Nel futuro, i Bad Brains ci navigavano già nel lontano 1980, quando il loro primo 7" Pay To Cum iniziò a circolare per le vie di Washington D.C.
Tanto per la musica-non si era mai sentito nulla di così veloce prima- quanto per il messaggio sociale che quattro musicisti di colore potevano trasmettere ad una scena, quella punk-hardcore, fino ad allora monocromatica nella colorazione della pelle.
"Eravamo ragazzotti neri che annusavano il rock e viceversa. Adesso è solo questione di musica, e dovrebbe essere sempre così, una questione di apertura mentale. Allora però c'era parecchio separatismo". Dice Darryl Jenifer. Da American Punk Hardcore di Steven Blush.
La storia insegnerà poi, che i Bad Brains nei libri di scuola del rock ci intreranno di prepotenza anche per meriti acquisiti sul campo, grazie a dischi quali Bad Brains (1982), il seminale Rock For Light(1983), I Against I(1986), veri e propri antesignani di quella scena crossover che popolerà la seconda metà degli anni ottanta e gran parte dei '90 e meritevoli, a tutti gli effetti, di entrare nella storia del (punk) rock tra i dischi fondamentali e da avere assolutamente. La loro fredda, cinica e selvaggia attitudine legata all'hardcore, mischiata ai caldi, lenti inserti reggae/dub, figli della loro fede rastafariana (che procurò anche parecchi problemi scaturiti dalle accuse di omofobia, smentite a fatica con il passare degli anni) hanno generato una miscela esplosiva, soprattutto live, che farà proseliti.
Tra i primi sinceri ammiratori ci furono i Beastie Boys di New York che nelle persone, allora ancora adolescenti, di AdamYauch e Michael Diamond proprio ad un concerto dei quattro rastafaripunk si incontrarono per la prima volta. Scattò una scintilla che darà forma, in seguito, ad un altra bella e fondamentale pagina del libro del rock.
Tanto per la musica-non si era mai sentito nulla di così veloce prima- quanto per il messaggio sociale che quattro musicisti di colore potevano trasmettere ad una scena, quella punk-hardcore, fino ad allora monocromatica nella colorazione della pelle.
"Eravamo ragazzotti neri che annusavano il rock e viceversa. Adesso è solo questione di musica, e dovrebbe essere sempre così, una questione di apertura mentale. Allora però c'era parecchio separatismo". Dice Darryl Jenifer. Da American Punk Hardcore di Steven Blush.
La storia insegnerà poi, che i Bad Brains nei libri di scuola del rock ci intreranno di prepotenza anche per meriti acquisiti sul campo, grazie a dischi quali Bad Brains (1982), il seminale Rock For Light(1983), I Against I(1986), veri e propri antesignani di quella scena crossover che popolerà la seconda metà degli anni ottanta e gran parte dei '90 e meritevoli, a tutti gli effetti, di entrare nella storia del (punk) rock tra i dischi fondamentali e da avere assolutamente. La loro fredda, cinica e selvaggia attitudine legata all'hardcore, mischiata ai caldi, lenti inserti reggae/dub, figli della loro fede rastafariana (che procurò anche parecchi problemi scaturiti dalle accuse di omofobia, smentite a fatica con il passare degli anni) hanno generato una miscela esplosiva, soprattutto live, che farà proseliti.
Tra i primi sinceri ammiratori ci furono i Beastie Boys di New York che nelle persone, allora ancora adolescenti, di AdamYauch e Michael Diamond proprio ad un concerto dei quattro rastafaripunk si incontrarono per la prima volta. Scattò una scintilla che darà forma, in seguito, ad un altra bella e fondamentale pagina del libro del rock.
Proprio a Yauch (aka MCA) che produsse nel 2007 il loro ritorno discografico Build A Nation e scomparso nel Maggio scorso, è dedicata la strumentale MCA Dub che chiude questo disco, il nono della loro frastagliata carriera e che vede ancora riuniti H.R. (voce), Dr. Know (chitarra), Darryl Jenifer (basso) e Earl Hudson (batteria) in formazione originale dopo anni abbastanza bui e musicalmente deludenti, fatti di divorzi, ritorni, tentativi di rimpiazzare (inutilmente) H.R. e miseri esperimenti per rimanere a galla musicalmente, e mi viene in mente l'esiguo God Of Love, uscito nel 1995 per l'etichetta personale di Madonna e sicuramente il punto più basso della loro carriera.
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E poi il reggae/dub. Incontrato per la prima volta ad un concerto di Bob Marley e attraverso i dischi che arrivavano dall'Inghilterra, quelli dei Clash per primi. Da quel momento, il loro graduale passaggio al rastafarianesimo che segnò tutta la carriera personale dei singoli membri, i testi e la musica del gruppo: oggi i segni sono nella "fumata" psichedelia di Rub a Dub Love, nel dub elettro di Jah Love, e nella strumentale Maybe A Joyful Noise che recupera addirittura qualche seme di jazz, il loro primo amore.
Un ritorno al futuro ben gradito ed una band che sembra -finalmente-ritrovata, nella carica e nella ispirazione.
Un ritorno al futuro ben gradito ed una band che sembra -finalmente-ritrovata, nella carica e nella ispirazione.
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