venerdì 19 luglio 2019

RECENSIONE: THE BLACK KEYS (Let's Rock)


THE BLACK KEYS   Let's Rock (Nonesuch Records, 2019)
stasera l'aria è fresca
"Let's Rock" gridò il condannato a morte seduto sulla sedia elettrica nello stato del Tennessee. L'ultimo desiderio si è in parte avverato anche se "let's pop" sarebbe andato bene ugualmente, non c'è mica nulla di cui vergognarsi. Per questo nuovo disco della coppia Dan Auerbach/Patrick Carney prendo in prestito per una volta una delle frasi che odio di più abbinata a un disco. Come dice qualcuno: "cresce con gli ascolti". Sì perché dopo due ascolti mi sembrava veramente poca roba. Tutto qui? Che noia. Ecco: arrivati a questo punto mi vedo mentre prendo il CD e lo attacco allo specchietto retrovisore all'interno della mia auto. Lo si faceva anni fa. Che cosa brutta. Ma qualcuno, misteriosamente, lo fa ancora.
Ma poi…poi se vi avventurate in un terzo ascolto, succede che queste canzoni iniziano a girare in circolo come il sangue. Non toccano direttamente il cuore viaggiando su una dritta autostrada ma ci passano vicino prendendo altre tangenziali e per una band in giro da vent'anni è già qualcosa di molto buono. Sono state progettate per questo.
Manca la sporca irruenza garage blues dei primi dischi, mancano del tutto i singoloni soul black acchiappa fan che avevano caratterizzato le ultime uscite sotto il segno di Danger Mouse (mancano totalmente le tastiere e certe impalcature costruite intorno), la complicata e nebbiosa via dell'ultimo, triste, Turn Blue, vecchio di cinque anni, viene abbandonata sul nascere, tutto va a favore di uno dei loro dischi più compatti, spontanei, pop e omogenei in carriera con tanta chitarra come dice Carney, magari non memorabile ma c'è.
Canzoni brevi, oserei dire fresche, che pagano un tributo agli anni settanta, al blues infarcito di melodia dei Bad Company ('Tell Me Lies'), ai riff sudisti dei ZZ Top a spasso a Las Vegas ('Lo/Hi') , al rifferama glam e glitterato dei T Rex di Marc Bolan ('Eagle Birds'), alla leggerezza di J. J. Cale, senza dimenticare di innaffiare tutto di soul ('Walk Across The Water') e pop melodico ('Get Yourself Togheter') che riporta ai Fleetwood Mac da classifica ('Teel Me Lies').
Anche l'estate, le passeggiate in spiaggia e un buon drink in mano sono assicurate da una canzone come 'Go'. Insomma, siamo più dalle parti dell'ultimo disco solista di Dan Auerbach.
In giro si leggono più cose negative che belle intorno a questo disco. Non so perché: se gli concedete un terzo ascolto potreste cambiare idea anche voi…ruffiano e leggero il giusto come quei vecchi vinili di una volta che non avevano altri scopi se non divertire.
Belle canzoni (perché sanno scriverle) senza pretese e secondi scopi.
Da mischiare con l'aria che entra dal finestrino dell'auto e il gioco è fatto.





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