"Hail Hail Rock'n'Roll" è l'inno che esce dalla seconda traccia Hail Hail. Una dichiarazione forte e che lascia pochi dubbi sul carattere battagliero e ruspante che Beyond, terzo disco ufficiale dei pavesi Lowlands, vuole prendere, confermato dall'iniziale Angel Visions, un terremotante e dissonante assalto punk and roll, non lontano dai Social Distortion di Mike Ness. Anche se poi, lungo i 39 minuti del disco, escono anche le vecchie radici della band a riportare le cose come le abbiamo conosciute prima, l'inizio è di quelli che non lascia indifferenti.
Questo 2012 sembra essere un anno importante per i Lowlands. Se le profezie Maya dovessero portarsi a compimento (via con gli scongiuri), la band di Edward Abbiati potrebbe vantarsi di aver raggiunto un livello assoluto con due strepitose uscite discografiche nel giro dell'ultimo anno solare a disposizione, senza troppi rimpianti, prima della imminente fine del mondo (avanti con gli scongiuri, per chi ci crede, ovviamente).Anche se il tutto sa più di nuova ripartenza piuttosto che arrivo. Beyond è stato anticipato di pochi mesi da Better World Coming, un disco tributo, uscito a cento anni dalla nascita di Woody Guthrie, suonato con la compagnia di tanti amici (da Alex Cambise a Daniele Zanenga, passando da Nicola Crivelli dei Green Like July a Maurizio "Gnola"Glielmo già con Davide Van de Sfroos e molti altri ancora) e con il rispetto dovuto ad uno dei padri della folk music americana, senza tralasciare l'originalità e imponendo un pezzo del proprio trademark. Un disco che non ha mancato di suscitare ammrirazione fuori dai confini nazionali, dimostrando che il rock italiano quando ci si mette può competere ad armi pari con chiunque e meritarsi il rispetto internazionale.
Beyond ne è il giusto seguito, prodotto da Joey Huffman. Dieci canzoni originali che rafforzano il concetto, spingendo il limite musicale verso la continuazione di quel lavoro iniziato da Guthrie: c'è il rock'n'roll mainstream americano della già citata Hail Hail a metà strada tra Springsteen e Willie Nile, c'è l'irrequieta immediatezza di Lovers and Thieves che sembra ancora uscire da qualche disco del piccolo folletto di Buffalo, due canzoni impreziosite dall'armonica ospite di Richard Hunter. L'incedere impetuoso di Waltz in Time, guidata dal pulsante basso, dalle lap steel di Mike Brenner e dalla chitarra di Roberto Diana che taglia l'aria e ferisce a fondo.
Da tutte queste chitarre, le liriche e la voce"graffiante" di Abbiati emergono ancora più vivacemente, mentre da canzoni più meditate e riflessive esce il carattere intimistico e da "deserto al buio" della sua scrittura: il country di Ashes, l'oscurità acustica e solitaria di Homeward Bound tra sogni e polverose strade di provincia, il suggestivo folk da falò di Fragile Man con il violino di Chiara Giacobbe (ex componente del gruppo) a ricamare la solitudine. Il crescendo da E-Street Band di Down On New Street, la natura incontaminata e il mistero della vita di Beyond, fino ad arrivare alla finale Keep On Flowing, dove traspare anche un filo di sole.
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