lunedì 11 ottobre 2010

RECENSIONE: THE BLACK ANGELS ( Phosphene Dream)


THE BLACK ANGELS Phosphene Dream (Blue Horizon Records, 2010)

Abbiamo sempre bisogno di viaggiare e quando ciò non avviene per via terrena, cosa c'è di meglio che lasciarsi per qualche ora tutto alle spalle e compiere pindariche traiettorie con la fantasia a mille.I The Black Angels ci aiutano e supportano.
Dopo averti inizialmente stordito la percezione visiva con la copertina, ti conducono con la musica verso i posti immaginifici della perdizione sensoriale in compagnia dei fantasmi più allucinati della musica anni sessanta.
Nuotando nel fiume rosso(River of blood), che conduce diritto ai mantra doorsiani, accecati dai raggi solari che penetrano dalle foglie di alberi disposti in fila indiana lungo una veloce strada deserta, percorsa a tutta velocità(Entrance song), dentro psichedeliche visioni che animarono le stagioni di Roky Erickson e soci.
Perdersi, storditi, dentro le visioni caleidoscopiche di Phosphene dream o contemplare il viaggio verso la mecca di True Believers, con i suoi ritmi orientaleggianti.
La band texana guidata dalla voce di Alex Maas ci fa percorrere il mistero in Bad Vibrations e ci catapulta nel progressive-psichedelico, in caduta libera dentro ad un Yellow Elevator, alla ricerca della luce dorata.
Non cercate certezze in questo disco, ma solo sogni e se il vostro è quello di poter, per qualche minuto, entrare in quell'epoca stonata e allucinogena di fine anni sessanta raccontata da Barrett,13th Floor Elevators e Jefferson Airplane, spegnete il telefono (protagonista del singolo rock/beat'n'roll Telephone) e lasciatevi condurre dai nuovi discepoli.Buon viaggio.


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