Billy Bragg, rientra tra le mie più vecchie conoscenze musicali, ricordi di "Talkin with the taxman about poetry" (1986), quando tredicenne, ascoltavo questo cantautore inglese e la sua chitarra uscire dal vecchio mangiacassette. Certo, una eredità fraterna e tramandata che però ha fatto subito breccia su di me, ancora ignaro dei grandi significati che i suoi testi denunciavano ma che mi ha subito invogliato a stipulare un contratto di simpatia verso questo menestrello folk-punk.
Sono passati un bel pò di anni e finalmente quella voce imprigionata dentro a quella vecchia cassetta( chissà mai dove sarà) si è materializzata sul palco dello Spazio 211 di Torino e poco importa se i segni del tempo gridano vendetta sul mio e suo volto, la sua missione sembra sempre quella di allora. Un uomo, la sua arma a 6 corde e la verità questo quello che ho visto questa sera sul piccolo palco che sembrava, per una volta, immenso e circondare Billy e la sua ombra.
Bragg è forse uno dei pochi superstiti della canzone politica e di protesta , l'unico che in Inghilterra, negli anni ottanta sembrò controbattere lo strapotere della musica elettronica e del look a tutti i costi che in quegli anni imperavano, quando anche i Clash dell'amico Strummer si spegnevano con il loro dimenticato "Cut the Crap".
La staffetta lanciata da Guthrie e Dylan in america, sembrava aver trovato nuovamente una mano che impugnasse il testimone senza farlo cadere. Quel testimone a distanza di vent'anni è ancora saldo in quella mano e metaforicamente è una chitarra. Certo, la grezza attitudine di quegli anni si è modernizzata con il tempo e arricchita di nuovi suoni su disco ma la conferma di questa sera basta a rinsaldare il mio contratto con Billy Bragg, l'anello mancante tra il folk di Guthrie e il punk "intelligente"dei Clash.
Il suo ritorno a Torino dopo 24 anni è stato accolto da un pubblico numeroso e variegato di fedeli(magari presenti in quel 1987) ma anche curiosi venuti per ascoltare i suoi racconti in musica e parole, unici ingredienti fondamentali dei suoi show.
L'attacco è affidato a World Turned Upside Down e da lì in avanti sarà un susseguirsi di canzoni in grado di toccare tutte le corde dell'animo umano, solamente lui e le sue due chitarre, una elettrica ed una acustica, nulla di più, nulla di meno.Un uomo solo che per quasi due ore catalizza l'attenzione con la semplicità di racconti, gags e il forte impegno che ha caratterizato tutta la sua carriera con coerenza e grande spirito da combattente.
Come non rimanere impassibili davanti alle vecchie storie su un'Inghilterra in mano ai fascisti nella seconda guerra mondiale e un giovane Billy Bragg che cresceva a Barking, con un ben radicato odio, che caratterizzò il suo inizio carriera in compagnia degli amici Clash nella Londra di metà anni settanta. Partono allora The Battle of Barking (dal recente ep e spettacolo teatrale"Pressure Drop") e l'intramontabile All you fascists del maestro Woody Guthrie, da cui tirerà fuori anche Ingrid Bergman, inedito, musicato con i Wilco su disco a suo tempo e oggi riproposta con una divertente introduzione alla canzone giocata sullo humour dei doppi sensi e metafore.
Tra una esegesi sulla bontà e miracoli del thè caldo(e da un britannico non poteva essere diversamente) che il nostro sorseggia a più riprese, intervallandolo da
sorsate d'acqua gelata, tra un divertente siparietto sugli ossimori delle parole( guerra e intelligenza, football e Stati Uniti e "Bunga" insieme a "Bunga"), e una piacevole "disavventura" con l'insalata di mais avvenuta al ristorante dell'hotel, vanno in scena le sue canzoni To have to have not, Greetings to the new Brunette, Tomorrow's going to be a better day, NPWA, Sexuality., con la chitarra che diventa arma fendente ma anche dolce accompagnatrice di storie tra amore romantico e working class con I keep Faith, dall'ultimo album "Mr. Love & Justice" (2008) dedicata a tutti i presenti.
Fino a giungere all'apoteosi di canzoni, divenute veri e propri inni: The Milkman of Human Kindness, Levi Stubbs 'Tears e There is Power in a Union e il finale affidato a Tank Park Salute e alla tanto attesa New England, cantata all'unisono da tutto il pubblico e che lascia esterefatto un compiaciuto Bragg.
Serata da ricordare con un importante segnale, la chitarra di Bragg, stasera,ha dato dimostrazione di sparare ancora.
Penso che tu abbia reso molto bene il clima di quella serata. =)
RispondiEliminac'ero anche io e concordo con il commento precedente!
RispondiElimina