GEORGE THOROGOOD and THE DESTROYERS 2120 South Michigan Avenue (Capitol, 2011)
Con ancora negli occhi Cadillac Ranch, il film di Darnell Martin uscito nel 2008, che ricostruiva il grande periodo della storica etichetta Chess Records, fucina di talenti musicali come poche altre e mai più ripetibili, oggi mi ritrovo un altro omaggio alla casa discografica dei fratelli Leonard e Phil Chess. Questa volta l'omaggio è impresso su vinile(fa più vintage e la copertina mi da ragione...) e il suo autore è George Thorogood. Se nel film, ragioni di copione intrecciavano amori e musica, qualche volta facendo prevalere i primi, con Thorogood andiamo sul sicuro. Riprendendo la via di Chicago , dove nacque la storica etichetta, quella 2120 South Michigan Avenue che già gli Stones, tra i più fedeli discepoli del suono blues, omaggiarono nel lontano 1964, con un strumentale che recava proprio la via come titolo e registrata in quegli studi insieme alle altre quattro canzoni che componevano quell'Ep(Five to Five).
Oggi Thorogood, oltre a riprendere quel strumentale degli Stones e piazzarlo come titolo, aggiunge 2 composizioni di suo pugno e altre dieci scelte tra il vasto catalogo della Chess Records. Pur avendo solo l'imbarazzo della scelta, Thorogood si è orientato verso quegli artisti e canzoni più vicini al suo modo di intendere la musica, privilegiando quindi i tempi più sostenuti e rock'n'roll.
Thorogood ancora oggi a sessantanni è una forza della natura, soprattutto in sede live, proprio come nella seconda metà degli anni settanta, quando uscì allo scoperto rispolverando le grandi canzoni dei padri del blues nero, bagnandole con il suo sudore e arricchendole di forza selvaggia, ricevendo anche il benestare dei suoi amati Rolling Stones.
A distanza di anni, Thorogood continua ad omaggiare il blues, con uscite costanti di dischi, divisi tra sue composizioni e cover, sempre con al suo fianco i fedeli Destroyers(Bill Blough al basso, Buddy Leach al sassofono, Jeff Simon alla batteria e Jim Suhler alla seconda chitarra), sempre citati a suo fianco nel monicker di copertina.
L'amore di Thorogood per la Chess Records risale, come lui stesso racconta, a quando teenager lesse che Jagger e Richards scrissero all'etichetta, ricavando l'indirizzo da un vecchio vinile di Chuck Berry. Il giovane Thorogood per curiosità di emulazione, fece lo stesso e si fece spedire il catalogo completo della Chess. Da lì nacque il suo amore per il blues.
Le due canzoni scritte per il disco da Thorogood e Tom Hambridge(produttore) sono due sentiti omaggi al blues: l'opener Going Back ripercorre la storia della musica del Delta dalle origini alla svolta elettrica, soffermandosi su Chicago, con una chitarra che accompagna il viaggio in modo fedele. Willie Dixon's gone è invece un nostalgico e sentito omaggio al bassista e produttore che lasciò la sua firma su le più importanti produzioni del Blues di Chicago. Canzone veloce ed urgente quanto evocativa e nostalgica nel testo, una delle migliori del disco.
Vi sono poi le undici riletture, di 2120 South Michigan Avenue dei Rolling Stones ho già parlato, se non per aggiungere la presenza di Charlie Musselwhite all'armonica, così come in My Babe, composizione di Little Walter, che necessitava obbligatoriamente di questo intervento.Un classico.
Composizioni devote e sentite, che non stravolgono le originali se non per aggiungere la carica e la forza della sua chitarra che si può apprezzare nei tre pezzi più rock'n'roll della raccolta: Let it Rock del maestro Chuck Berry, Seventh Son di Willie Dixon e Mama Talk to your Daughter di J.B. Lenoir trasformata in una indiavolata rock'n'roll song.
L'altro illustre ospite è Buddy Guy che interviene in Hi-Heel Sneakers. Completano Spoonful di Howlin' Wolf, Chicago Bound, Help Me, Two Trains Running di Muddy Waters.
Canzoni che cambiarono la vita a Thorogood, forse difficilmente le sue riproposizioni cambieranno la nostra ma queste canzoni sono patrimonio mondiale e destinate all'immortalità.
Thorogood rilascia solo un divertente e sentito invito a riscoprirle.
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