venerdì 2 giugno 2017

DISCHI DA ISOLA AFFOLLATA # 35: GENE CLARK (White Light)

GENE CLARK  White Light (1971)





'For a Spanish Guitar’ l’avrebbe voluta scrivere Bob Dylan. Se con gli attestati di stima che contano si potesse vivere più a lungo, Gene Clark, dopo questa dichiarazione d’amore, sarebbe ancora qui con noi a vivere i suoi infiniti anni di vita eterna. Invece nel 1991, a soli quarantasei anni, ci lasciò, sconfitto dalle pesanti e irrimediabili consegue...nze lasciate da quei vizi con cui cercò di innaffiare una vita schiva, vissuta spesso in solitaria (ben raccontata in ‘One In A Hundred’) e con tante fobie che ne ridussero l’alto potenziale di successo commerciale. Anche se la sfortuna e la critica ebbero la loro buona mano pesante a riguardo. Dopo la straordinaria parentesi con i Byrds con cui scrisse almeno un poker di classici e i dischi con i fratelli Gosdin e Doug Dillard, l’avventura solista iniziò proprio con questo disco: un piccolo gioiello che splende di luce propria, fin dalla stupenda e evocativa foto di copertina, scattata da John Dietrich, che ne ritrae la sagoma davanti al caldo sole posato sulle sabbie del deserto Californiano. WHITE LIGHT (titolo che non compare in copertina) è un disco di country folk perfetto con l’ombra di Dylan che spesso si allunga (l’apertura ‘Virgin’), senza tempo, adatto per tutte le occasioni: intimista, visionario, malinconico, romantico, delicato e intenso che si regge in piedi e vola alto con pochissimo. Registrato nel suo personale rifugio a Mendocino, nel nord della California, si avvale della chitarra di Jesse Ed Davis, il basso di Chris Ethridge, la batteria di Gary Mallaber, la sua armonica, la sua chitarra acustica e poco altro. Pure l’unica cover, la già perfetta‘ Tears Of Rage’ di Dylan/The Band, riesce ad acquistare nuove sfumature. Gene Clark, a ventisei anni dalla morte, lo ricordiamo come quel poeta introverso del Missouri con metà sangue pellerossa, spesso dimenticato ma che diede il suo grande contributo al via della splendente stagione californiana dei settanta. Non da meno, anzi, fu il più complesso NO OTHER del 1974. Raccolse piccoli frutti ma piantò i semi migliori.


 

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