mercoledì 6 settembre 2017

RECENSIONE: NEIL YOUNG (Hitchhiker)


NEIL YOUNG Hitchhiker (Reprise records, 1976/2017)
 

 

 

1975-1976: come vivere dieci anni in due. Proviamo a ricostruire cosa furono quei due anni per Neil Young. Con ZUMA uscito nel 1975 aveva rimesso in moto i Crazy Horse, reclutando il nuovo Poncho Sampedro alla chitarra in sostituzione di Danny Whitten. Un disco sostanzialmente rock ("uno dei miei preferiti" dice Young) che gli fece riprendere fiato dopo l'apnea esistenziale che avvolse la personale trilogia oscura (TIME FADES AWAY, ON THE BEACH e TONIGHT'S THE NIGHT), tra i picchi assoluti della sua carriera. Nel mezzo registra altri due album: HOMEGROWN, che lo stesso autore preferì mettere da parte, per le tante debolezze presenti disse, a favore della forza e la coesione di Tonight's The Night. Homegrown è ancora inedito oggi e molto probabilmente vedrà  la luce per la prima volta con l'uscita del prossimo giro di archivi. L'altro fu CHROME DREAMS. Intanto arriviamo al Gennaio del 1976: Young è a Miami con Stephen Stills, i due iniziano a definire le canzoni che finiranno nel loro album LONG MAY YOU RUN. Un disco carico di tante aspettative a cui seguiranno più delusioni che vero successo. Il tour conseguente andò a rotoli dopo poche date e Stills si ritrovò da solo a portare a termine il tour e con il buon servito di Young in tasca ("Eat The Peach"). Il 25 Novembre Neil Young insieme a una formidabile schiera d'artisti partecipa a The Last Waltz, il concerto d'addio della Band. In mezzo a tutte queste cose però, l'11 Agosto del 1976, Neil Young prese il suo pickup, chiamò con sé il fidato David Briggs (collaboratore fin dal 1968) e l'amico Dean Stockwell e si diresse agli Indigo Ranch Studios.

 

© Henry Diltz, 1975
“Nel 1976 ero una furia e siccome avevo preso l’abitudine di scrivere diverse canzoni alla settimana, mi ritrovai ingolfato: avevo troppo materiale e poco tempo in studio. Registravo ovunque potessi farlo e mi muovevo velocissimo, finendo i miei dischi molto rapidamente…
Una sera io e Mister Briggs prendemmo Stretch (un
Pickup Dodge Wagon Crew Cab Long-bed del 1975 soprannominato Scretch Armstrong) e andammo al suo posto preferito, gli Indigo Ranch Studios. Con David passai la notte a registrare nove canzoni acustiche e completammo un nastro che intitolai HITCHHIKER. Era un’opera fatta e finita, nonostante io fossi piuttosto strafatto, come si può sentire da quelle performance. Con noi quella sera c’era Dean Stockwell, mio amico e grande attore con cui in seguito lavorai come co-regista di Human Highway. Dean rimase lì con me nella stessa stanza dove registrai tutte le canzoni di seguito, tranne qualche piccola pausa per l’erba, la birra o la cocaina. Briggs stava in sala e missava in diretta sul suo banco preferito.
Stretch era il mezzo perfetto per raggiungere l’Indigo Ranch, lo studio dove creammo moltissima musica in un brevissimo lasso di tempo suddiviso nell’arco di un anno. Per me e Briggs fu uno dei periodi più creativi. Quello studio si trovava molto all’interno tra le colline sopra Malibu. Era su una strada sterrata alla fine del Canyon, oltre la casa di Garth Hudson (il magico organista di The Band). Lasciammo un bel po’ di anima in quell’edificio quando, pochi anni dopo, fu raso al suolo da un incendio che distrusse anche tutte le attrezzature analogiche preferite da David. Le cause dell’incendio rimangono ignote”
Neil Young dall'autobiografia Special Deluxe


Poi il nulla fino ad Aprile di questo 2017, quando un indizio malandrino fatto uscire dal fotografo Gary Burden riportò interesse verso quel disco perduto: la stupenda copertina di Hitchhiker fece la sua prima comparsa sui social, mettendo in subbuglio i fan, me per primo. Qualche mese di conferme, date d’uscita smentite e tracklist ipotizzate in mezzo all’intensa e disordinata attività artistica di Neil Young fatta di nuove uscite e vecchi archivi sempre in dirittura d’arrivo. L'attesa è finita, dopo 41 anni quelle registrazioni sono state pubblicate ufficialmente questo 8 Settembre. Ci sono dieci canzoni, otto già conosciute e pubblicate in diverse versioni in dischi successivi: 'Pocahontas' che si apre con la frase "are you ready Briggs?", 'Powderfinger', 'Ride My Llama' finirono su RUST NEVER SLEEPS (1979), 'Human Highway' su COMES A TIME (1978), 'Captain Kennedy' su HAWKS & DOVES (1980), 'The Old Country Waltz' su AMERICAN STARS 'N BARS (1977), 'Compaigner' vide la luce nella sostanziosa raccolta DECADE (1977), mentre la scura 'Hitchhiker' che da il titolo al disco è una piccola biografia in musica tra confessioni di paranoia e droga "la confessione della mia progressiva storia  con le droghe assunte nel corso della mia vita" venne recuperata molto tardi nel sempre sottovalutato LE NOISE del 2010.

Fanno la prima comparsa su disco invece: la misteriosa ‘Hawaii’ con un inaspettato chorus in simil falsetto e tanti rumori in sottofondo, e ‘Give Me Strenght’ che ha il passo di un suo classico, già presentata live, dove Young canta di solitudine e di un amore finito male:
" I'm Ridin' down Swett road in my old car/The moon is almost full; I see thec stars shinin''/The party ended long before the night/She made me feel alive and that's alright"

Un disco intimo, caldo e brillante seppur con un velo di tristezza che spesso si adagia riportando alla mente gli stati d'animo dei due anni precedenti, che va a rimpolpare ("completare" non si può ancora usare) uno dei periodi più prolifici del canadese che sfodera la grandezza dei pochi di fronte alla spoglia (embrionale) esecuzione in acustico di dieci canzoni: voce, una chitarra,  un'armonica, più un pianoforte che compare nella finale 'The Old Country Waltz'. Aggiungete un po' di sana stonatura da sostanze e Hitchhiker è completo nella sua spartana incompletezza. Tutto qui? Tanto direi.
Un inizio d'autunno caldo per tutti gli amici di Neil. 
Per me è già il miglior disco di questo 1976.
★★★★ 1/2 (5)

Come il precedente PEACE TRAIL, i testi sono stampati in un foglio dalle dimensioni gigantesche, contenuto all'interno del solito digipack versione archivi (CD). All'interno un intenso primo piano in bianco e nero, mentre nel retro copertina brilla una bella foto di Neil Young a passeggio sulla riva del mare, preceduto di pochi passi dal fido cane. I passi porteranno verso la tranquillità di COMES A TIME.


© Henry Diltz, 1975


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