Il primo Novembre i D-A-D hanno festeggiato i quarant'anni di carriera in casa a Copenhagen davanti a 15.000 persone. Un'istituzione per la musica danese.
Ieri sera al Legend non eravamo certamente così tanti ma il locale era caldo e pieno per augurare alla band altrettanti anni a questo livello. Sì perché credo sia raro trovare un'altra band della loro generazione ancora così in forma: tante sono scomparse, altre arrancano con superstiti e comparse, qualcuno si è venduto. Loro hanno sempre tenuto dritta la barra del rock'n'roll, surfando le mode musicali di quattro decenni senza mai cadere in acqua. Questa sera di quei periodi "duri" per certa musica sono comparse canzoni come Reconstrucdead e Monster Philoshopy.
Ed ogni volta che li vedo sono sempre meglio della volta precedente. Come è possibile? Sarà quella autoironia che li mantiene sempre allegri e gioviali anche quando decidono di mettere mani e piedi nella concretezza: qui è il batterista Laust Sonne a tenere il tempo. E che tempo. Per i giochi di fino ci pensa invece la chitarra di Jacob Binzer che come un mago vestito fa magie.
" Cantare vecchio e cantare nuovo" è il mantra che Jesper Binzer va ripetendendo per buona parte della serata fino a quando si riesce a fargli capire che "cantare" andrebbe sostituito con "canzoni". Ecco così che "canzoni" (con quella Z pronunciata come solo un danese potrebbe fare) di vecchissimo stampo come It's After Dark, Jonnie e Riding With Sue dall'album Call Of The Wild, quando ancora la loro proposta cavalcava il cowpunk e il country vengono sparpagliate con l'album nuovo e fresco di stampa Speed Of Darkness, un album che non sfigura affatto con il passato. Anche se poi i pezzi forti sono quelli pescati da No Fuel Left For The Pilgrims e Riskin' It All, dischi che a cavallo tra gli anni ottanta e novanta li hanno fatti uscire dalla Danimarca per conquistare il mondo: Jihad, Point Of View, Rim If Hell, Sleeping My Day Away e Bad Craziness, Grow Or Pay e la ballad acustica Laugh 'n' 1/2 hanno primeggiato.
Durante il concerto ero vicino a un papà con un figlio poco più che adolescente: è stato bellissimo sentire i commenti del giovane tra lo stupito e il meravigliato di fronte alla conseuta sfilata di bassi che Stig Pedersen ha indossato e suonato come se tutto rientrasse nella normalità. Un fottuto genio fuori testa.
I D-A-D normali non lo sono mai stati e la loro miscela di country western, cowpunk, hard rock e heavy sta resistendo alla prova del tempo. Una inossidabile macchina da rock'n'roll che in Europa ha pochi rivali. Ora però la prossima volta li voglio vedere riempire l'Alcatraz (certo non sarà un'arena da 15.000 posti ma...) perché tutti quelli che non c'erano meritano di vedere almeno una volta nella vita un loro concerto.