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C'è un vecchio proverbio veneto che dice: Ottobre xe quasi mato, ma nisun ghe fa el ritratto.
Il trentenne cantautore padovano Matt Waldon con il suo primo album solista non riuscirà ad invertire un proverbio centenario ma dei piccoli ritratti musicali ce li regala ugualmente, attraverso la stesura di dieci canzoni che puntano verso l'americana, dove il nostro vicino fiume Po può benissimo prendere le veci del lontano Mississippi, diventare un serpente affascinante e misterioso, conservare storie e ricordi, senza soffrire la sindrome del più debole.
Oktober giunge a coronare, o meglio far partire una carriera solista fatta di un ep ed un disco (Out of Love-2011) già registrati con la sua precedente band Miningtown, il primo ep acustico da solista Amnesia(2011), più alcune esperienze live di spessore come l'apertura ad alcuni concerti italiani di Neal Casal-che diverrà un buon amico- e la partecipazione al prestigioso SXSW festival di Austin in Texas.
Registrato all'Arkham studio di Rovigo, Oktober è impreziosito da un nutrito numero di ospiti, molti internazionali, che riescono a regalare al disco un forte carattere da esportazione oltre confine ed oceano. Insomma: Po o Mississippi, pianura padana o Arkansas non fa differenza quando irrompe l'armonica western di Dirty Roads, preceduta dalla breve intro per chitarra e banjo di Like A Secret. Country and roll sullo stile del più ruspante e dinamico Ryan Bingham e non dissimile da quello che usciva dai solchi del vecchio disco dei The Notting Hillbillies(1990) di Mark Knopfler. L'ombra del chitarrista scozzese sembra ispirare, in buona parte, anche il southern pub/rock che ricorda i primi e migliori Dire Straits in Sad Song, con la chitarra ispiratissima del newyorchese Kevin Salem; mentre la titletrack Oktober è un rock con l'ospitata dell'amico toscano Cesare Carugi (autore del buon Here's to the Road) ai cori ed il carezzevole violino di Caitlin Cary, ex violinista dei Whiskeytown di Ryan Adams; e Can You Feel The silence è un ottimo e trascinante brano, con una grande melodia portante, prova di gruppo con Davide Gioachin al basso, Giampietro Viola alla batteria e la chitarra di Matt.
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Un altro gran bel prodotto di artigianato nostrano. Registrato e confezionato con impeccabile cura, dimostra quanto negli ultimi anni il rock italiano con radici americane abbia fatto passi da gigante, raggiungendo quell'agognato supporto, rispetto e scambio musicale con altri artisti di caratura internazionale. Una rarità fino a pochi anni fa. foto by Cristina Visentin
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