giovedì 21 aprile 2022

RECENSIONE in breve: SCORPIONS (Rock Believer)

SCORPIONS  
 Rock Believer (Vertigo, 2022) 






il passato chiama, gli Scorpions rispondono

A volte "il ritorno al passato" sembra una minaccia. Altre può essere una benedizione, soprattutto se in discografia hai un disco che cercò di cavalcare il presente (e il futuro) come Eye II Eye (1999), massacrato all'uscita ma che ho comunque recuperato recentemente per completezza. Dopo vent'anni pare almeno divertente. La verità è che spesso il famoso "ritorno al passato" è una frase che poche volte trova casa nella verità. Questa volta no: sembra tutto vero. Finalmente. Lo si capisce immediatamente dalla copertina che pare riprendere quella di Blackout (uno dei loro vertici) e dal trittico iniziale che riporta gli Scorpions indietro a quei nove anni cavalcati in cima alla montagna hard e heavy, quelli che partivano da Animal Magnetism (1980) e portavano a Savage Amusement (1988), quando chiodo di pelle e toppe, riff e melodia viaggiavano a braccetto. 'Rock Believer' e 'Peacemaker' sono un perfetto esempio del sound eighties della band. Rudolf Schenker e Matthias Jabs poi, rimangono una delle coppie di chitarre più affiatate e longeve del rock mentre Klaus Meine sembra non risentire minimamente degli anni che passano. C'è ancora tutto. Se in 'Gas In The Tank' piazzata all'inizio è la migliore delle chiamate alle armi, piena di riferimenti al passato nascosti nel testo, l'assalto di 'Roots In My Boots' si contrappone alla cadenzata 'Knock' Em Dead' e 'Call Of The Wild' avanza sinuosa e suadente, con 'When I Lay My Bones To Rest' il nuovo batterista Mikkey Dee si presenta portando un po' di sano fast rock'n'roll alla Motorhead che ti fa esclamare "ah però 'sti settantenni!". A volte ci sono autoplagi come il ritmo quasi reggae di 'Shining Of Your Soul' che pare lo stesso di 'There Anybody There?', la bella 'Seventh Sun' ricorda 'China White' ma la presenza di una sola ballata ('When You Know (Where You Come From)'), questa sì non all'altezza del passato, è la cartina al tornasole che ci fa capire quanto gli Scorpions dopo cinquant'anni di carriera siano stati in grado di tirato fuori il loro miglior disco "heavy" dai tempi di Face The Heat. Correva l'anno 1993. 
A testimonianza del buono stato di forma, non deludono anche le cinque canzoni in più contenute nella versione Deluxe: 'Shoot For Your Heart' e 'Unleash The Beast' avrebbero meritato di stare nel disco principale.






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