIS ROBINSON BROTHERHOOD- Big Moon Ritual -The Magic Door
Se il precedente  Big Moon Ritual viaggiava alto da terra, lungo lo spazio siderale e psichedelico, muovendo la verde erba dei campi sottostanti con la forza dei venti, questo secondo capitolo si sporca anche di terra e polvere...My Track: "Rosalee"


5-BETH ORTON-Sugaring Season
Se non vi eravate ancora innamorati di lei, questo è il momento. La maternità l'ha tenuta lontana dalla musica per sei lunghi anni. Il suo ritorno è pura grazia folk...My Track: "Something More Beautiful"

6-LEONARD COHEN-Old Ideas
Un nuovo disco per confermare che le "vecchie idee" di questo poeta gentiluomo sono sempre le migliori, sempre fascinose, intime, calde, sagge e intriganti...My Track: "Darkness"

7-PATTI SMITH-Banga
Un disco uscito solo dopo aver raccolto le storie, le emozioni, gli omaggi, le citazioni storiche e moderne necessarie a riempire più di sessanta minuti di musica. Patti Smith ha i suoi tempi. La musica è solo una parte della sua arte...My Track: "April Fool"


8-DR.JOHN-Locked Down
Locked Down prodotto da Dan Aurbach (The Black Keys) ha il grande pregio di riportare il vecchio Dr. John nei posti alti della musica che conta...My Track: "Revolution"

9-MARK KNOPFLER-Privateering
Qui c’è veramente tutto il suo universo di "britannico che sogna l'America", più volte avvicinata, dal progetto The Notting Hillbillies fino al disco country con Emmylou Harris...My Track: "Radio City Serenade" 


10-CORY CHISEL and the WANDERING SONS-Old Believers
Cory Chisel ha il tocco antico del vecchio cantautore artigiano. Di chi sente la necessità di comunicare attraverso le liriche delle sue canzoni, di trasmettere sensazioni, di dare speranza senza alzare troppo la voce e i volumi...My Track: "Foxgloves"


11-JAKE BUGG-Jake Bugg
Jake Bugg è nato nella operosa ed operaia Nottingham, ma potrebbe benissimo essere uscito da qualche Coffee House di Minneapolis, gli stessi frequentati dal giovane Bob Dylan... My Track: "Two Fingers"

Non c'è nulla da fare. Ci sono incontri che sono frutto del destino, scritti per durare nel tempo, più forti dei lutti, delle sbandate artistiche, delle enfatuazioni passeggere, della vita stessa. Quello tra Neil Young e i Crazy Horse è uno di questi...My Track: "Ramada Inn"

13-ALEJANDRO ESCOVEDO-Big Station
 Allo spiazzante ascolto iniziale si sostituiscono tutte le sfumature che Escovedo riesce a dare alle sue canzoni, forte di una scrittura mai così attenta, piena, ricercata e avventurosa...My Track:"Sally Was A Cop"

14-GIANT GIANT SAND-Tucson
Tucson-A country rock opera è quanto di più ambizioso Gelb abbia inseguito e creato in carriera. Allo stesso tempo i 70 minuti e le 19 canzoni che lo compongono sono anche le cose più orecchiabili, dirette e facili pervenute fino ad ora dalla sua scrittura...My Track: "Caranito"

15-IAN HUNTER-When I'm President
Rinfrancato dal cambiamento della situazione politica, il buon vecchio Hunter si ributta nel rock'n'roll e lo fa con immutato spirito giovanile e battagliero che camuffano la sua vera età...My Track: "Fatally Flawed"

16-BHI BHIMAN-Bhiman
Leggendo la sua biografia, l'unica cosa che rimane impressa è il suo paese d' origine: lo Sri Lanka. Concepito da genitori asiatici, Bhiman nasce e cresce negli Stati Uniti a St. Louis...My Track: " Ballerina"

17-SHEARWATER-Animal Joy
La voce evocativa di Meiburg continua a rimanere il fulcro riconoscibile del progetto, ma tutto intorno crescono velenosi artigli che grattano le chitarre e i synth anni ottanta...My Track: "Dread Sovereign"

18-LE BAINS III & THE GLORY FIRES-There is a Bomb in the Gilead
I ragazzi provenienti da Birningham-Alabama, in soli trentotto minuti sono in grado di attraversare tutte le strade del rock americano, ora accelerando, ora passeggiando in tutta rilassatezza...My Track: "The Red, Red Dirt Of Home"

19-JIMMY CLIFF-Rebirth
...Proprio alla produzione di Armstrong si deve questa rinascita di Cliff. Seguendo il canovaccio della parte più giamaicana dei suoi Rancid...My Track: "Bang"

20-RYAN BINGHAM-Tomorrowland
Un disco modernamente rock che pecca solo nella eccessiva lunghezza(62 minuti per 13 canzoni), che potrebbe fargli perdere per strada vecchi fans, ma che conferma Bingham come una delle più interessanti proposte musicali uscite nell'ultimo decennio...My Track: "Flower Bomb"


...ma anche tanti altri...
22-XAVIER RUDD-Spirit Bird
23-HACIENDA-Shakedown
24-GLEN HANSARD-Rhythm And Repose
25-JOHN HIATT-Mystic Pinball
26-MICHAEL McDERMOTT-Hit Me Back
27-PAUL WELLER-Sonik Kicks
28-BRUCE SPRINGSTEEN-Wrecking Ball
29-MICHAEL KIWANUKA-Home Again
30-CORY BRANAN-Mutt
31-JACK WHITE-Blunderbuss
32-FIRST AID KIT-The Lion's Roar
33-THE REVEREND PEYTON'S BIG DAMN BAND-Between The Ditches
34-WILLIE NELSON-Heroes
35-SOULSAVERS-The Light The Dead See
36-DAVE ARCARI-Nobody's Fool
37-OLD CROW MEDICINE SHOW-Carry Me Back
38-GRAHAM PARKER & THE RUMOUR-Three Chords Good
39-RAY WYLIE HUBBARD-The Grifter's Hymnal
40-MUMFORD AND SONS-Babel
41-TOM JONES-Spirit In The Room
42-THE PROCLAIMERS-Like Comedy
43-THE CHIEFTAINS-Voice Of Ages
44-LUCERO-Women & Work
45-THE GASLIGHT ANTHEM-Handwritten
46-RY COODER-Election Special
47-MARTY STUART & HIS FABULOUS SUPERLATIVES-Nashville, Volume 1
48-BLUES TRAVELER-Suzie Cracks The whip
49-WE ARE AGUSTINES-Rise Ye Sunken Ships
50-ANI DI FRANCO-Which Side Are You On?

vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI HARD/HEAVY 2012

vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI ITALIANI 2012

lunedì 24 dicembre 2012

LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI ITALIANI 2012


1-ENZO AVITABILE- Black Tarantella
Il giusto coronamento ad una carriera impeccabile sotto il profilo della ricerca musicale arriva con Black Tarantella, un disco dove undici grandi musicisti di livello mondiale dialogano con il cantautore/polistrumentista napoletano Enzo Avitabile, dando voce alla forte comunicatività che l'artista ha sempre portato avanti durante la sua carriera, guadagnandosi quel rispetto internazionale che qui in Italia è ancora di nicchia ( che gran peccato). Il nome di David Crosby potrebbe bastare per tutti...canzone: "Nun è Giusto"


 

2-EDDA-Odio I Vivi
 A Edda creare corazze non serve più. Ora, ha una schiera di soldati in armatura che lo hanno adottato o meglio che non l'hanno mai abbandonato, pronti a difenderlo...canzone: "Omino Nero"

 
 3-FRANCESCO DE GREGORI- Sulla Strada
Il viaggio, oltre che musicale come sempre (dal rock al country, dal blues allo swing, dal rebetiko alle atmosfere latineggianti), è un excurcus nella memoria storica. Anche questo è viaggiare...canzone: "Passo d'Uomo"

4-CHEAP WINE- Based On Lies
Un limbo.La sottile linea di spazio vuoto che divide il baratro nero degli inferi dalla luce bianca della felicità. E' il territorio desolato in cui si muovono i protagonisti di Based On Lies, ultimo disco dei pesaresi Cheap Wine...canzone: "The Vampire"

 
5-FRANCESCO PIU- Ma Moo-Tones
...ma-moo tones sa omaggiare devotamente il passato quanto calarsi nel presente grazie alla complicità ed immediatezza del più classico blues-trio...canzone: "Blind Track"
 

6-CIRCO FANTASMA- Playing With The Ghost
E' un grande piacere e orgogliosamente patriottico constatare che sia un gruppo italiano a ricordare la figura di un personaggio come il londinese Nikki Sudden a sei anni dalla morte...canzone: "The Road Of Broken Dreams"

 
7-LUCA GEMMA-Supernaturale
Luca Gemma fa uscire il suo quarto album solista,continuando a dimostrare una freschezza di scrittura invidiabile sospesa, così com'è, tra pop, rock e folk. Animo vagabondo, Luca Gemma trasporta in musica il suo ricco bagaglio di esperienze di vita e musicali...canzone: "Il Cielo   Sopra Di te"


8-VERONICA SBERGIA & MAX DE BERNARDI-Old Stories For Modern Times
Questo disco possiede quel fascino che solo quei dischi impolverati e malandati custodiscono sotto ai fastidiosi fruscii e alla puntina che salta proprio lì, dove sai già che salterà...canzone: "The Last Kind Words"

 
9-LOWLANDS- Beyond-Better World Coming (Lowlands & Friends Play Woody)
"Hail Hail Rock'n'Roll" è l'inno che esce dalla seconda traccia Hail Hail. Una dichiarazione forte e che lascia pochi dubbi sul carattere battagliero e ruspante che Beyond, terzo disco ufficiale dei pavesi Lowlands...canzone: "Lovers And Thieves"

 
10-LILITH AND THE SINNERSAINTS- A Kind Of Blues
Lilith è una delle migliori “signore” del rock italiano. Unica, fascino ammaliatore, misteriosa e voce profonda da incantatrice. Capace di reinterpretare la grande storia del rock con tutte le sue sfumature in modo personale ed originale...canzone: "Mr.Know It All"

 
11-AFTERHOURS- Padania
12-MIAMI & THE GROOVERS- Good Things
13-IL PAN DEL DIAVOLO- Piombo Polvere e Carbone
14-MATT WALDON-Oktober
15-XABIER IRIONDO-Irrintzi
16-FEDERICO BRUNO- A Gentleman Loser
17-VINICIO CAPOSSELA-Rebetiko
19-NASHVILLE & BACKBONES-Haul In The Nets
20-ARCANE OF SOULS-Vivo e Vegeto
21-IL TEATRO DEGLI ORRORI- Il Mondo Nuovo
22-CISCO- Fuori i Secondi
23-RUSTED PEARLS & THE FANCY FREE-Roadsigns
24-ME PEK E BARBA-La Scatola Magica
25-FRANCO BATTIATO-Apriti Sesamo


vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI HARD/HEAVY 2012

vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 20 CLASSIC ROCK 2012



giovedì 20 dicembre 2012

RECENSIONE: MARK LANEGAN (Dark Mark Does Christmas 2012)


MARK LANEGAN  Dark Mark Does Christmas 2012 (EP, autoproduzione)

"Quando gli altri si divertono io preferisco soffrire, da solo, in silenzio, a muso lungo per rovinarti la festa/Non sopporto il Capodanno non mi piace il Carnevale sono triste per Natale" . Cantava così Freak Antoni con i suoi Skiantos qualche anno fa, rispecchiando gli umori di molti di noi con l'avvicinarsi delle feste.
Mark Lanegan che già aveva aperto l'anno con lo splendido Blues Funeral (tra i migliori dischi dell'anno), lo finisce anche, con il "classico" disco natalizio che per una volta, fortunatamente, tanto classico non è. Me lo immagino: di nero vestito con il bicchierino di whiskey nella mano, la bocca storta a raffigurare un mezzo sorriso finto compiacente, con le colorate luci ad intermittenza di un alberello spoglio ad illuminarne solo di striscio la sua grande sagoma adagiata sullo sgabello, laggiù nell'angolo della stanza. In silenzio, a muso lungo per rovinare la festa, proprio come la canzone degli Skiantos. 
La tradizione dei dischi natalizi che in America è diventata da piacevole ricorrenza (i dischi natalizi di Elvis Presley e Bing Crosby avevano tutto un loro sapore) a triste consuetudine che cade spesso in inutile e melensa melassa che cola giù, appiccicosa, dagli scaffali del reparto musica nel supermarket sottocasa, vedi il recente duetto tra Rod Stewart e "l'illustre defunta". Tradizione che ha contagiato un po' tutti, non ultimo Bob Dylan che comunque riuscì a cavarsela alla grande con il dignitosissimo Christmas In The Heart (2009); anche il nostro mercato discografico ne è stato infettato, l'ultimo in ordine cronologico mi pare sia Claudio Baglioni.
Il disco di Lanegan che troverete, è bene ribadirlo e sottolinearlo, solamente in vendita ai suoi concerti (almeno per ora), rispecchia in tutto l'animo dell'autore. Solo quindici minuti nati un po' per gioco, un poco per scommessa e registrato, sembra, in una sola notte, quella sì realmente buia e tempestosa. Lasciate che quell'uomo silenzioso seduto in fondo alla stanza si impossessi mestamente della scena, che si cimenti al profondo canto, accompagnato solamente dalle chitarre acustiche o da un banjo come nel canto apocrifo sulla Vergine Maria in The Cherry Tree Carol. Oppure lasciate che la sua voce a cappella  riempia di tenebrosi echi e brividi la camera vuota, con il canto tradizionale della terra d'Albione Coventry Carol basato sul dubbio episodio della terribile Strage Degli Innocenti commissionata da Erode e raccontata nei Vangeli di Matteo. 
Sei canzoni che rifuggono, una volta tanto, dalla banalità natalizia, non ridondanti come può esserlo l'arrivo di Santa Claus al centro commerciale il giorno della vigilia, ma rispecchiando l'umore nero e profondo del suo esecutore. Registrazioni rigorosamente lo-fi e acustiche dall' imprinting Folkie che sembrano essere la continuazione del suo funerale blues piuttosto che l'innalzazione festosa davanti ad una nascita importante come siamo abituati e spesso obbligati a fare-controvoglia- in questi giorni. Le "campane del paradiso" che risuonano nell'altro traditional anglosassone  Down In The Yon Forest guidata dall'ukulele; l'abusato canto natalizio della nascita di O Holy Night che in questa versione spettrale farebbe finalmente la sua bella figura nella Santa Messa di qualunque chiesa del mondo; il viaggio e l'arrivo dei  Magi di We Three Kings, canto scritto da John Henry Hopkins Jr. fino ad arrivare a Burn The Flames di quell'altro animo solitario e disperato di nome Roky Erickson, messa lì alla fine, a stemperare e rappresentare quale sia il vero spirito natalizio che infiamma il cuore sinistro degli animi emarginati.
Anche questo Natale passerà, ma finalmente abbiamo la colonna sonora ideale. L'unica che suona per soli quindici minuti, ma tanto bene anche a festa finita.





lunedì 17 dicembre 2012

LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI HARD/HEAVY 2012


1-KILLING JOKE-MMXII
Tanto tuonò che il fatidico 2012 è iniziato da ben quattro mesi. Jaz Coleman, profeta apocalittico di lunga data, ancora in cerca della location ideale di vita e bunker per ripararsi dall'imminente catastrofe, lontana dal caos frenetico della modernità esasperata ( ora, le cronache, lo danno accasato in Francia ), aspetta sornione gli accadimenti per poter dire: "sono più di trentanni che ve lo stavo dicendo. Vi avevo avvertito in tempo".Intanto fa uscire il quindicesimo album della sua creatura... Il momento tanto atteso sta per arrivare e la colonna sonora ci viene servita su un piatto d'argento dai Killing Joke. Loro ci credono ancora. Voi?


2-RIVAL SONS-Head Down
I ragazzi ci sanno fare veramente e questo Head Down riesce anche a superare tutto ciò che è stato prodotto fino ad ora, in virtù di una maturità acquisita con il sudore del palco...


3-THE JIM JONES REVUE-The Savage Heart
I londinesi Jim Jones Revue da tre dischi ci vendono la giusta dose di grezzo rock'n'roll, suonato e digerito in modo onesto e passionale. Convincente. Guidati dalla selvaggia carica dello schizzato cantante Jim Jones


...con A Brief Crack Of Light danno lezioni su come chitarre pesanti, intelligenza compositiva, testi mai banali e melodia possano viaggiare insieme in perfetto equilibrio...


5-THE CULT-Choice Of Weapon
Se c'è un aggettivo che è possibile associare da sempre ai The Cult quello è: camaleontici. Come la faccia, il look e l'animo di Ian Astbury, sciamano...


6-TESTAMENT-Dark Roots Of Earth
I Testament, in campo thrash metal, poche volte hanno deluso, mantenendo viva una fede devota al genere iniziata nel 1983 nella Bay Area di San Francisco sotto il nome Legacy...


7-HOWLIN RAIN-The Russian Wilds
Sembrano vivere ancora negli settanta. The Russian Wilds è il terzo parto della band di Ethan Miller. Un vortice lungo, ipnotico e avvolgente nel ripercorrere 40 anni di rock tra stoccate hard, psichedelia e perfino latin rock.


8-GRAVEYARD-Lights Out
Un disco suonato da quattro hippies fuori tempo, che pur non inventando nulla, sanno aggiungere quella malinconia e oniricità scandinava alle lezioni del caldo vintage rock che hanno dimostrato di aver assimilato e imparato da primi della classe...

9-JOEY RAMONE-Ya Know?
Ascoltando le canzoni, a sorprendere, ancora una volta, è la totale mancanza di spazio divisorio tra la rockstar e l'essere umano: quella voglia di non crescere...


10-PONTIAK-Echo Ono
...gruppo tra i più interessanti in circolazione, grazie a canzoni più dirette ed immediate rispetto al recente passato ma soprattutto grazie alla grande capacità di riunire sotto lo stesso tetto hard, psichedelia, stoner (poco questa volta) ed una vena folk molto più marcata...


11-OVERKILL-The Electric Age
12-DANKO JONES-Rock And Roll Is Black And Blue
13-EUROPE-Bag Of Bones
14-CORROSION OF CONFORMITY-Corrosion Of Conformity
15-LAMB OF GOD-Resolution
16-BAD BRAINS-Into The Future
17-PRONG-Carved Into Stone
18-KISS-Monster
19-ZZ TOP-La Futura
20-ORANGE GOBLIN-A Eulogy For The Damned
21-THE SWORD-Apocryphon
22-SOUNDGARDEN-King Animal
23-SLASH-Apocalyptic Love
24-ST.VITUS-Lillie: F-65
24-LYNYRD SKYNYRD-Last Of A Dyin'Breed
25-VAN HALEN-A Different Kind Of Truth

vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 10 DISCHI ITALIANI 2012

vedi anche LA MIA PLAYLIST: TOP 20 CLASSIC ROCK 2012

giovedì 13 dicembre 2012

RECENSIONE: BLUES TRAVELER ( Suzie Cracks The Whip )

BLUES TRAVELER  Suzie Cracks The Whip (429 Recordings, 2012)

25 anni sono tanti per passare inosservati. I newyorchesi Blues Traveler, invece, ignorati dal grande pubblico lo sono sempre stati, almeno qui da noi: sfortuna, maledizione (la morte in circostanze da "rockstar"del bassista Bobby Shenan avvenuta nel 1999, la lotta all'obesità di John popper) o cosa volete voi, eppure dopo un quarto di secolo il loro nome aleggia ancora, senza colpe o punizioni da retrocessione, nel mondo dei gruppi di culto.
Fanno le cose in grande, questa volta. Dopo il doppio CD antologico "25", che ne ha ripercorso la carriera condita da inediti e B-sides, ecco, a poche settimane di distanza (la recensione è stata scritta due mesi fa e dimenticata) anche il nuovo album di studio Suzie Cracks The Whip per festeggiare al meglio l'anniversario e tornare in pista con nuova carne al fuoco da presentare al loro fedele pubblico.
Se dal vivo continuano a portarsi dietro la nomea di jam band, acquisita con merito negli anni novanta e condivisa con una nutrita e agguerrita compagnia di viaggio tra cui  Phish e Dave Matthews Band in testa e occupando da anni i cartelloni dei più grandi festival musicali statunitensi, su disco riescono a raccimolare una dozzina di canzoni che scorrono e si fanno ascoltare in modo piacevole, facendo della varietà e della melodia-in alcuni casi peccando in eccesso- il loro punto di forza, avvalendosi anche dell'aiuto del cantautore canadese Ron Sexsmith in fase di scrittura.
Bello ritrovare in splendida forma la voce di John Popper, da misurare subito nella splendida ballata pianistica Cara Let The Moon che conclude il disco, o accompagnata dalla inseparabile armonica, sempre ben presente, come si intuisce dall'iniziale You Don't Have To Love Me, dove nel testo viene citata pure la "dolce" Lucinda Williams.
In mezzo, la chitarra di Chan Kinchla a seminare assoli come nella fin troppo "laccata" Recognize My Friend o a sostenere canzoni più poderosamente blues come Devil In The Details puntellata dalle tastiere di Ben Wilson, Things Are looking Up ed in generale tutta la seconda parte del disco, la migliore, con Nobody Fall In Love With Me, il gagliardo avanzare honk-tonk di Cover Me, Saving Grace e le atmosfere southern e solari di Big City Girls.
La freschezza e la positività del disco passano anche attraverso episodi inusuali: riusciti come  il reggae di All Things Are Possibile, i due minuti dall'andamento countryeggiante di Love Is Eveything(That I Describe), e meno riusciti come avviene nel duetto leggero e zuccherino del pop/rock I Don't Wanna Go in compagnia di Crystal Bowersox, giovane talento musicale uscito da American Idol.
Buon anniversario ai Blues Traveler!


lunedì 10 dicembre 2012

RECENSIONE: THE JIM JONES REVUE (The Savage Heart)

THE JIM JONES REVUE  The Savage Heart (PIAS Recording, 2012)

Cos'è rimasto, oggi, di un Little Richard che abbandonava il rock'n'roll in preda a visioni mistico-sessuali, di un peccaminoso Jerry Lee Lewis che distruggeva pianoforti in nome di un diavolo che si era impossessato del suo corpo, di un Gene Vincent fradicio di alcol che metteva a soqquadro stanze di albergo, degli Who che distrussero chitarre e batteria prima di uscire di scena a Monterey nel 1967, dell'iconoclasta forza rivoluzionaria di aizzatori di folla come gli Mc5, degli Stones che si rifugiarono a Parigi e dall'interno di una stanza fecero uscire il vizio che farà storia, della grande e sbeffeggiante truffa del rock'n'roll messa in scena dai Sex Pistols?
Cosa è rimasto di tutto questo nei gruppi di oggi?
Difficile eguagliarne gli eccessi, quasi impossibile ripetere i singoli episodi che li hanno fatti entrare nella mitologia rock. Più facile avvicinarsi-con rispetto e devozione- alla loro musica. Solo a quella. A volte (poche volte) originale, molto spesso revivalistica, ma in alcuni casi fatta bene ed in modo credibile. E' bene, quindi, distinguere da chi ci vende il rock'n'roll nel 2012, dopo 60 anni in cui abbiamo già visto e sentito di tutto e di più, molto spesso ci si avvicina a nuovi gruppi con in testa immagini vecchie e dannate, pronti a criticare e condannare senza appello.
I londinesi Jim Jones Revue da tre dischi ci vendono la giusta dose di grezzo rock'n'roll, suonato e digerito in modo onesto e passionale. Convincente. Guidati dalla selvaggia carica dello schizzato cantante Jim Jones, non un novellino, ma già in giro con Black Moses e Thee Hypnotics fin dal 1989 e dalla chitarra di Rupert Orton, fratello della eterea e raffinata cantautrice Beth Orton, la band, completata dal basso di Gavin Jay e dalla batteria di Nick Jones, non è più una sorpresa ma una grossa conferma. Dopo due dischi a dir poco cataclismici come l'omonimo (2007)  e Burning Your House Down(2010), dove la lezione dell'intransigente rock'n'roll dei '50 si fiondava come catapulta su garage e punk continuando a percorrere le strade marce e decadenti dei più "moderni" Nick Cave, Jon Spencer Blues Explosiuon e dello sfacciato Danko Jones. Nel loro terzo disco aggiungono nuovi ingredienti esaltati dall'ingresso in formazione del nuovo tastierista  Henri Herbert che diventa protagonista indiscusso della musica della band. I tasti "assassini" del suo pianoforte sbucano da tutte le parti, e Herbert assume le sembianze di un joker in grado di virare le canzoni a suo piacimento con un battito di dita.
Meno istintività e assalti all'arma bianca, che comunque non mancano come dimostrano il prepotente stomp-blues di Never Let You Go, il rock'n'roll di Where Da Money Go? e Catastrophe che tanto assomiglia, nel riff, alla Seeeds di Bruce Springsteen.
Più lavoro di testa, soul e costruzione, come si percepisce dall'iniziale e viziosa It’s Gotta Be About Me, un blues alienato in stile spy-story in cui ci si chiede "Am I In This World?", dal gospel da osteria marinara di  Times Around The Sun, dall'abisso profondo e spettrale da cui emerge Chain Gang, dal voodoo da girone dantesco di In and Out of Harm’s Way, dalla psicotica ripetitività di Eagle Eye Ball e dalla finale ed inusuale ,fino ad ora, Midnight Oceans & The Savage Heart, in cui Jim Jones indossa i panni confidenziali del perfetto crooner '50, in una ballad che lo trasforma nel perfetto mix tra Elvis e il Danzig, già parodista del periodo Misfits.
Nulla è indinspensabile nella musica dei The Jim Jones Revue, ma tutto è utile per dare vitali boccate di ossigeno al rock. La classica band dall'attitudine giusta e vincente, da fare ascoltare a chi continua a perpetuare e ripetere:" il rock è morto". Viva il rock!









giovedì 6 dicembre 2012

RECENSIONE: BAD BRAINS (Into The Future)

BAD BRAINS  Into The Future ( Megaforce Records, 2012)

Nel futuro, i Bad Brains ci navigavano già nel lontano 1980, quando il loro primo 7" Pay To Cum iniziò a circolare per le vie di Washington D.C.
Tanto per la musica-non si era mai sentito nulla di così veloce prima- quanto per il messaggio sociale che quattro musicisti di colore potevano trasmettere ad una scena, quella punk-hardcore, fino ad allora monocromatica nella colorazione della pelle.
"Eravamo ragazzotti neri che annusavano il rock e viceversa. Adesso è solo questione di musica, e dovrebbe essere sempre così, una questione di apertura mentale. Allora però c'era parecchio separatismo". Dice Darryl Jenifer. Da American Punk Hardcore di Steven Blush.

La storia insegnerà poi, che i Bad Brains nei libri di scuola del rock ci intreranno di prepotenza anche per meriti acquisiti sul campo, grazie a dischi quali Bad Brains (1982), il seminale Rock For Light(1983), I Against I(1986), veri e propri antesignani di quella scena crossover che popolerà la seconda metà degli anni ottanta e gran parte dei '90 e meritevoli, a tutti gli effetti, di entrare nella storia del (punk) rock tra i dischi fondamentali e da avere assolutamente. La loro fredda, cinica e selvaggia attitudine legata all'hardcore, mischiata ai caldi, lenti inserti reggae/dub, figli della loro fede rastafariana (che procurò anche parecchi problemi scaturiti dalle accuse di omofobia, smentite a fatica con il passare degli anni)  hanno generato una miscela esplosiva, soprattutto live, che farà proseliti.
Tra i primi  sinceri ammiratori ci furono i Beastie Boys di New York che nelle persone, allora ancora adolescenti, di AdamYauch e Michael Diamond proprio ad un concerto dei quattro rastafaripunk  si incontrarono per la prima volta. Scattò una scintilla che darà forma, in seguito, ad un altra bella e fondamentale pagina del libro del rock.
Proprio a Yauch (aka MCA) che produsse nel 2007 il loro ritorno discografico Build A Nation e scomparso nel Maggio scorso, è dedicata la strumentale MCA Dub che chiude questo disco, il nono della loro frastagliata carriera e che vede ancora riuniti H.R. (voce), Dr. Know (chitarra), Darryl Jenifer (basso) e Earl Hudson (batteria) in formazione originale dopo anni abbastanza bui e musicalmente deludenti, fatti di divorzi, ritorni, tentativi di rimpiazzare (inutilmente) H.R. e miseri esperimenti per rimanere a galla musicalmente, e mi viene in mente l'esiguo God Of Love, uscito nel 1995 per l'etichetta personale di Madonna e sicuramente il punto più basso della loro carriera.
Into The Future aggiunge poco alla loro storia, ormai scritta, ma è un disco che funziona più degli altri che lo hanno preceduto negli ultimi vent'anni. Ci ritroviamo tutto quello che li ha resi famosi e unici: una produzione sporca quanto basta, la "gola" raschiosa, acuta e riconoscibilissima di H.R., le schegge di veloce e diretto hardcore old school come Come Down, Youth Of Today, We Belong Togheter, Yes I, che dicono tutto quello che devono dire in meno di due minuti, gli stop and go pieni di groove di Suck Sees  ma anche un po' di quella pesantezza metal che animò i dischi di metà carriera come Quickness(1989) e Rise (1993) in Popcorn, Into The Future, Earnest Love e i riff con gli stacchi thrash metal di Fun.
E poi il reggae/dub. Incontrato per la prima volta ad un concerto di Bob Marley e attraverso i dischi che arrivavano dall'Inghilterra, quelli dei Clash per primi. Da quel momento, il loro graduale passaggio al rastafarianesimo che segnò tutta la carriera personale dei singoli membri, i testi e la musica del gruppo: oggi i segni sono nella "fumata" psichedelia di Rub a Dub Love, nel dub elettro di Jah Love, e nella strumentale Maybe A Joyful Noise che recupera addirittura qualche seme di jazz, il loro primo amore.
Un ritorno al futuro ben gradito ed una band che sembra -finalmente-ritrovata, nella carica e nella ispirazione.

lunedì 3 dicembre 2012

RECENSIONE: BUDDY MILLER & JIM LAUDERDALE (Buddy and Jim)

BUDDY MILLER & JIM LAUDERDALE  Buddy and Jim (NEW WEST Records, 2012)

La vera e sincera amicizia non ha date di scadenza. Devono averlo pensato Buddy Miller e Jim Lauderdale, che dopo anni di frequentazione e collaborazioni musicali decidono di mettere a frutto il profondo sentimento e immortalarlo nelle canzoni che compongono il "loro" primo disco insieme, quello che ha, finalmente, i loro nomi in copertina, uno di fianco all'altro. Per loro, un piccolo sogno avverato.
E che piacevole disco!
Due personaggi che hanno riscritto il country/americana di stanza a Nashville nelle due ultime decadi, lasciando un segno importante pur lavorando sempre ai margini e facendo volentieri a meno dei grandi titoli: Buddy Miller, oltre ai suoi dischi solisti degli  anni novanta e quelli con la moglie Julie Miller, tra cui l'ultimo Written In Chalk (2009) bello e forse già dimenticato, è tra i produttori, musicisti e compositori più richiesti della scena (da Emmylou Harris passando per Steve Earle fino a Robert Plant) e proprio Jim Lauderdale si è servito spesso di lui. Di cinque anni più giovane (classe 1957), Lauderdale può vantare una carriera ventennale ed ecletticamente varia sia da solista che come autore, capace di muoversi con estrema disinvoltura tra le radici della musica americana, senza mai ottenere la piena ribalta, che presumo nemmeno gli interessi, ma mettendoci sempre tanta onestà e impegno. A conferma di tutto ciò, proprio in questo momento, è sul mercato con un altro lavoro incentrato sul bluegrass: Carolina Moonrise, Bluegrass Songs by Robert Hunter and Jim Lauderdale.
Un disco divertente questo Buddy and Jim.
"Ci siamo divertiti un sacco a fare questo album, e penso che si possa sentire. Inoltre vorrei sottolineare che abbiamo i migliori musicisti della città in questo disco" dice Miller.
Ecco allora sfilare: Stuart Duncan (violino, mandolino, banjo) dei Nashville Bluegrass Band, Russ Pahl (steel guitar, banjo), Dennis Crouch (upright bass), Marco Giovino (percussioni) già al lavoro con John Cale, Norah Jones e Robert Plant, Patterson Barrett (tastiere).
Si percepisce la piena sintonia in cui viaggiano i due musicisti che per l'occasione, oltre a reinterpretare vecchie canzoni, riescono a scrivere qualcosa di loro pugno, il tutto fatto e registrato nel giro di tre giorni, in totale rilassatezza e libertà stilistica.
"Ci conosciamo da tanto tempo, l'armonia che ci lega ha fatto sì che le nostre voci si adattassero molto bene insieme, inoltre abbiamo una buon intuito reciproco" dice Lauderdale. Quasi due fratelli, verrebbe da aggiungere.
Estrema varietà messa su disco. Un viaggio divertente dentro ad un secolo di musica americana : dalle chitarre elettriche suonate da Miller dell'iniziale e autografa I Lost My Job Of Loving You, al Rock'n'roll della finale The Wobble, passando alla delicatezza acustica e sognante di That's Not Even Why I Love You, It Hurts Me, I Want To Do Everything For You di Joe Tex, con le voci dei protagonisti che interagiscono come avviene solo nei  migliori duetti.
Passando in rassegna il mondo della country-music e tutte le contaminazioni possibili, generando un ipotetico ponte generazionale tra il passato e il presente di una musica che proprio grazie (anche) a loro è tornata in grande auge negli ultimi anni: dal ruspante country "da treno in corsa" di The Train That Carried My Gal From Town di Frank Hutchison, canzone portata al successo da un altro pioniere Doc Watson, scomparso proprio quest'anno, al country/calypso di South In New Orleans, ai sapori rockabilly di Vampire Girl, alla danza campestre guidata dal violino di Forever And A Day, andando a rispolverare i sapori old-country dei primi del '900 di Lonely One In This Town degli antesignani Mississippi Sheiks, fino al country/blues di Looking For Heartache Like You.
Bel viaggio!




vedi anche RECENSIONE: JOSHUA JAMES-From The Top Of Willamette Mountain (2012)