IGGY POP Every Loser (Atlantic Records/Gold Tooth Records, 2023)
il primo disco del 2023
Parlando del suo ultimo album Free uscito nel 2019 Iggy Pop disse: "questo album in qualche modo mi è capitato e ho lasciato che accadesse". Ne venne fuori un disco amaro, contemplativo, meditativo, dal carattere musicale vicino al jazz.
Ora non so se si potrà dire la stessa cosa di queste nuove undici canzoni (ma due sono brevi interludi parlati) visto il dispiegamento di forze che c'è dietro. In regia c'è il produttore e musicista Andrew Watt, il novello Rick Rubin che non si fa problemi a passare dal pop di Justin Bieber e Ed Sheran a leggende del rock. Facendo incetta di premi. Sue sono le flebo che hanno tenuto in piedi gli ultimi due dischi di Ozzy Osbourne. E visto che dietro si è creato un bel impero, ecco la sua etichetta e alcuni musicisti come Chad Smith e Duff McKagan che porta sempre con sé (c'erano anche sull'ultimo Patient Number 9 di Ozzy). In più per non farsi mancare nulla una parata di stelle del rock che comprendono Travis Barker dei Blink 182 , Stone Gossard dei Pearl Jam, l'ex chitarrista dei Red Hot Chili Peppers Josh Klinghoffer, Dave Navarro ed Eric Avery dei Jane's Addiction e Taylor Hawkins dei Foo Fighters forse in una delle sue ultime performance in studio di registrazione.
"Persone che conosco fin da quando erano bambini e la musica vi farà impazzire" ha lasciato detto un raggiante Iggy Pop.
Quando attacca 'Frenzy' però capisci che Iggy Pop si è lasciato alle spalle lo sguardo contemplativo sul trascorrere del tempo, quasi una dichiarazione di sopraggiunta vecchiaia che permeavano gli ultimi dischi (toccando il top con Post Pop Depression, il progetto insieme a Josh Homme) per riprendersi, fosse anche solo per l'ultima volta, la paternità di certi suoni. Dentro ha ancora qualcosa da sputare fuori e si fa aiutare volentieri da Watt, la sua chitarra e la sua nutrita squadra.
Every Loser saccheggia qua e là nella sua carriera con gli Stogees e solista. Non lo sentivamo così dentro a certi suoni dai tempi di Skull Ring, un disco che abbracciava il punk ma che poi non fu così memorabile. Meglio tornare indietro ai tempi di Naughty Little Doggie (1996) e del sempre bistrattato Beat Em Up (2001).
Le prime parole che si sentono quando attacca 'Frenzy', un rock contagioso e ululante ma abbastanza scontato con cori da arena rock, è "got a dick and two balls"! Come tutti noi uomini ma lui è Iggy Pop. Naturalmente a dispetto dei suoi 75 anni sembra funzionare ancora tutto bene.
Tra assalti rock'n'roll in stile Detroit sound come 'Modern Day Rip Off', che ricorda da vicino Alice Cooper, il punk tout court di 'Neo Punk', i suoni eighties con reminiscenze New wave di 'Strung Out Johnny' e 'Comments' (una riflessione sui social media), a colpire nel segno sono però le canzoni dove la sua vecchia voce da crooner si piazza davanti a tutto e la musica dietro si quieta: 'New Atlantis' (un'ode a Miami), la ballata acustica 'New Morning', tra i picchi melodici e malinconici del disco e la finale 'Regency', la più lunga e sfaccettata che parte lenta per poi aprirsi ad una invettiva contro un certo potere imperante.
Non farà compagnia ai suoi grandi dischi ma Every Loser suona comunque fresco e battagliero per essere uscito da un settantacinquenne che in vita ne ha viste di tutti i colori e con le ultime uscite sembrava godersi la meritata pensione dei rocker crogiolandosi su territori e colline più dolci e meno aspre.
Un disco spassoso e divertente per aprire un nuovo anno di musica.
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