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mercoledì 11 luglio 2012

INTERVISTA a MARIO RANIERI-autore del libro FACE TO FACEBOOK



"Gli aggiornamenti quotidiani tipo 'sveglio, mi sono vestito, colazione, sono caduto' fanno sembrare le persone ancora più sciocche di quanto non siano" firmato Morrissey- rispondendo ad una domanda sui social network apparsa su XL-la Repubblica di  Luglio/Agosto 2012

A cosa stai pensando? Questa domanda ci sta accompagnando da alcuni anni. Uno sfinimento. Devo essere sincero: l'ho quasi sempre ignorata, poche volte ho risposto. Non mi piace mettere in comune con altri il mio stato d'animo, i miei pensieri, l'umore e le mie attività giornaliere (quelle cose del tipo Enzo Curelli si trova qui con...Morrissey hai ragione!!!) A volte non riesco a farlo con chi  mi è vicino, figuriamoci se riesco con chi non vedo e -a volte- nemmeno conosco. Preferisco usare Facebook per condividere le mie passioni: la musica su tutto, qualche foto e poco altro, in verità. Chi è interessato legge, gli altri possono passare ad un altro profilo. Proprio grazie alla musica ho conosciuto tante persone, tra queste un certo Mario's Ranieri. Era una recensione dei Casino Royale, quella di Io e la mia ombra, disco del loro ritorno discografico uscito nel 2011. La mia classica e ragionata attività di spam colpì anche lui (chiedo scusa a tutti quelli a cui ho rotto le balle con i miei link-però per questo, facebook rimane un potentissimo mezzo pubblicitario). Amicizia richiesta e accettata. Scopro la sua bacheca piena di frasi e osservazioni: ciniche, non-sense, dirette, vere, personali, divertenti, appassionate.
Mi dice che sta scrivendo un libro. Non passa molto tempo...il suo sogno si avverà.
"FACE To FACEBOOK è un libro che descrive chi fa uso di facebook, in tono ironico e non solo, troverai mie citazioni, vignette sulla crisi di governo, poesie metropolitane e non solo, un libro che non segue un filone logico, ogni pagina è figlia di se stessa, troverai tutto logico, illogico,surreale, tinto, stinto, anormale, reale, un libro che non impegna leggibile in un paio di ore di puro relax, ti accorgerai che in fondo siamo tutti uguali nella nostra diversità(non proprio tutti) se non sarà di tuo gradimento saprai che la carta è infiammabile, ricorda siamo tutti codici a barre, buon divertimento..."
Così, lo stesso Mario descrive il suo libro sul retrocopertina, facendosi la migliore delle pubblicità possibili.
Voglio presentare anche a voi il mio amico, se vorrete da oggi potrebbe diventare anche vostro...su facebook naturalmente.

-Nel libro, traspare il tuo invito ad usare facebook in modo più intelligente, di quanto in verità è usato dalla maggioranza delle persone. Così come la televisione, è diventato un mezzo molto passivo: giochetti stile "farmville", frasi fatte, link tutti uguali....ecc. Ti ricordi perchè sei entrato in facebook e perchè continui a rimanerci?
ciao Enzo, in verita' son stato tra gli ultimi dei miei amici ad entrare in facebook, forse per rimanere al passo con i tempi? non so, penso che facebook dopo un po' di tempo diventa logorante, solite cose solite frasi tutte uguali, tutti incazzati con la societa' ma in fondo felici di essere tra la massa, credo per la grande solitudine che oggi regna sovrana tra i giovani( mancanza di veri ideali), ci rimango molto probabilmente solo perche' questo mezzo di comunicazione mi ha permesso di conoscere anche gente in gamba, ( ad es. Enzo Curelli)
diciamo che non invito ad usare facebook in modo piu' intelligente, ho voluto dimostrare come tante persone siano vuote di fantasia quindi ricorrono ad un link per dimostrare chi sono, in fondo non sanno esprimersi con parole proprie ma hanno bisogno di un supporto cosi come nella vita!( paura di affrontare le cose, mettendo in mostra cio' che non sono ' veramente)
-Ora mi trasformo nel tuo "ego" e ti chiedo: Mario, non sei un po' troppo critico?
sicuramente sono molto critico, ma il mio pseudo libro e' un viaggio a 360 gradi in quello che vedo oggi nella societa' e tra i giovani, piu' che critico un libro pessimistico, oggi e' difficile almeno per me essere ottimista e questo lo riscontro anche tra i miei simili.
-Nei ringraziamenti, a fine libro, ringrazi chi ti ha licenziato, dicendo che ti ha dato l'opportunità e il tempo per scrivere.(Qui mi ci ritrovo molto). Quanto tempo è passato dalla fine del tuo lavoro all'idea di iniziare a scrivere-è un sogno che coltivavi da tanto? In tempi come questi mi sembra un buon segnale verso tutti quelli che si potranno trovare nelle tue condizioni. Tutti noi abbiamo delle risorse che, a volte, per essere scoperte, hanno bisogno di una forte spinta. Dalle cose brutte possono nascere cose molto più belle.
il mio libro era gia' in cantiere da un po', ma lavorando non avevo proprio tempo materiale, in questi mesi di " pensione forzata" ho cercato di dedicarmi alla mia passione..scrivere!!!!...come dici tu, ognuno di noi ha delle potenzialita' e sicuramente rimanere senza lavoro mi ha dato l' opportunita' di scrivere senza sosta , ho sfogato il mio malessere mettendo a nudo i miei pensieri e credo ci voglia coraggio, coraggio che tanti non hanno ma io sono una persona semplice e non ho avuto problemi a mettermi a nudo!Credo che ognuno di noi in tempi morti debba mettersi alla prova, io l'ho fatto per sopravvivere a me stesso.
-Vivi un piccolo paese di provincia. Te lo fai bastare?
si vivo in un paesino di 1500 anime e me lo faccio bastare certo! mi piacerebbe vivere in una grande citta' ma scapperei subito, sono nato in campagna dove ancora sento odori che mi fanno sentire vivo.
-C'è anche una vena nostalgica. Un ricordo molto vivido dei tempi passati: i giochi, le merende dell'adolescenza. Come ti trovi in questi tempi da "facebook"?
Hai perfettamente ragione Enzo c'e' una ventata di nostalgia forse un tifone!!! sono un nostalgico aime', legato alla mia terra ai miei luoghi; se mi chiedi come vivo in questi tempi da facebook ti rispondo che non mi ci ritrovo, ma la vivo con filosofia in fondo purtroppo e' entrato a far parte un po' di tutti nel bene e nel male.
-Tu le merendine le mangi con gusto o le rubi?
Le merendine le ho sempre rubate!
-Di Gianni Miraglia cosa mi dici?
Gianni Miraglia mi ha ispirato molto, lo ritengo un genio della comunicazione, il suo modo di scrivere e' originale, e' una macchietta! ha risorse infinite, ho letto i suoi libri, secondo me merita molto di piu' di quello che e'! sono convinto che potrebbe tenere testa a chiunque penso sia unico ed inimitabile, questo fa di lui un artista con la A maiuscola!
-Perchè la musica ti salva la vita? Te lo chiede uno che senza musica non vivrebbe!!!
La musica salva la vita o comunque nel mio caso ti rimette in strada, nella mia vita ho passato momenti non felici e quando tutto sembrava perso la musica mi ridava la speranza, per questo ringraziero' per sempre CASINO ROYALE grazie alla loro musica ho cambiato la mia vita, non chiedermi in che modo o perche' posso solo dirti che la musica ( in questo caso la loro musica) ha questo potere.
-Oltre ai tuoi tanti pensieri, nel libro c'è un piccolo racconto Horror e alcune poesie. Il tuo futuro potrebbe essere lì?
 il mio futuro non e' nella poesia, le mie poesie non sono al miele, odio le parole toppo sdolcinate, piu' che poesie sono stati d'animo, ma credo non ne scriveroì piu, mi hanno stancato.
-Cosa ti aspettavi dal libro? Cosa, invece hai ottenuto? Se non sbaglio sei già al lavoro su qualcos'altro?
cosa mi aspettavo dal libro? niente di particolare credimi, e' una grande soddisfazione personale, ho ottenuto molti consensi positivi e molte vendite piu' di quello che potevo immaginare quindi doppia soddisfazione, ripeto ho voluto lasciare il mio libro scorretto in modo che mi rispecchiasse come persona confusionaria, che non segue un filo logico nemmeno nella vita, il mio libro e' mio figlio mettiamola cosi, tutto suo padre! non mi ritengo uno scrittore ho voluto lasciare qualcosa di me, il mio modo di vedere le cose visibile a tutti!
Sto scrivendo un nuovo libro, non segue la scia precedente, ma voglio che questo nuovo libro sia corretto anche grammaticalmente, voglio vedere se sono maturato un po'! una nuova sfida personale, oltre alla grande passione.
scrivere mi aiuta a parlare con me stesso mi ipnotizza tra virgolette, entro in una sorta di vuoto dove i brutti pensieri rimangono fuori, scrivere mi aiuta a ritrovarmi tutte quelle volte che mi perdo.e' un ottimo medico!
p.s. il libro di Mario come già anticipato dalla sua presentazione  presente sul retrocopertina e confermato dall'ultima sua risposta è volutamente sgrammaticato come le sue risposte. Non subissatelo di insulti. Per quelli infierite su di me.





venerdì 20 aprile 2012

LEVON HELM: THE LAST WALTZ...un piccolo ricordo


Il Film /documentario The Last Waltz fu la mia prima school of rock. Ricordo ancora la videocassetta PHILIPS su cui registrai il film di Martin Scorsese, captato, chissà come e perché, da un canale Rai, quando la televisione pubblica trasmetteva ancora cose buone e utili. Registrato in modo del tutto inconsapevole, ignorandone il contenuto se non per aver letto da qualche parte che quel film doveva essere assolutamente visto, perché conteneva una grande parata di stelle della musica rock. Quelle cose che si leggevano nelle riviste TV che ti promettevano tante canzoni (?) e tanti sorrisi (?), in quei piccoli trafiletti sotto la foto della locandina, con tanto di stellette e giudizio dato da chissà chi.
Doveva essere l'ultimo concerto di un una delle più grandi Band della musica americana che paradossalmente era per quattro/quinti canadese. Il classico concerto d'addio. Finì per essere uno dei miei primi passi verso la musica di qualità, e mi piace immaginare, ma certamente lo sarà, che possa essere il primo passo di tanti altri adolescenti, allora, adesso, come in futuro. Un nuovo mondo che si apriva e che mai più troverà chiusura (quante cose ancora da imparare...).
The Last Waltz doveva essere una festa, ma ha sempre trasmesso quella velata malinconia /tristezza che già le prime note-Theme From The Last Waltz-promettevano e che Scorsese seppe evidenziare in modo perfetto con il montaggio.
Il più grande "addio" alla musica rock mai immortalato su pellicola. Il concerto/film che in un solo colpo ti metteva di fronte Neil Young, Joni Mitchell, Neil Diamond, Dr.John, Eric Clapton, Van Morrison, Muddy Waters, Ronnie Wood e tanti, tanti altri, riuniti a celebrare, duettare e ringraziare, come Bob Dylan che con The Band scrisse importanti pagine della sua carriera su disco e in tour. Esibizioni intervallate dalle confessioni dei componenti di The Band davanti alla telecamera di Scorsese, tralasciando la "polvere bianca" che si alzava dietro, a telecamere spente. Un pezzo di storia del rock che, nell'anno 1976, lasciava le scene dopo soli nove intensi anni di attività.
Quando le note di Theme from the Last Waltz si rimpossessano dello schermo, calano i titoli di coda e cala la malinconia. L'orchestra di inizio film non c'è più, il Winterland di San Francisco è vuoto, The Band è sopra quel palco che nel frattempo è diventato  piccino piccino. Garth Hudson suona l'organo a pompa dietro a tutti, gli altri da sinistra a destra sono: Richard Manuel al dobro, Rick Danko al contrabbasso e Robbie Robertson  all'arpa/chitarra.
Tra le tante stelle del rock che mi rimasero impresse, un personaggio ha sempre occupato un ricordo più vivido, fatto di quella simpatia che nasce a pelle, senza un perché che ne spieghi il motivo, e senza la voglia di cercare quel motivo se non, negli anni, imparare a conoscere l'artista, la sua storia, le sue opere a confermare quella prima impressione.
Aveva la barba, un sorriso contagioso e sincero, i capelli arruffati e rossicci. Suonava la batteria (ma anche chitarra e mandolino), allo stesso tempo cantava divinamente e aveva l'aspetto umile e "contadino" che l'altezzoso Robertson non possedeva. I due non sono mai andati d'accordo. L'ultimo ricordo? Ho comprato uno dei suoi ultimi dischi solisti nel 2009, Electric Dirt. Lo sto ascoltando ora. La copertina, da sola, sembra raccontare tutto il suo semplice mondo (e modo) di affrontare la vita. Splendido.
Il destino, in modo beffardo, ha cercato di zittire The Band, usando il tempo, la malattia ed i vizi come alleati. Le tre voci del gruppo si sono spente in successione: Richard Manuel nel 1986 suicida dopo anni di alcolismo, il cuore di Rick Danko nel 1999 ha smesso di battere improvvisamente, ora un terribile ed incurabile tumore alla gola ha abbassato il volume all'ultima voce.   
Quando i titoli di coda di The Last Waltz  finiscono la loro corsa, lì all'estrema destra di quel palco piccino, con un minuscolo mandolino in mano, c'è quel un quinto di parte americana del gruppo: LEVON HELM.
Perchè nessun destino beffardo potrà mai zittire la voce e la musica di un musicista. We Can Talk...about it now.

 

domenica 15 aprile 2012

RECORD STORE DAY 2012, INTERVISTA A PAOLO CAMPANA,regista di "VINYLMANIA"


Le dita che corrono veloci in preda ad un raptus impulsivo, scartabellano centinaia di vinili nel volgere di pochi secondi. Lo sguardo attento e concentrato nel cogliere i particolari, i colori e i monicker delle copertine e nello stesso tempo vigile a controllare altri avventori e le loro scelte ( No, quello no, lo dovevo prendere io...). Il naso solleticato da quel particolare aroma di cartone mischiato ad inchiostro e plastica che sale ogni qualvolta rilasciamo un disco per afferrarne un altro. Tutti i nostri sensi sono impegnati e racchiusi in una semplice azione ripetutta chissà quante volte e in quanti luoghi sparsi per il mondo.
Questa semplice azione che sembra sepolta nei ricordi dei più nostalgici, rivive ancora nelle vite degli appasionati meno arrendevoli, di chi continua a frequentare "fiere del vinile" e i sopravvissuti negozi di dischi.
Da alcuni anni (cinque per la precisione),come si fa per le cose più belle, importanti, preziose ed in via di estinzione, il 21 Aprile 2012 si celebra, in tutto il mondo, il Record Store Day. Giornata dedicata a tutti i negozi che ancora sfidano il mercato musicale anteponendo la passione prima di tutto.
Negozianti, artisti e fans uniti per un giorno in difesa della buona musica. Negozi aperti, edizioni limitate e create appositamente per la manifestazione ed eventi live animeranno la giornata in ogni angolo del mondo.
Quest'anno anche l'Italia avrà il suo momento di gloria. Il film/documentario del regista torinese Paolo Campana: "VINYLMANIA-Quando la vita scorre a 33 giri al minuto", è stato scelto come pellicola ufficiale della manifestazione.
Ne parliamo direttamente con lui.

INTERVISTA a PAOLO CAMPANA

Come ha preso forma l'idea di girare il film e come è arrivato a rappresentare il Record Store Day 2012?
L’idea di Vinylmania è nata più di dieci anni fa, diciamo in tempi non sospetti ed è stato un work in progress. Allora si parlava del vinile come di un fenomeno di nicchia, si pensava che di lì a poco sarebbe sparito... e quindi nessuno credeva nel progetto. Per anni ho girato con la mia telecamera tra negozi di dischi, mercatini e DJ set per documentare la realtà che mi circondava. All’epoca facevo il DJ quasi a tempo pieno e nel documentare la realtà che frequentavo volevo capire di più su una passione che stava per me diventando mania vera e propria. La mia domanda iniziale è stata “ma cos’è che ci tiene così ancorati a questo formato?”.
L’aumento imprevisto delle vendite e l’attualità del fenomeno ha dato poi ragione a quest’idea e finalmente nel 2008 alcune televisioni, tra cui ZDF/ARTE, che producono documentari creativi, si sono finalmente interessate al progetto. Così insieme con la torinese Stefilm che da tempo sosteneva questa ricerca è partita la produzione vera e propria. Con Edoardo Fracchia, il produttore, abbiamo cominciato a lavorare alla preparazione del film, iniziata nell’estate del 2009 e terminata tra riprese in giro per il mondo, montaggio e post-produzione nel 2011. Esisteva già da tempo uno script che poi ha avuto diverse stesure mantenendo un’idea di base che consisteva in una mia indagine personale intorno al mondo del vinile, una sorta di viaggio nel “groove”, dentro il microsolco, una sorta di “road movie”. La parte di vissuto autobiografico ha preso forma più compiuta durante il montaggio e fa da traino ad una storia costellata d’incontri con artisti, musicisti, DJ, ingegneri del suono, collezionisti o semplici appassionati. Partendo dall’idea di sondare soprattutto la febbre del collezionismo, il progetto ha virato verso un’altra forma, ovvero l’intenzione d’indagare tutte le possibili declinazioni di questa passione, da chi ha lavorato con i dischi facendo copertine, studiandone il suono, a chi è musicista o ne è stato folgorato come semplice amante della musica o ha passato una vita ad archiviare dischi.
Per quanto riguarda il RSD sono molto fiero che Vinylmania sia stato selezionato come film ufficiale del 2012. Ho sempre desiderato fare qualcosa in questa direzione. Il rapporto con RSD esiste da oltre un anno e dopo un lungo scambio di mail abbiamo finalmente attirato il loro interesse, abbiamo mandato il film appena finito quest’estate... e semplicemente è piaciuto! Il fatto poi che quest’anno l’ambasciatore sia Iggy Pop mi entusiasma ancora di più.
Per girare Vinylmania hai impiegato dieci anni. Un periodo lungo per la velocità con cui è cambiata la fruizione musicale in questi ultimi anni. Girando il film ti sei accorto di questi cambiamenti intorno a te? Ci sono state difficoltà? Aiuti insperati?
E’ stato un periodo di gestazione relativamente lungo in cui molte cose sono successe tra cui la rivoluzione su internet con il downloading selvaggio di musica: MP3, l’avvento di Itunes, ecc...
E’ paradossale che proprio in un momento di grande libertà come questo sia ricominciata una massiccia vendita di dischi riportando sul mercato le stesse major che in parte sembravano aver abbandonato questo formato. L’elemento inaspettato di questo fenomeno di ripresa sono i più giovani. Nuove generazioni di teenagers, nati in epoca digitale, hanno cominciato ad interessarsi al vinile.
Forse saranno loro i collezionisti del futuro? La verità è che il vinile non è mai andato via... è semplicemente ritornato di grande attualità e l’industria della musica se n’è accorta e l’ha rilanciato, forse per far fronte a quella che nel film viene definita da Eddie Piller, storico DJ e produttore dell’etichetta Acid Jazz, “la truffa del digitale”.
La gente cerca qualcos’altro dentro la musica, ha bisogno di qualcosa da toccare, di un oggetto concreto, di un suono più naturale ed il vinile incarna quest’idea. Questa sorta di nuovo “rinascimento” dei dischi, come dicevo, ha aiutato tantissimo il progetto prima dal punto di vista produttivo ed ora distributivo.
Fare un documentario, soprattutto in Italia, è un percorso ad ostacoli. Questo significa principalmente avere difficoltà dal punto di vista economico. Ci sono state però anche tante sorprese che hanno reso questa sorta di missione molto eccitante. A parte il sostegno del RSD durante l’arco delle riprese, il film ha avuto la partecipazione e il supporto di artisti che stimo molto tra cui Philippe Cohen Solal dei Gotan Projectt, Winston Smith, artista conosciuto soprattutto per le copertine dei Dead Kennedys o Sanju Chiba, costruttore del Laser Turntable. Persone che hanno creduto e credono tutt’ora fortemente nel film tanto da sostenerne la promozione stessa. Winston Smith ad esempio ha creato per noi la copertina del DVD e il poster del film con il suo stile graffiante.
Un’altro grande aiuto è arrivato dalla rete, dai nostri fan di facebook in gran parte, quando abbiamo organizzato la campagna di raccolta fondi per poter produrre il DVD di Vinylmania edizione speciale. Quasi 400 sostenitori ci hanno aiutato su Kickstarter a raccogliere la somma di 37.000 dollari. E’ stata un’esperienza bellissima, 45 giorni d’intensa campagna in rete a stretto contatto con appassionati di musica, collezionisti o semplici amanti dei documentari...
Andando in giro per il mondo hai potuto testare la sopravvivenza dei piccoli negozi musicali. C'è ancora qualche isola felice in giro per il mondo?Isole felici ne ho trovate un po’ ovunque nel mio viaggio: a parte i grandi shop resistenti come Spacehall a Berlino, Rough Trade a Londra o Amoeba a San Francisco, ci sono i piccoli negozi, sempre a San Francisco, con sotterranei interminabili
e corridoi di Lp che si perdono nell’oscurità, interi isolati pieni di sorprendenti negozi a Shibuya a Tokyo, gli “Antiquariat” di Praga, botteghe in cui tra vecchie cianfrusaglie e reliquie “ortodosse” spuntano titoli imprevedibili, la fiera di Novegro a Milano, una delle più grandi in Europa o semplicemente i “vide grenier”, mercatini delle pulci dei paesini che ho visitato nel sud della Francia dove si possono scovare rarità di ogni tipo... Un’altra isola felice è l’ARC, l’Archive of Contemporary Music di New York dove sono custoditi più di 2.000.000 di dischi e dove si può consultare l’introvabile. Il direttore, dell’ARC, Bob George, circa due volte l’anno organizza una piccola fiera al suo interno dove vende i doppioni...
Tu sei di Torino. Recentemente ho letto il divertente libro "L'ultimo disco dei Mohicani"(raccolta di folli aneddoti intorno ad un negozio di dischi) di un altro torinese: Maurizio Blatto. Nella tua città i piccoli negozi di dischi come sopravvivono e reagiscono ai grandi media-stores ed a internet?Reagiscono come penso tutti i piccoli negozi di musica sparsi per il pianeta... creando un rapporto stretto con il cliente, specializzandosi in generi e sottogeneri particolari e ricercati, fungendo da punto d’incontro per gli amanti della musica, distribuendo flyers e riviste... recensendo direttamente i dischi in vendita, insomma fungendo da veri e propri aggregatori utilizzando la creatività. Questi negozi sono luoghi unici rispetto ai grandi media-store che di vinile hanno solo qualche ristampa. Fondamentalmente anche a Torino per me vale quello che diceva Nick Hornby nel suo libro Alta Fedeltà: “I negozi dischi non possono salvarti la vita, ma possono dartene una migliore”, si perché in questi non solo si comprano e si ascoltano dischi ma si ferma un po’ il tempo e ci si trova una dimensione differente fatta anche di incontri bizzarri.
Il libro di Maurizio, che conosco da anni, e il cui negozio frequento di tanto in tanto, non fa altro che raccontare una splendida variegata galleria umana. Insomma se cerchi qualcosa di non anonimo ed inconsueto basta entrare in un qualunque negozio di dischi... qui più che fuori qualcosa d’interessante di sicuro succede.
Intervistando gli artisti, qual'è la corrente di pensiero più frequente riguardo i files digitali? Molti li odiano, altri li trovano indispensabili. C'è qualche musicista che ti ha colpito più di altri?In realtà non vedo i file digitali come il diavolo, possono essere utili per scoprire nuova musica prima di cercarla in vinile, per scambiare al volo esperienze. Il digitale personalmente è semplicemente un modo per ricognizzare la musica, le nuove uscite, i dischi introvabili... diciamo che potrebbe essere un’anticamera del vinile. Scopri un brano? Un artista? Bene, vuoi approfondire? Con il vinile crei un rapporto più profondo e ravvicinato con la musica registrata e l’opera contenuta, un rapporto più impegnativo ma anche più gratificante dal punto di vista dell’esperienza. E le esperienze di ognuno che s’intersecano sono le più diverse. Da un lato ci sono puristi come Eddie Piller, Key Kobayashi o i The Karminsky Experience, DJ e accaniti collezionisti presenti nel film, che suonano vinile al 100%, poi c’è DJ Kentaro, che utilizza sia vinili veri che quelli virtuali di Serato per scratchare. All’altro estremo, Richie Hawtin (presente con un intervista nei bonus del DVD), votato completamente agli usi più avanguardistici del digitale che però non ha rinnegato le proprie origini. Secondo Hawtin il vinile è fondamentale perché ci fa immergere meglio nella musica presente permettendoci di comprenderne le radici.
Il tuo film verrà visto e proiettato in tutto il mondo. Quest'anno ambasciatore del Record Store Day sarà Iggy Pop. Cosa speri possa dire
immediatamente dopo la visione del tuo film?
Spero innanzi tutto che lo veda... e che possa apprezzarne soprattutto l’ironia. Iggy è parte di quell’universo musicale in cui sono cresciuto negli anni’80... fondamentale
Il lento ritorno in auge dei vinili spesso lo associo, metaforicamente, ad un richiamo e voglia di lentezza in un mondo assurdamente frenetico. La sacra liturgia dietro all'ascolto dei vinili richiede molto tempo. Qual'è stato, secondo te, il nemico numero uno del vinile? La nostra generazione ha conosciuto tutti i supporti musicali:il vinile appunto, la musicasetta (addirittura la vetusta "super 8"), il compact disc, l'mp3. Dove risiede la magia del vinile?
Indubbiamente il nemico numero uno del vinile, dopo la cassetta, è stato il cd. Le major hanno spacciato il digitale all’epoca come qualcosa di irrinunciabile... ma era semplicemente un altro modo per cercare di resuscitare i profitti di un industria, quella musicale, già da anni agonizzante. La qualità del CD è buona si, ma si tratta di un suono non conformato sul nostro orecchio che è e rimane analogico così come il suono registrato nei microsolchi di un vinile. Per le Major produrre e vendere CD dava più ricavi rispetto ai dischi. Ora però la batosta gli è tornata indietro... prima con il downloading gratuito ed ora con il crollo del mercato dei CD. Non bisogna dimenticare che un disco in vinile non è “fotocopiabile” ed ha più senso la convivenza vinile-MP3 che quella vinile-CD.

La cassetta Stereo8 non è mai stata un pericolo, anzi era limitante tanto da essere poi soppiantata dalla classica Cassetta Basf, anch’essa però molto limitata per la qualità. Si tratta di formati storici, su cui ora si sono raccolte comunità di afficionados e dietro cui c’è un fenomeno di nostalgia vero e proprio, vedi i leggendari mixtape, e a cui stanno dedicando diversi documentari. Ma, nulla a che vedere con il vinile, i dischi hanno qualcosa che va oltre la nostalgia, il suono e la copertina.
La magia del vinile sta in qualcosa di più evocativo. Vedo i dischi come piccole macchine del tempo in grado di farci viaggiare non solo nella nostra memoria personale ma nella memoria musicale collettiva. Sono sicuro che sia questa qualità impalpabile ad attrarre inconsciamente gran parte dei più giovani. Essi stessi hanno bisogno di sentirsi parte di qualcosa di tangibile, qualcosa che li riconnetta con una certa forma di pensiero che sta sparendo. Quella spirale scura del groove che gira sul piatto ha il potere di portarti lontano verso altri mondi e universi paralleli altrimenti insondabili.
Hai una situazione ideale per ascoltare musica? Quella in cui la musica occupa totalmente i tuoi pensieri e ti stacca completamente dal mondo?Fondamentalmente l’ascolto di un disco richiede dedizione e tempo ma è anche un passatempo piacevole. Lo si può fare mentre si cucina, e magari si sorseggia un bicchiere di buon vino... Adoro questa pratica... come anche quella di passare una bella serata in compagnia con il sottofondo frusciante di un disco... dimenticarmi di girare la facciata perché succede qualcosa di imprevisto... Per citare ancora Nick Hornby: “L'amore è una metafora della musica stessa”.
Vinile vuol dire anche arte visiva.
-Ti ricordi la prima copertina che hai visto?
Ricordo quella che mi rimase più impressa... the Robots dei Kraftwerk, avevo 12 anni, li avevo visti in tv e mi avevano colpito molto: loro quattro, camicia rossa, cravatta nera... manichini futuristi di se stessi...
-La più bella copertina che possiedi nella tua collezione?Adoro le copertine coloratissime degli anni ’50 di lounge exotica americana, soprattutto quelle di Martin Denny, Les Baxter o Yma Sumac ma sono anche molto legato a certe copertine degli anni ’80 come quelle create da Peter Saville o Winston Smith, ospiti del film.
-La più brutta?Non c’è limite al peggio... non ho mai capito la cover del primo album degli A Certain Ratio... non è esteticamente confortante e i colori mi fanno un effetto strano, ma non è la più brutta che al momento ricordi... Forse le ultime dei Simple Minds? O certa roba Italo disco degli ’80... musica che per altro adoro!
Come sarà distribuito il DVD e cosa potremo trovarci? Hai mai pensato a cosa potrebbe pensare un ragazzino, adolescente di oggi, davanti alle immagini della tua pellicola?Il film ha riscosso un grande successo al International Film Festival di Goteborg ed ora sta circolando in diversi festival e rassegne. Tra i principali appuntamenti nelle sale ad aprile Vinylmania sarà presentato al Chicago International Music Festival, avremo una prima a Torino al Cinema Massimo il 18 aprile, il 20 a Parigi, il 22 saremo ospiti dell’Istituto Italiano di Cultura a Stoccolma. A maggio al Planete Doc Review a Varsavia, alla fiera di Vinilmania di Novegro a Milano e al Ox di Oxford ed tante richieste stanno arrivando da tutto il mondo per i prossimi mesi. Gran parte di ciò grazie al nostro distributore internazionale Deckert Distribution.
Il DVD avrà una prima diffusione direttamente dal produttore che invierà le primissime copie direttamente a casa di coloro che ci hanno sostenuto su Kickstarter, per poi essere ufficialmente distribuito a partire dal 21 aprile, data del Record Store Day. Quest’operazione in Francia partirà da Parigi, allo scoccare della mezzanotte tra 20 e il 21, dopo che avremo presentato il film in una serata organizzata dal Record Store Day e dal nostro distributore d’oltralpe.

Vinylmania special edition sarà distribuito inoltre in Inghilterra, Spagna, Olanda, Belgio, Germania... e speriamo di chiudere con altri distributori tra cui gli USA, il Giappone e il Brasile. In Italia il film è distribuito da Cinecittà Luce in versione digipack bianca con un mini poster all’interno e alcuni dei bonus dell’edizione speciale. L’artwork in copertina curata da Winston Smith è in pratica lo stesso anche per la Special Edition che consta di un doppio dvd con libretto interno, quasi 100 minuti di bonus tra clip di backstage ed interviste con altri personaggi non presenti nel film. Tra loro figurano Richie Hawtin, Klaus Fluoride (Dead kennedys, bassista), V.Vale (publisher Re/Search) ed una divertente escursione a LuxuriaMusic, web Radio di Los Angeles, unica per la sua programmazione a base di vinile. C’è anche una piccola “ghost track” ma sta a voi scoprirla se vi procurate questa versione.
Spero di aver fatto un film trasgenerazionale e il fatto che gli organizzatori del RSD vogliano mostrarlo in molti college americani forse non è un caso. Spero che, chi lo vede , ne esca con la voglia di riscoprire o scoprire che cos’è un disco. Ricordo che durante la scrittura del film più volte con il produttore Edoardo Fracchia, si parlava del desiderio di far venire al pubblico la voglia di entrare in un negozio di dischi! Questa era l’emozione finale a cui volevamo volevamo arrivare... Far venire l’acquolina in bocca. Se questo film ha un cuore la gente saprà sentirlo pulsare!
Che vinile comprerai il 21 Aprile 2012 (giornata del Record Store Day)?Spero di poter visitare qualche negozio di dischi a Parigi, dove presenteremo il film la sera del 20 aprile. Penso a “Raw Power” di Iggy and the Stooges, vista l’attinenza. Mi piacerebbe trovare però l’edizione originale ad un prezzo accessibile, chissà...

A questo punto, non vi rimane altro che correre nel negozio di dischi più vicino a casa vostra (ci sono, ci sono ancora: ci vuole solo un po' di voglia e passione nel trovarli), richiedere il DVD del film di Paolo Campana e comprare l'edizione limitata in vinile che il vostro artista preferito vi ha preparato. Il consiglio non ha date di scadenza, naturalmente.
Un caloroso grazie a Paolo per la sua disponibilità.

martedì 22 novembre 2011

BRUCE SPRINGSTEEN: TRE concerti a Giugno. Ecco le date!


Alle 00:22(notare l'ora:esattamente la stessa che portò tanti guai nel 2008, durante l'ultimo concerto a Milano, per via dello sforamento dall'orario imposto) di Martedì 22 Novembre , il promoter della Barley Arts, Claudio Trotta, dopo giorni di indizi, ha comunicato ufficialmente, dalla sua bacheca facebook, le tre date dei concerti di Springsteen con la sua E Street Band in Italia nel Giugno del 2012.
Eccole:
7 Giugno MILANO-Stadio San Siro
10 Giugno FIRENZE-Stadio Franchi
11 Giugno TRIESTE-Stadio Nereo Rocco

Il prossimo anno ucirà anche il suo nuovo disco, di cui si sa ancora pochissimo.
Tutte le notizie relative ai concerti: posti, prezzi e prevendite sono già sul sito ufficiale Barley Arts.
http://www.barleyarts.com/News/1/5/7503/e-ufficiale-gioved-7-10-e-11-giugno-il-boss-torna-in-italia

sabato 27 agosto 2011

TOM WAITS, nuovo singolo e nuovo album: "BAD AS ME", in uscita il 25 OTTOBRE 2011


E' un Tom Waits alquanto adirato e polemico, quello che compare ciondolante sulla sedia mentre risponde ad un telefono che squilla. Dalle casse disposte nella stanza escono alcune anticipazioni delle canzoni che comporranno il suo prossimo disco, in uscita il 25 Ottobre 2011 per etichetta ANTI.
Waits abbassa l'audio nella stanza con un telecomando e racconta l'origine della sua rabbia: il web(nome e cognome:Amazon), impiccione di natura e con le mani in pasta dappertutto è venuto in possesso di alcune informazioni private e segrete riguardanti il suo prossimo album in uscita, divulgandole, naturalmente, senza il suo consenso.
Il filmato si conclude con una piccola anticipazione del primo singolo Bad as Me, uscito da pochi giorni e con una divertente e sarcastica scenetta con alcuni fans invitati dallo stesso Waits (dopo preventiva perquisizione), ad ascoltare il singolo dall'autoradio di una vecchia macchina, seduti di fianco all'autore/autista. Il singolo, fino a pochi giorni fa, poteva essere ascoltato interamente su Youtube, salvo essere ritirato in fretta e furia. Che il vecchio Tom voglia riaprire una antica e ormai sorpassata polemica tra musica e internet?

Una parte di testo(Bad as me):

You’re the head on the spear
You’re the nail on the cross
You’re the fly in my beer
You’re the key that got lost
You’re the letter from Jesus on the bathroom wall
You’re mother superior in only a bra
You’re the same kind of bad as me

I’m the hat on the bed
I’m the coffee instead
The fish or cut bait
I’m the detective up late
I’m the blood on the floor
The thunder and the roar
The boat that won’t sink
I just won’t sleep a wink
You’re the same kind of bad as me

No good you say
Well that’s good enough for me


Bad as me, sarà anche il titolo dell'album, che succederà a: Real Gone(2004), ultimo album in studio, alla splendida raccolta di inediti in tre cd Orphans:brawlers,bawlers & bastards(2006) e l'uscita Live, Glitter and Doom del 2009.
Le ultime tracce di Waits sono da ricercare nelle sale cinematografiche , nelle sue partecipazioni a La tigre e la neve di Benigni e Parnassus di Terry Gilliam.
Quest'anno è stato introdotto alla Rock'n'roll Hall of Fame da un discorso di Neil Young ed ha partecipato come guest vocal in una canzone di Hank Williams III, da poco uscito sul mercato con un rischiosissimo poker di dischi in contemporanea.

TRACKLIST: Bad As Me ( ANTI records, 2011)
01. Chicago
02. Raised Right Men
03. Talking At The Same Time

04. Get Lost
05. Face To The Highway
06. Pay Me
07. Back In The Crowd
08. Bad As Me
09. Kiss Me
10. Satisfied
11. Last Leaf
12. Hell Broke Luce
13. New Year's Eve

RECENSIONE: http://enzocurelli.blogspot.com/2011/10/recensione-tom-waits-bad-as-me.html


giovedì 11 agosto 2011

RECENSIONE: E NEMMENO UN RIMPIANTO-Il segreto di CHET BAKER (romanzo di ROBERTO COTRONEO)

e nemmeno un rimpianto-il segreto di Chet Baker (Roberto Cotroneo, Mondadori, romanzo, pag. 180, 2011)

"...Nel silenzio c'è più musica di quanto tu possa soltanto immaginare..."

Chi non ha mai provato almeno nei sogni, anche ad occhi aperti, a mettersi sulle tracce del proprio idolo rock maledetto, quello che è scomparso in circostanze drammatiche ma ancora talmente avvolte dal mistero che i ben informati sostengono che sia ancora vivo, abbia cambiato identità e se la stia passando, o male che vada stia vivacchiando, in qualche luogo sperduto del mondo.
Chet Baker non era un rocker , ma la sua vita ha seguito quei binari che spesso affianchiamo alle vittime del rock'n'roll , scandita da quelle dipendenze che lo hanno reso schiavo, martorizzato nel fisico e spinto alla prematura e drammatica scomparsa, avvenuta ad Amsterdam il 13 Maggio del 1988, quando il suo corpo venne trovato sul marciapiede dell'hotel Prins Hendrik, dopo essere volato dalla finestra del secondo piano. Dove ora, se passate di lì, potrete trovarci una targa commemorativa.
Da qui parte il viaggio a ritroso ma proiettato nel futuro di Roberto Cotroneo, scrittore alessandrino, ma romano di adozione, grande appasionato di musica e musicista( lo si capisce immediatamente) che in un romanzo dove verità e finzione giocano e si incastrano, racconta il suo sogno: mettersi alla ricerca del proprio idolo jazzista.
Un romanzo che sa diventare inchiesta e saggio musicale, dove i protagonisti sono calati in un limbo sospeso tra realtà e finzione, passato, presente e futuro, dove la biografia si intreccia con il romanzo e i personaggi reali sembrano inventati mentre quelli immaginati sono troppo veri per esserlo. Dove anche i luoghi, tutti realmente esistenti sembrano appartenere a un mondo a sè.
E' bastato un piccolo foglio di carta ritrovato in un vecchio armadio di una vecchia abitazione per smuovere l'autore a ripercorrere le tappe della vita di Chet Baker, come in una caccia al tesoro che ha bisogno di tutti i tasselli che porteranno diritti a Chet Baker. In quel foglio , le partiture della canzone più famosa di Baker: My Funny Valentine. Cotroneo segue gli indizi che gli arrivano da chi in vita conobbe Baker, gran frequentatore dell'Italia, fino ad arrivare nel Salento a qui qualcosa succede veramente.Un collegamento tra le tante donne che lo conobbero che portano ad una sola verità.
Durante la lettura, la biografia di Baker viene sviscerata in modo originale, devoto, sfiorando la poesia, raccontata da Cotroneo e dallo stesso Baker(vi ricordate delle famose interviste impossibili). Un romanzo dove le note biografiche dell'autore si intrecciano con quelle di Baker, il fan e il mito diventano protagonisti in egual misura rompendo quel muro che spesso creiamo davanti a personaggi irrangiungibili. Per una volta l'irrangiungibile è stato raggiunto attraverso una scrittura leggera ma nel contempo piena di nozioni e critiche musicali, il rapporto tra Baker e gli altri jazzisti, suoi contemporanei:

(...Chet era la vita quando diventa musica. Mentre Miles Davis era esattamente il contrario. la musica diventava vita... Io l'ho odiato Miles Davis.Sapessi quanto l'ho odiato.E non perchè era più bravo di me...Ma perchè la sua musica era un'arma contro tutti. Mentre per me era uno scudo, o anche peggio...),

il rapporto di Baker con le droghe e il suo approccio generale alla vita che porteranno il lettore, anche chi non aveva mai sentito il nome di Chet Baker prima, ad incuriosirsi e domandarsi spesso in quale punto finisce la finzione ed inizia la realtà ma soprattutto a conoscere uno dei più grandi musicisti del ventesimo secolo. Un romanzo che si legge tutto d'un fiato con la fantasia in continuo viaggio tra il bianco e nero dei ritratti d'epoca e i colori vivaci della Puglia di oggi.

martedì 26 luglio 2011

BOB DYLAN & MARK KNOPFLER, unTOUR insieme a NOVEMBRE 2011: un rapporto di amore/odio lungo trent'anni...


L'annuncio del tour autunnale,che toccherà anche l'Italia, fa riemergere antichi ricordi di amore e odio tra Bob Dylan e Mark Knopfler. L'americano e l'inglese incrociarono le loro strade per la prima volta nel lontano 1979. Dylan stava entrando dentro il tunnel della sua conversione religiosa che lo porterà ad incidere un trittico fortemente influenzato dalla fede, Knopfler aveva appena pubblicato il primo e fortunato album dei suoi Dire Straits ed era in procinto di uscire con il seguito Communiqué, con il suo nome che inizia a girare nello star system, proiettandolo tra le nuove stelle del rock mondiale.
Dylan dopo aver assistito a Los Angeles ad uno show dei Dire Straits, rimase talmente folgorato dalla loro musica che attraverso l'intermissione di Jerry Wexler, produttore che aveva appena finito di collaborare con i Dire Straits per la stesura del loro secondo album Communiquè, avvicinò Knopfler proponendogli la collaborazione.
Tra i due fu subito uno scambio di complimenti"...sono un fan di Dylan da quando avevo undici anni..." e "Mark mi imita meglio di chiunque altro" parlano da soli.
Il risultato fu la stesura di Slow train coming che uscì nel 1979. Un disco che all'epoca stupì ma con il senno di poi si può considerare tra le cose migliori di Dylan. E se i testi non lasciano dubbi sulla scelta di Dylan, ebreo che aderisce ad una setta cristiana ( lo stesso Mark Knopfler fu stupito e incredulo quando ne venne a conoscenza e ascoltò i testi) a livello musicale è l'album più smaccatamente soul e "black" di Dylan.

Knopfler che si portò dietro il batterista Pick Withers lascia la sua riconoscibile impronta chitarristica in rock blues come Gotta serve somebody, Slow Train, Gonna change my way of thinking, nella ballad Precoius Angel ed in episodi particolari come la "reggaeggiante" Man gave names to all the animals.

Bisognerà aspettare il 1983 per vedere la coppia nuovamente al lavoro insieme in studio. Nel frattempo le situazioni si erano ribaltate. I Dire Straits erano nell'olimpo del rock, i loro concerti riempivano gli stadi, i loro album, Making Movies (1980) su tutti, vendevano benissimo e Mark Knopfler era un guitar-hero apprezzato. Dylan per contro, pagò la sua conversione, in termini di popolarità (a molti vecchi fans non andò giù questa svolta) e anche in termini artistici, Saved(1980) e Shot of love(1981) sono abbastanza controversi a livello testuale e pasticciati nella produzione, senza lasciare ricordo di canzoni memorabili.
Accortosi della deriva che la sua musica stava prendendo, Dylan cercò di rimediare andando a ricercare Knopfler, ma questa volta lo volle come produttore e non solamente come semplice esecutore finale. Infidels(1983) a conti fatti è uno dei
migliori lavori di Dylan ma poteva essere ancora meglio. Abbandonati in parte i testi da predicatore religioso, Dylan si ributta anche sul sociale (Union Sundown) e nel politico(Neighborhood Bully) e grazie all'apporto dello stesso Knopfler alla chitarra, dell'altro Dire Straits, Alan Clark alle tastiere, di Mick Taylor(ex Rolling Stones) alla chitarra e della sezione ritmica dei giamaicani Dumbar-Shakespeare confeziona un album fresco e in linea con i tempi. Jokerman diventerà un buon successo(il video passò anche nella allora nascente MTV). C'è però un episodio che scalfisce l'amicizia tra Dylan e Knopfler.
Durante la fase di registrazione, il chitarrista inglese dovette assentarsi per impegni live presi dai Dire Straits. Durante la sua assenza, Dylan, smanioso di
portare a termire il lavoro in tempi rapidi(uno dei grandi difetti di Dylan), mise mano alle canzoni in fase di produzione, rivoluzionandone l'aspetto e togliendo inspiegabilmente dalla scaletta finale del disco alcune perle che riappariranno in seguito( Blind Willie McTell su tutte). Naturale che a Knopfler, finito il tour con i Dire Straits, le scelte di Dylan non andarono a genio e la loro amicizia si interruppe bruscamente, tanto che i due non si parleranno più per alcuni anni.
Tracce di Knopfler su dischi di Dylan si troveranno ancora su Death is not the end, canzone inclusa su Down in the groove(1988) , ma risalente al periodo di Infidels.

Ora, anno 2011, le strade dei due si incontrano nuovamente per questo tour che celebrerà i 70 anni di Dylan, ognuno con la sua band, in uno show che molto probabilmente si dividerà in tre parti con la terza che li vedrà insieme sul palco(almeno la logica fa pensare a questo, anche se con Dylan, la logica, a volte, non serve). Sulla natura di questo tour si è già detto di tutto, rimpatriata tra vecchi amici, una mera mossa commerciale atta a far cassa, l'inizio di una nuova collaborazione. Vedremo. Di seguito le date del tour italiano:
09/11/2011, Palasport Arcella di Padova
11/11/2011, Nelson Mandela Forum di Firenze
12/11/2011, Palalottomatica di Roma
14/11/2011, Mediolanum Forum di Assago (Milano


RECENSIONE concerto DYLAN/KNOPFLER del 14/11/2011 Forum di Assago:
http://enzocurelli.blogspot.com/2011/11/recensionereportage-bob-dylanmark.html?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+Enzocurelli+%28enzo.curelli%29

mercoledì 22 giugno 2011

in RICORDO DI "BIg Man" CLARENCE CLEMONS


Quando gli viene chiesto qual'è il segreto della longevità della band, lui risponde:"Siamo rimasti vivi". Tratto dal libro "Big Man" di Clarence Clemons & Don Reno.(Arcana, 2010)

Questa risposta ad una domanda di un giornalista, Springsteen la diede il 29 Gennaio 2009 durante la conferenza stampa per l'atteso show durante la finale Super Bowl 2009. Bruce era ignaro del destino che colpirà ancora una volta la sua E street Band dopo la perdita di Danny Federici avvenuta nel 2008.
Ignaro lo ero anch'io quando, solo poche settimane fa, avevo finito di leggere l'autobiografia scritta da Clarence Clemons insieme al giornalista Dan Reno. Un libro originale e divertente dove realtà e finzione si mischiano dando come unico risultato: la grande voglia di vivere del sassofonista Clarence. La lettura del libro mi aveva lasciato rinfrancato ed ottimista sulle sue condizioni di salute dopo le ultime operazioni alle ginocchia che lo avevano debilitato, impedendogli grandi movimenti sopra ai palchi di tutto il mondo.
Quando vidi Springsteen per la prima volta era il 1993 durante il tour conseguente all'uscita dei suoi dischi Human Touch e Lucky Town, il divorzio con la E street Band era già avvenuto da parecchio tempo, già le registrazioni di Tunnel Of Love(1987) vedevano i suoi fedeli musicisti comparire in modo alquanto alterno e distaccato. La grande band era un lontano ricordo quella sera di Pasqua, piovosa e fredda, allo stadio Bentegodi di Verona, l'unico supersiste della E Street Band fu il pianista Roy Bittan.
Bisognerà aspettare il 1995 per vedere la E Street Band al completo di nuovo unita, è per la registrazione di alcuni brani che andranno ad inserirsi nel Greatest Hits in programma.
Io, invece, dovrò aspettare un pò di più per gustarmi finalmente il mio piccolo sogno che negli anni settanta infiammò la scena rock americana. Il Tour di Reunion si materializza in Italia in tre date: due in Aprile e una l'11 Giugno del 1999 allo Stadio Ferraris di Genova.
Già il biglietto del concerto sembra promettere bene, riprendendo le sagome di Bruce e Clarence così come avvenne per le foto promozionali di Born To Run nel 1975, foto che vanno aldilà di un semplice scatto artistico per una copertina musicale. Dentro c'era tutta la vita e l'amicizia che li accompagneranno in eterno. L'emozione di vedere quelle due ombre materializzarsi sul palco fu tanta così come il concerto verrà ricordato per la presenza di mamma Adele sopra al palco con il figlio Bruce a ballare una tarantella napoletana suggellandone le origine italiane.
I concerti di Springsteen a cui ho assistito, da quel momento in avanti, furono tanti, ed escludendo la parentesi con la Seeger Session Band, hanno sempre visto la E Street Band al suo fianco, costatandone, purtroppo, anche quanto i componenti della band stessero invecchiando sempre più, sfigurando se paragonati all'eterno vigore del Boss e chiedendomi cosa c'era di tanto sbagliato? Era Bruce un eterno ragazzo o il resto della band è stato colpito da improvvisa vecchiaia.

Anche Clemons aveva limitato sempre più i suoi interventi e i suoi movimenti sul palco, nonostante Springsteen continuasse a presentarlo per ultimo con mirabolante uso di aggettivi e frasi ad effetto , ottenendo sempre il più grande boato della folla e i ringraziamenti commosi di Clarence.
Rimarrà nei miei occhi l'ultimo concerto di Bruce e Clanrence insieme in Italia a Torino il 21 Luglio 2009, un concerto straordinario dove gli acciacchi di Clemons (in verità più in forma che in altre occasioni) passarono in secondo piano, sapientemente nascosti dalla straordinaria prestazione di Springsteen.
Rimarranno i suoi assoli nei dischi di Bruce, del nostro Zucchero e perfino nei solchi Hard Rock della divertentissima Be Cruel to your School dei Twisted Sister e di mille altri artisti ancora, fino alla freschissima uscita di Lady Gaga, superando ogni steccato imposto dai generi musicali.
La notizia del ricovero di Clarence Clemons, avvenuta una settimana prima del decesso, mi aveva fatto crollare tutto l'ottimismo giunto dopo la lettura dell'autobiografia e la sua morte avvenuta il 18 Giugno mi ha subito riportanto a delle immagini contenute nel libro, in particolare quella che immortalava lo speciale sacrario che Clemons era dedito portarsi in scena e che conteneva le foto degli amici scomparsi, tra cui quella di Federici. Mi piacerebbe che quel sacrario continuasse a girare il mondo con una fotografia in più.


"Parlai del mio affetto per Danny e di quanto sarebbe stato rimpianto. Bruce non avrà mai un organista migliore. Danny suonava l'organo per Bruce Springsteen come io suono il sassofono per Bruce Springsteen. Mi commossi, e allora imbracciai di nuovo il sax". Tratto dal libro "Big Man".

Suona ancora Clarence!

domenica 6 febbraio 2011

Morto il chitarrista irlandese GARY MOORE

Moore se ne è andato quasi in modo silenzioso, così come aveva scelto di vivere la sua vita artistica negli ultimi anni. Un professionista della chitarra rock-blues che ha ispirato moltissimi guitar-hero delle ultime generazioni. Nato a Belfast nel 1952 è stato trovato morto nella mattinata del 6 Febbraio 2011, nella sua camera di albergo in Spagna, dove stava trascorrendo le vacanze. In omaggio a Moore, la recensione di "Wild Frontier", disco coraggioso,uscito nel 1987, prima della virata blues che ne caratterizzò gli ultimi venti anni di carriera e paradossalmente, lavoro a cui doveva partecipare l'amico Phyl Lynott, morto solo un anno prima e a cui il disco fu dedicato.





GARY MOORE Wild Frontier (1987)

Gary Moore, irlandese classe '52, è uno dei chitarristi più influenti e spesso sottovalutati della sua generazione.

Artista della sei corde genuino e sanguigno ha sempre prediletto la forma canzone alla pura spettacolarizzazione e alla tecnica della chitarra pur non avendo nulla da invidiare a chitarristi piu' egocentrici e in vista. La sua carriera e' un continuo alternarsi tra dischi di matrice hard rock e dischi blues. Ormai vicino ai quarant'anni di carriera, Moore inizio' giovanissimo prestando, negli anni '70, il suo feeling chitarristico a gruppi come Skid Row (non quelli di Sebastian Bach ovviamente), Colosseum e Thin Lizzy (suono' in 'Black Rose', uno dei migliori dischi del gruppo irlandese).

Gli anni ottanta si apriranno ancora prestando i servigi ai G-FORCE per poi iniziare la sua carriera solista vera e propria."Wild Frontier", settimo disco solista, esce nel 1987 ad un anno dalla scomparsa del fraterno amico PHIL LYNOTT, morto un anno prima, inghiottito dalla droga. I due collaborarono gia' nel precedente disco di Moore 'Run For Cover' (1985) e avrebbero dovuto farlo anche in questo nuovo capitolo che invece sara' solo dedicato allo scomparso leader dei Lizzy.

'Wild Frontier' e' un disco ambizioso e sperimentale per Moore che cerca di unire Hard Rock e folk irlandese creando qualcosa di nuovo e fresco, se non fosse, il tutto, rovinato dalla moda imperante degli anni'80, di usare synth e batteria elettronica a coprire ogni buco libero delle canzoni. Insomma sarebbe stato un capolavoro del rock se solo fosse uscito un decennio prima, invece in alcuni punti rimane inghiottito in un vortice di suono pomposo che ne mina la tenuta negli anni. Fu lo stesso Moore a pentirsi pubblicamente per non aver usato un batterista in carne ed ossa. Ma se si passa sopra a questo incoveniente, ci rimangono almeno sei o sette canzoni da tramandare ai posteri.

I primi due pezzi sono l'esempio chiaro dell'intento di Moore. OVER THE HILLS AND FAR AWAY in apertura e' un pezzo epico in cui rock e folk vanno a braccetto grazie anche all'intervento di strumenti tradizionali folk suonati dai leggendari THE CHIEFTAINS, vere e proprie icone folk dell'Irlanda, paese a cui tutto in disco e' dedicato. WILD FRONTIER, e' la continuazione ideale della splendida "Military man", cantata da Lynott sul prcedente 'Run for Cover'. Anch'essa doveva essere cantata dallo scomparso cantante. Rimane comunque una delle migliori canzoni in assoluto di Moore con un testo che mette in risalto bellezze naturali e bruttezze della guerra in Irlanda.



TAKE A LITTLE TIME e' un hard rock dal chorus accattivante così come THUNDER RISING, veloce e diretta. Stupenda la strumentale THE LONER in cui Moore mette in pratica tutta la sua classe chitarristica. FRYDAY ON MY MIND e' una di quelle canzoni rovinate da synth e tastiere a cui accennavo prima, tanto da ricordare certe cose di Billy Idol dell'epoca (e' solo una mia sensazione). STRANGERS IN THE DARKNESS e' una semi ballad che riporta alla mente U2 e SIMPLE MINDS di quegli anni. Chiude l'atmosferica CRYING IN THE SHADOWS in cui Moore fa sfoggio anche della sua ottima voce.

Infine una menzione per NEIL CARTER che suona le tastiere e a BOB DAISLEY al basso. Alla batteria... ehm... perche' Moore ha rovinato un disco del genere??


La recensione compare in origine su Debaser:
http://www.debaser.it/recensionidb/ID_17252/Gary_Moore_Wild_Frontier.htm

venerdì 29 ottobre 2010

KEITH RICHARDS esce LIFE, l'autobiografia


Ancora pochi giorni e avremo anche noi italiani sotto il naso l'autobiografia del rocker, la cui filosofia di vita è stata la più venerata e copiata dai milioni di giovani alle prime armi con il rock'n'roll, con l'unica differenza che lui è così, non emula nessuno, sul palco e nella vita di tutti i giorni.
"Sì suonate come me, se lo volete.Ma che senso ha, se l'originale è ancora in giro? Ma non c'è bisogno di muoversi come me e di pettinarsi i capelli allo stesso modo. Io non faccio niente di speciale per essere come sono."(da Rockstar, febbraio 1982)

Uscirà il 3 Novembre per Feltrinelli, Life (530 pagine) l'autobiografia di Keith Richards, 66 anni e tante storie da raccontare, finalmente in prima persona con l'aiuto del giornalista/scrittore James Fox. Dalle prime indiscrezioni, sembra che prometta anche scottanti rivelazioni e confessioni sull'amico e compagno di avventura Jagger, che non sono andate troppo a genio alla grande bocca del rock.
"Provo affetto per Mick, ma non vado a casa sua da una ventina d’anni.E’ davvero insopportabile. A volte, mi dico: ‘Amico mio, mi manchi’. Poi mi chiedo: dove è andato?”(dall'autobiografia in uscita)

Sarà un piccolo viaggio negli ultimi cinquant'anni di rock, dagli inizi legati al blues e agli incontri decisivi per l'avventura musicale degli Stones, gli anni degli arresti e delle droghe, il rapporto con la morte e con i compagni di band, con i nemici/amici Beatles e soprattutto con John Lennon, il successo planetario, i tour, i vizi, il sesso e le donne. Insomma VITA.

lunedì 25 ottobre 2010

BUFFALO SPRINGFIELD Reunion


Le date del 23 e 24 Ottobre scorso saranno ricordate per la reunion di uno dei gruppi storici più importanti apparsi nell'America di fine anni sessanta. I Buffalo Springfield durarono il tempo di tre soli album ma di fatto aprirono strade importantissime per il folk-rock americano che si svilupperà dagli anni settanta in avanti. Originariamente composti da Neil Young, Stephen Stills, Richie Furay, Bruce Palmer e Dawey Martin, si formarono nel 1966 dopo che Young e Palmer a bordo del famosissimo "carro funebre" partirono dal Canada per cercare fortuna a Los Angeles.
Proprio lì incontrano Stills e Furay e fu subito magia a cui si aggiunse il batterista Martin. Dopo le prime esperienze ad aprire i concerti per i Byrds di Crosby, viene registrato il primo album omonimo che mette subito in luce le caratteristiche del gruppo, ovvero l'uso di tre chitarre e la particolare impostazione vocale. I dissidi all'interno della band non tardano ad arrivare un pò per i continui litigi tra i due leader indiscussi del gruppo, Young e Stills e un pò per i vari problemi di droga che toccheranno i componenti a turno.Il primo vero successo commerciale arriverà con un singolo:For What it's worth, scritto da Stills dopo i violenti scontri avvenuti a Los Angeles tra alcuni studenti che manifestavano contro la guerra in Vietnam e la polizia..

Il secondo album Buffalo Springfield Again esce nel 1967 ed è da considerare il loro capolavoro. Spiccano canzoni come Mr.Soul,Broken Arrow scritte da Young , Bluebird e Rock & Roll woman scritte da Stills.
Ma il buon successo dell'album non servirà a placare i problemi interni e di droga. Palmer verrà arrestato innumerevoli volte e sostituito definitivamente al basso da Jim Messina. Il terzo e ultimo album Last time around vedrà la luce nel 1968 ma il gruppo è già sciolto e ognuno dei membri prenderà strade diverse. Young inizierà la sua strepitosa carriera solista, Stills formerà un altro supergruppo con Crosby e Nash, Furay e Messina formeranno i Poco.
Voci di reunion si rincorreranno per quarant'anni , nel frattempo Martin e Palmer sono deceduti.
In questo 2010 succede però l'imprevedibile.

Bridge School Benefit Concert, 23 e 24 Ottobre 2010 Shoreline Amphitheatre, Mountain View, California, USA

Benchè negli anni fu sempre il più fermo e convinto "contrario" alla reunion, sembra proprio che parta da Neil Young l'idea di ritrovarsi su un palco insieme a Furay e Stills per suonare le canzoni dei Buffalo. L'ultima volta che i tre suonarono insieme fu nel 1968 durante il concerto di addio della band alla Long Beach Arena.

42 anni dopo rieccoli con le loro chitarre e con Rick Rosas(basso) e Joe Vitale(batteria) a sostituire gli scomparsi. Il Bridge school Benefit è un concerto annuale organizzato da Young e la moglie Pegi per raccogliere fondi a favore dei bambini disabili. Ad aprire i due concerti, importanti ospiti che hanno duettato con Young, sono stati della partita Pearl Jam, Elvis Costello, Emmylou Harris,Elton John e Leon Russell.

Questa la scaletta del concerto dei Buffalo Springfield:

On The Way Home
Rock & Roll Woman
A Child's Claim To Fame
Do I Have To Come Right Out And Say It?
Go And Say Goodbye
I Am A Child
Kind Woman
Burned
For What It's Worth
Nowadays Clancy Can't Even Sing
Bluebird
Mr. Soul
Rockin' In The Free World

giovedì 7 ottobre 2010

Deceduto STEVE LEE...frontman dei GOTTHARD



Stava coronando il sogno di una vita,percorrere le grandi highways americane con la propria Harley Davidson. Il destino ha voluto che il sogno si trasformasse anche nell'ultimo viaggio di Steve Lee, frontman degli svizzeri Ghottard, sicuramente la band rock svizzera più famosa in patria e anche oltreconfine degli ultimi quindici anni, andando a conquistare anche fans in Giappone e SudAmerica.
Le fredde cronache raccontano di un incidente fortuito, avvenuto martedì 5 Ottobre nei pressi di Mesquite(Las Vegas),quando Lee in compagnia di altri motociclisti si era fermato a bordo strada per indossare degli indumenti antipioggia.Destino ha voluto che in quel momento un pesante automezzo sbandasse, finendo fuori strada, travolgendo le moto parcheggiate e il povero cantante.L'impatto è stato fatale. Purtroppo il tragico destino, senbrò dare un avvertimento questa estate, quando il frontman in compagnia della famiglia, fu coinvolto in un incidente stradale in Toscana, fortunatamente con poche conseguenze, allora.
Steve Lee, 47 anni era sicuramente una delle migliori voci di hard rock melodico d'Europa e i Gotthard, nati nel 1992 e autori di almeno una decina di album, sicuramente una delle band di punta dell'hard melodico europeo, con milioni di dischi venduti e tour in compagnia delle più grandi rockstar mondiali. L'ultimo "Need to believe", uscito solo un anno fa, conteneva una canzone Unconditional Faith, scelta come colonna sonora per il film sul pugile tedesco Max Schmeling, atteso nelle sale proprio in questi giorni.

lunedì 30 agosto 2010

EUGENIO FINARDI: gli ANNI '70


Uno dei suoi ultimi e splendidi dischi, "Anima blues" uscito nel 2005, è stato definito dal suo autore come il "il mio primo vero disco". Finardi si cimenta con canzoni originali, tanto vicine al delta del Mississipi, sfiorando anche l'hard blues, e scrivendo interamente in inglese, sua madrelingua, lui nato da madre americana nel 1952.
Questa sua affermazione, però, non è un rinnegare il passato ma il momentaneo punto di arrivo nel presente di un artista che ama la musica a 360 gradi, che ha vissuto sulla pelle tutte le fasi che un musicista di successo, a volte, è anche condannato a vivere. Gli inizi ribelli in un'Italia veramente sotto il terrore, gli anni ottanta di plastica con le pressioni delle case discografiche e la popolarità in declino, la rinascita degli anni novanta e lo sperimentalismo degli ultimi anni che lo hanno portato oltre che sulle vie del blues ad avvicinarsi alla musica sacra e alla classica. Il suo continuo mettersi in gioco lo ha fatto uscire dai grandi circuiti: mentre suoi affermati colleghi continuano a riproporre la solita minestra riscaldata, sicura e finanziariamente conveniente, Finardi segue il suo istinto da esploratore.
Il grande merito e l'importanza di Finardi negli anni settanta, quando in Italia dominava la classica figura del cantautore, è stata quella di abbinare ai testi, i suoni provenienti da oltreoceano che fossero soul, blues, rock, punk o reggae. Musicalità che aveva già nel suo DNA, essendo nato e cresciuto in America e cresciuto da una madre cantante lirica ed un padre tecnico del suono. Era quindi normale comporre canzoni in un certo modo, affrontando nei testi quei temi fino ad allora sconosciuti ai grandi cantautori dell'epoca.
Se dobbiamo far nascere l'alternative rock in Italia, Finardi fu senza ombra di dubbio uno dei precursori: poco incline agli schemi fissi ma voglioso di raccontare le cronache e gli avvenimenti sociali con la musica senza tralasciare argomenti in quegli anni tabù come droga e sesso, legandoli spesso e volentieri alle proprie esperienze personali. L'esperienza con la prima e più importante etichetta alternativa indipendente italiana, la Cramps, il forte clima politico dell'epoca (spararono anche sul palco ad una sua esibizione), l'omaggiare i grandi del rock facendo cover durante i concerti, bastano a fare di Finardi uno dei più importanti musicisti italiani, purtropppo spesso in secondo piano.



Ecco allora una veloce discografia commentata dei suoi primi cinque dischi, tutti incisi negli anni settanta e a loro modo, tutti degni di essere ascoltati da chi ora ascolta il cosidetto rock alternativo italiano( proprio Finardi, sempre attento alla musica che lo circonda, indicò in Manuel Agnelli degli Afterhours il suo successore).

NON GETTATE ALCUN OGGETTO DAI FINESTRINI (1975)
Cresciuto a pane e musica, Finardi dopo aver collaborato come musicista con diversi gruppi tra cui Stormy Six, Biglietto perl'inferno, forma insieme all'amico fraterno Alberto Camerini il gruppo Il Pacco. Della band uscirà solamente un 45 giri per la Numero Uno di Mogol/Battisti. Nel 1975, la sua frequentazione nel circuito rock italiano dell'epoca e l'amicizia con gli Area lo porta a firmare un nuovo contratto con la Cramps di Gianni Sassi. Esce così il suo primo disco solista, un album che coniuga alla perfezione il cantautorato tradizionale italiano con il rock anglosassone. Aiutato dagli amici di sempre tra cui Camerini alle chitarre, Walter Calloni alla batteria e Lucio Fabbri al violino, l'album si compone di otto pezzi di denuncia sociale come la rivisitazione rock di Saluteremo il signor padrone (scritta dalla coppia di folk singer nostrani Marini/Della Mea) l'antimilitarista Quando stai per cominciare (...ma quando stai per cominciare, ti chiamano a fare il militare e lì ti tolgono ogni diritto, puoi solo stare zitto ed obbedire e li ti insegnano che il dovere è solo rispettare chi ha il potere...), la sempre attualissima Afghanistan, Se solo avessi o l'invettiva sulle forze dell'ordine Caramba. C'é spazio anche per cimentarsi con la west coast californiana di Taking it easy in inglese.
SUGO (1976)
Se l'esordio destabilizzò il mondo musicale italiano, la seconda prova Sugo, solo un anno dopo, rafforza e consolida Finardi come una delle migliori promesse del rock italiano. Forte dell'esperienza live, aprendo i concerti di un De Andrè che appariva per la prima volta in pubblico, iniziano ad affiorare le prime canzoni che diverranno dei classici. Gli amici Area aiutano in fase di composizione e si sente: ascoltare Quasar.
La musica ribelle apre il disco in modo teso e pesante,con il messaggio ed invito quasi punk ad usare la musica come un fucile, musica che esce dalle radio libere di quei tempi. A questi mezzi di comunicazione dedica La Radio, lui che nei primissimi anni settanta fu tra i primi dj a far passare alcuni tipi di musica in Italia (il reggae di Bob Marley). E poi ancora il consumismo trattato in Soldi e la vita "on the road" del musicista raccontata in Sulla strada. Il bel invito che traspare da Oggi ho imparato a volare (...sembra strano ma è vero, c'ho pensato e mi son sentito sollevare come da uno strano capogiro il cuore mi si è quasi fermato e ho avuto paura e sono caduto ma per fortuna mi sono rialzato e ho riprovato...) e il rock-reggae di la C.I.A.. Il disco si chiude con La paura del domani, un monito ad unire le forze per cambiare il futuro.
DIESEL (1977)
E' un Finardi inarrestabile quello che si presenta alla terza prova in tre anni: testi scomodi e politicamente contro. Attacco rock'n'roll con Tutto subito, contro le false promesse della classe politica. Attacca anche la pubblica istruzione in Scuola, rea di non formare i ragazzi alla vera vita. La guerra del Vietnam trattata in Giai Phong e la droga con l'invito e la speranza di riuscire ad uscirne in Scimmia, cronaca di vita da tossico ed uno dei più riusciti testi sulla droga mai composti in Italia . Uno squarcio nell'Italia che si rimbocca le maniche, vera forza propulsiva di un paese in Diesel e la speranza in Si può vivere anche a Milano. Ma c'è anche l'amore in Zucchero e il sesso in Non è il cuore, canzone in grado di trattare l'argomento senza banalismi ma con veritiera analisi (...e non può esistere l'affetto senza un minimo di rispetto e siccome non si può fare senza devi avere un pò di pazienza perchè l'amore è vivere insieme, l'amore è si volersi bene ma l'amore è fatto di goia ma anche di noia...). Uno sguardo totalitario verso la società con i suoi mille difetti e un disco tra i più significativi usciti in Italia negli anni settanta. Sarà anche l'ultimo disco così totalmente anticonformista .
BLITZ (1978)
Voglia di cambiamento. Scompaiono i collaboratori dei primi tre dischi ( Area e Alberto Camerini, che inizia una carriera solista che lo porterà ai successi degli anni ottanta) e la musica si fa più attenta a certi ricami negli arrangiamenti.
Accompagnato da una nuova band, i Crisalide, è l'album di Extraterrestre, la sua canzone più famosa in assoluto, di Come un animale, invito a rivivere l'amore come istinto, lasciando da parte quegli inutili calcoli che lo spengono.
Spassoso rock'n'roll con piano in evidenza è Drop out rock mentre Affetto mette in piazza tutto l'anticonformismo che serpeggia in Finardi. Atmosfere caraibiche-reggaeggianti in Cuba e testi di giustizia sociale in Op.29 in do maggiore e Guerra lampo, mentre in Northampton, Genn.'78, analizza la sua vita dall'adolescenza e i conflitti con il padre durante la raggiunta maturità con i suoi cambiamenti di visione sulla vita.
ROCCANDO ROLLANDO (1979)
Ultimo disco del decennio e ultimo uscito per la Cramps, negli anni ottanta si accaserà alla Fonit. Disco musicalmente vario e contenente alcune canzoni di puro divertissment come la primordiale, ritmata e scanzonata Lasciati andare, in verità un'analisa del rapporto con i fan schierati e la finale Ridendo scherzando .
Legalizzatela è un po' la versione italiana dell'omonima canzone di Peter Tosh, un invito a legalizzare le droghe leggere in un periodo dove le cosidette "droghe pesanti" iniziavano a mietere vittime su vittime ed erano considerate sullo stesso piano. Poco è cambiato nel tempo. La dolcezza contenuta in La canzone dell'acqua che indica il futuro artistico degli anni a venire. Zerbo contiene l'utopia della musica che può cambiare il mondo mentre Why love e il rock di Song fly high sono interamente in inglese. Con il successivo omonimo Finardi, si entrerà negli anni ottanta, anni di alti e bassi sia umani che musicali.